Il giorno di Ferragosto ero sull’Altipiano dei Sette Comuni, vulgo di Asiago. Sono andato a fare una camminata risalendo la strada che va da Gallio alla valle del Nos, una vecchia via militare non asfaltata con modesta pendenza. La mia road map prevedeva arrivare alla radura attrezzata sotto il Monte Nasa, costeggiarla per immettermi nel sentiero didattico, percorrerlo fino al bivio per la Val Giardini e, da lì, ritornare verso Gallio attraversando Hinterbeck e Gastagh. Un paio d’ore di cammino.
Sapevo che la radura sarebbe stata piena di gitanti e delle loro automobili, ma mi sono trovato davanti ad una situazione che non mi sarei mai aspettato così estrema. Il sito è circolare ed è perimetrato da un bosco di pini e larici. Una metà è riservata al parcheggio, c’è posto per una ventina di auto, e l’altra metà è attrezzata con tavoli e panche e, soprattutto, con focolari multipli a cielo aperto per la cottura di brasoe e luganeghe sulle braci. La tipica area da picnic montano, calamita per comitive di gitanti mordi-e-fuggi e, soprattutto, fai-da-te.
Il 15 agosto 2023 quest’area era assediata da decine di automobili, furgoni e camper, che avevano esaurito tutti gli spazi parcheggio e che, in conseguenza, erano stati lasciati anche sul bordo della strada (rimasta così a una sola corsia) e negli spazi di verde fra un albero e l’altro. Il contenuto scaricato in mezzo al bosco da questo autoparco era costituito da centinaia di persone, decine di bracieri, ettolitri di birra e di vino e da tonnellate di carne, privilegiate le braciole ma anche salsicce e costesine. Gli allegri (e affamati) gitanti devono aver sbancato mandrie di bovini e porcili interi per rifornire le loro dispense. Ovviamente non mancavano cataste di polenta da abbrustolire.
La densità umana nella radura era impressionante, nulla da invidiare a una spiaggia agostana di Jesolo. Le comitive avevano esaurito lo spazio centrale con tende, tendoni e ombrelloni ed erano debordate nel sottobosco con una dotazione di tavoli pieghevoli, sdraio e lettini. Poteva mancare l’accompagnamento musicale? Certo che no e, infatti, altoparlanti a palla violavano il sacro silenzio del bosco con compilation di musica tecno firmate da improvvisati dj in trasferta. L’inquinamento acustico era aggravato dal vociare degli occupanti, che – in mezzo a quel bordello – erano costretti a usare toni alti se non a urlare.
L’aria, di solito tersa e profumata, era sopraffatta da un solo odore, quello di carni in cottura.
Contenti loro, contenti tutti? No, sarebbe troppo semplice. Perché ci sono ben altri diritti e interessi da tutelare che non lo spasso dei gitanti. Quel sito ha subìto una violenza, frutto della maleducazione e della insensibilità di chi se ne frega dell’ambiente accendendo fuochi sotto gli alberi, abbandonando avanzi, contenitori e cartocci, riempiendo il sottobosco di migliaia di fazzolettini di carta usati per motivi igienici, calpestando indiscriminatamente erba e piante. Per quanto tempo resterà inquinata quella radura? Sicuramente mesi perché gli invasori hanno lasciato molto sul campo e ben poco è biodegradabile. Certo, animali e insetti, costretti a fuggire dall’orda e dal rumore, quando la specie umana sarà ripartita torneranno dove erano stati prima. E l’erba ricrescerà e le piante riemergeranno.
Tutto ciò si è potuto verificare perché non c’era alcun controllo sull’area, per altro ben nota ai reggitori locali. Le leggi di tutela esistono, cartelli e tabelle le fanno presenti, ma è come se non ci fossero. Perché rovinare il Ferragosto a questi gitanti? Non procurano un indotto al Comune e, anzi sono solo fonte di costi per il ripristino e la pulizia del sito.
