Tutti noi speriamo di riuscire a morire con dignità, ma cosa significa questa espressione ? Innanzitutto credo che coincida con la esigenza di poter morire controllando le proprie funzionalità corporee e mentali
principali fino alla fine. Ormai molti di noi abbiamo accettato che da queste funzioni fondamentali possa essere esclusa la mobilità: accettiamo cioè che anche per lunga parte della nostra vita possiamo spostarci in carrozzina senza provare vergogna sociale. Questo vale anche per la vista o per l’udito ? Ma quando non riuscissimo più a regolare autonomamente il respiro, oppure l’apparato di eliminazione di urina e feci, sentiremmo persa la nostra dignità ? Non è facile rispondere, sia perché esistono moltissime situazioni diverse sia perché è quasi impossibile immaginare una situazione simile da vivere noi in prima persona, o come familiari del malato. E cosa dire di una situazione in cui abbiamo perso le nostre capacità
intellettive ? Io mi auguro si arrivi in tempi non troppo lunghi a garantire a ciascuno la possibilità di scegliere quale sia la propria soglia di dignità e con essa il diritto al suicidio assistito, sia che noi avremo intenzione di farne uso o meno. Ma morire con dignità può anche voler dire di non aver paura di morire, e questo lo si può raggiungere lungo tutta la vita dando dignità ad essa e con ciò anche alla sua conclusione, e ancora familiarizzando con la morte in quanto naturale conclusione della vita. E ancora morire dignitosamente potrebbe comportare una scelta etica, sociale, politica, religiosa molto difficile: le persone che sacrificano la propria vita per salvarne altre sono il primo esempio che mi viene in mente.
