PIPA CLUB VICENZA: ELOGIO DELLA LENTEZZA

Assaporare richiede tempo, richiede riflessioni, un’esposizione lunga per foto più curate nei dettagli. La lentezza è un valore e non solo una posizione estetica. “C’è un legame stretto tra lentezza e memoria, tra velocità e oblio” scriveva Milan Kundera nel suo bellissimo “La lentezza”. Kundera collega la lentezza al ricordare, e la velocità al dimenticare. Quando vogliamo ricordare o preservare il momento, ci muoviamo e agiamo lentamente, invece, si corre veloci per dimenticare un’esperienza passata. Il “fast food” è diventato un “fast living” che fagocita tutti i nostri modi di affrontare le pause, che poi dovrebbero essere sostanza di vita e non parentesi. Il piacere è diventato un’eccezione, la frenesia una norma. Leggere, ascoltare musica, persino guardare un film, sono diventati parte di quel sistema meccanico e tecnologico che permea le abitudini. Un disco arriva dalle cuffie bluetooth collegate a spotify, il film si vede sull’iPad da Netflix, il libro si legge sul kindle in metro la mattina, come se più le possibilità di fruizone aumentano, meno qualitativo ne è l’uso. Tornare a ritmi diversi diventa indispensabile per chi ama il gusto naturale delle cose. Un vinile che gira sul piatto, leggendo i testi e guardando la grafica seduti sulla poltrona, posizionati in centro rispetto alle casse dell’impianto, è un’altra vita. Certo, direte voi, ci vuol tempo. Ma il tempo c’è, “esiste” a prescindere da noi. Non è il tempo che manca, siamo noi che manchiamo al tempo.

Il passato ha sempre un fascino suadente nell’immaginario collettivo. Soprattutto gli anni della gioventù. Chi è cresciuto negli anni ‘80 ha impresse nella memoria alcune figure iconiche tra cui sicuramente quelle di Sandro Pertini ed Enzo Bearzot. Due uomini tutt’altro che dediti alla lentezza visto il curriculum, ma che con l’età si sono elevati al rango di esempi di vita e pure di stile. Quello dell’onestà e la correttezza innanzitutto ma anche della semplicità nel gustarsi l’esistenza, come nella famosa partita a scopone al ritorno da Madrid nel luglio 1982. Ma cos’altro ricordiamo di quei due? Eh si, proprio lei: la pipa! Quella che mio nonno aveva sempre sul tavolo e che io odoravo da bambino e che i due eroi nazionali hanno riportato in auge in quegli anni. La loro pipa era inscindibile dalla loro persona, come fosse parte del carattere. E in un certo senso era proprio così. La pipa è un modo di vivere oltre che un modo di fumare. E quindi è un modo di essere. Dal fumatore di pipa ti aspetti saggezza, riflessività, calma e profondità. Il tutto risulta stereotipato ma del vero c’è. In Italia opera da molti anni il “Pipa Club” che ha diramazioni un po’ ovunque. A Vicenza il club è vivo, attivo e in espansione. Ne abbiamo parlato con Alessandro Lucca, uno dei membri “cardine” della banda.

“Il pipa club Vicenza nasce alla fine degli anni ‘80 e aveva la sua prima sede in Levà degli Angeli; la seconda, divenuta storica, da Righetti per lunghi anni. Poi, con le norme anti fumo si è dovuto sloggiare. Tra alti e bassi eravamo più di una ventina”.

Come funziona il club?
“Con iscrizione regolare e tessera, che permette di essere affiliati al “pipa club Italia”, entità sempre più grande che sta facendo un bel lavoro per cercare di far capire che il “lento fumo” non è il demonio e non è lontanamente paragonabile alla sigaretta. Volendo si può dire sia più simile al sigaro, verso cui ci sono aperture (esistono altri club di pipa e sigaro assieme) ma noi siamo molto legati alla pipa perché ci sono differenze col sigaro, e non poche”.

Dove vi trovate ora e come si svolge una riunione?
“Dopo le norme anti fumo abbiamo deciso di trovarci o in posti all’aperto o in casa del presidente o di un altro socio. Nel 2022 abbiamo una ventina di iscritti e gli incontri si svolgono una volta a settimana. Le serate, al di là che per la degustazione del tabacco, per noi sono un modo di condividere esperienze diverse. Siamo un gruppo estremamente vario, formato da persone che hanno le attività più disparate; abbiamo sempre cercato di valorizzare le caratteristiche di ciascuno per creare un momento che potesse essere condiviso. Un appassionato di musica quindi porterà dei dischi per unire pipa a musica e così via. Oppure si creano serate di fotografia o naturalistiche. O degustazioni di thé o di acolici tipo grappe, in abbinamento ai tabacchi”.

Da dove ti è nata la passione?
“La passione per la pipa nasce come fascinazione all’oggetto. Avendo un nonno in casa che fumava, nonostante non ne sopportassi l’odore, trovavo l’oggetto magico. Ho iniziato da giovane e fumo da 40 anni. Purtroppo molti tabaccai attualmente non conoscono bene il mondo della pipa, una volta era diverso e sapevano che tipo di tabacco darti e che pipa consigliarti. Spesso oggi consigliano tabacchi aromatici per i neofiti che però sono dannosi per il tipo di trattamento che subiscono. Alla lunga comportano fastidi e pizzicorii che tengono poi lontani dal ripetere l’esperienza”.

Dove prendete il tabacco solitamente?
“Quando capita lo prendiamo in viaggi all’estero, nei limiti consentiti dalla normativa vigente, perché in Italia c’è una scelta di tabacchi limitata e di solito sono quelli aromatici con dentro un po’ di tutto, anche percentuali di tabacco. I tabacchi naturali o le misture inglesi che prediligiamo sono meno lavorati e sono più odorosi ma non sono stucchevoli e non hanno quell’odore simile agli zuccheri o le melasse”.

Dovessi spiegare perché è bello fumare la pipa cosa diresti?
“Direi che fumare la pipa è il massimo della sinestesia. Dal tatto alla vista, all’olfatto, tutto è mescolato su un piacere che ha molti livelli contemporanei. L’oggetto poi è fondamentale (io a casa ho più di 500 pipe). Una volta prendevo pipe molto grandi mentre ora sto su misure più piccole anche perché fumo molto lentamente. La pipa è necessario fumarla lenta per poterla apprezzare. Fumarla come una cicca è snaturare i sapori e gli odori che si possono percepire. Una fumata dura dall’ora alle tre ore. La grande differenza col sigaro è che la pipa necessita di un rituale: è una scelta diversa, necessita cura, posizione, calma. Per imparare a fumare bene la pipa serve tempo e pazienza, anche alcuni mesi e prima di riuscirci è necessario affinare la tecnica, fumata dopo fumata, secondo il proprio stile e sperimentando. La bellezza del club è riunire modi diversi di fumare che rendono partecipi tutti i tesserati. Alcuni fumatori hanno sempre la pipa in bocca e con l’esperienza riescono ad avere comunque un’attenzione alta, ma per un neofita è necessaria la dedizione. Inizialmente la difficoltà è quella di NON farla spegnere perché gli spegnimenti significano qualità scarsa della fumata. Riaccendere non fa male ma continuare a riaccendere porta a scaldare troppo il tabacco e viene meno la piacevolezza. Chi tira tanto non fuma bene. Un bravo fumatore non fa nuvoloni di fumo ma mantiene un filetto di fumo costante e impercettibile”.

L’iscrizione al club offre la partecipazione a tutte le serate con molti vantaggi e sconti
oltre all’iscrizione al Pipa club Italia. Naturalmente l’iscrizione comporta l’accettazione dello Statuto del Club che impone l’integrità morale degli iscritti ed il divieto di diffondere pregiudizi sociali, politici e religiosi al proprio interno

Alessandro Lucca produce splendide pipe artigianali: https://www.instagram.com/alessandro.lucca.pipe/
Pagina Instagram del Pipa Club Vicenza: https://instagram.com/pipaclubvicenza?igshid=YmMyMTA2M2Y=
Sito Pipa Club Italia: https://www.pipaclubitalia.org/

Le foto sono di Alessandro Lucca

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