Tutti noi speriamo di riuscire a morire con dignità, ma cosa significa questa espressione ? Innanzitutto credo che coincida con la esigenza di poter morire controllando le proprie funzionalità corporee e mentali
principali fino alla fine. Ormai molti di noi abbiamo accettato che da queste funzioni fondamentali possa essere esclusa la mobilità: accettiamo cioè che anche per lunga parte della nostra vita possiamo spostarci in carrozzina senza provare vergogna sociale. Questo vale anche per la vista o per l’udito ? Ma quando non riuscissimo più a regolare autonomamente il respiro, oppure l’apparato di eliminazione di urina e feci, sentiremmo persa la nostra dignità ? Non è facile rispondere, sia perché esistono moltissime situazioni diverse sia perché è quasi impossibile immaginare una situazione simile da vivere noi in prima persona, o come familiari del malato. E cosa dire di una situazione in cui abbiamo perso le nostre capacità
intellettive ? Io mi auguro si arrivi in tempi non troppo lunghi a garantire a ciascuno la possibilità di scegliere quale sia la propria soglia di dignità e con essa il diritto al suicidio assistito, sia che noi avremo intenzione di farne uso o meno. Ma morire con dignità può anche voler dire di non aver paura di morire, e questo lo si può raggiungere lungo tutta la vita dando dignità ad essa e con ciò anche alla sua conclusione, e ancora familiarizzando con la morte in quanto naturale conclusione della vita. E ancora morire dignitosamente potrebbe comportare una scelta etica, sociale, politica, religiosa molto difficile: le persone che sacrificano la propria vita per salvarne altre sono il primo esempio che mi viene in mente.

Vicenza per la legalità, due mesi di iniziative per sconfiggere la piovra
Insieme si sconfigge la piovra. È questa certezza ad aver ispirato l’immagine simbolo del nuovo contenitore di eventi “Vicenza per