Sabato e domenica a Vicenza arrivano i volontari di Nucleare e Ragione per lo “Stand Up For Nuclear”, evento itinerante che si pone l’obiettivo di incontrare le cittadinanze e rispondere alle domande o spiegare i perché oggi dire si al nucleare è una scelta saggia e anche urgente. Incontriamo Davide Sguazzardo, vicentino e in prima linea sul tema energia e nucleare in particolare. Il tema è di quelli in capo alle agende. L’impennata dei prezzi dell’energia e il conflitto in Ucraina, con le conseguenti preoccupazioni per i costi e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici dell’Unione Europea hanno riportato in primo piano il possibile contributo del nucleare al nostro mix energetico. Il nucleare è argomento molto divisivo nella UE: 13 Paesi operano reattori nucleari, 4 non ne hanno bisogno, 3 non vogliono centrali mentre i rimanenti hanno in programma di costruirne. Ciò in quanto l’articolo 194 del trattato per il funzionamento dell’UE indica che ogni membro può decidere il proprio mix energetico facendo ricorso alle tecnologie e fonti energetiche per lui più opportune. Cercare di capirne di più e senza pregiudizi ideologici è utile sia a chi non si sta ponendo la questione che a chi, magari, è ancorato ad idee negative che un approfondimento potrebbero cambiare.
Cosa accadrà nella due giorni vicentina?
Innanzitutto lasciamo dire che sono molto felice perché riuscire ad occupare due giornate per noi vuol dire molto. Abbiamo lanciato un appello a cui hanno riposto un sacco di volontari che si daranno da fare per incontrare e parlare con la gente. Questo degli “Stand Up For Nuclear” è un evento che si porta in giro per moltissime città italiane, oltre a Vicenza saremo a Verona, Padova, ed altre 10 città. Siamo degli informatori e portiamo dati concreti con l’obbiettivo di rendere familiare il mondo della radioattività, perché non si teme ciò che si comprende.
Quali sono le domande più frequenti abitualmente?
Di solito ci chiedono notizie sulla produzione, sul problema dei tempi e della gestione delle scorie. Il che se ci pensi è anche strano perché ci sono 438 reattori attivi nel mondo e si costruiscono centrali dagli anni ‘50 ad oggi ed in teoria gli strumenti per saperne molto di più sono a portata di tutti da 70 anni quasi. Fu con Eisenhower che nacque in seno all’Onu l’Agenzia internazionale per l’energia atomica per promuovere un uso pacifico dell’energia nucleare. In quegli anni nacque una grande speranza attorno all’abbandono del petrolio e carbone. Ci si immaginava le grandi città libere dai fumi e dalla produzione elettrica da petrolio. Così vedevano il futuro. Un futuro in cui grazie all’uso del nucleare si traeva energia dalla materia.
Cos’è successo poi?
Dalla fine degli anni ‘60 è successo che le 7 sorelle iniziarono a finanziare gruppi ambientalisti e fatalmente nacque molta disinformazione sulla radioattività e la paura di ciò che non si conosce ebbe la meglio. L’abbiamo visto anche col 5G che si fa prima a metter paura che a rassicurare. Chi è riuscito ad arrivare ad un risultato è stata la Francia che oggi è il faro guida del nucleare in Europa. Rimane il fatto che la gente non può avere le capacità di capire senza uno studio o un aiuto. Il nostro compito è appunto quello di risolvere i dubbi e chiarire i motivi che ci rendono fieri divulgatori di questa risorsa.
Veniamo quindi alle domande pesanti. Argomento scorie, il vero punto cruciale.
La nominazione di rifiuto nucleare comprende qualsiasi tipo di materiale che per attività dell’uomo tecnologica o scientifica risulti essere radioattivo. Per questo si ha una suddivisione in base al livello di attività: alta, media o bassa. In base alla loro categorizzazione la metodologia di trattamento dei diversi rifiuti varia per garantire la sicurezza del loro stoccaggio per i lavoratori e per l’intera popolazione. Ovviamente quel che spaventa i molti sono le scorie ad altissima intensità ma occorre sapere che a parte queste ultime il rifiuto radioattivo decade in pochi anni ed è sufficiente schermarlo per farlo diventare a rischio normale nel giro di qualche decina d’anni. L’energia nucleare è una delle più grandi fonti di energia senza emissioni al mondo. Un reattore genera elettricità ad ogni ora dell’anno quasi senza interruzione per 80 anni; un reattore come quello allacciato quest’anno ad Olkiluoto in Finlandia produce energia pulita, sicura e affidabile per 12 TWh l’anno, generando scorie ad alta intensità per 3 cubi lato 1 mt l’anno. Questo ovviamente non significa che non ci siano scorie, il cosiddetto combustibile esausto è una realtà, ma i numeri spiegano meglio di mille parole perché non è una preoccupazione: gli Stati Uniti hanno prodotto circa 83.000 tonnellate di carburante esaurito dagli anni ’50 ad oggi e tutto potrebbe stare su un singolo campo da football americano a una profondità inferiore a 9 metri. Gli esempi di stati come la Finlandia che ha investito una montagna di denaro per un enorme deposito geologico, sono da considerare estremizzazioni di situazioni ipotetiche immaginate al loro estremo. Insomma, praticamente un’accortezza non necessaria.
Altro nodo gordiano: le energie alternative. Non sarebbe più accettabile per tutti puntare solo su quelle? Sole, vento, acqua, a portata di tutti e completamente green.
Nessuno pensa SOLO al nucleare. Ma nessuno proprio. Ma anche qui, se usassimo SOLO nucleare per tutto il prodotto energetico di cui abbiamo bisogno avremmo scorie di alta intensità per ogni vita di una persona che sarebbero contenute nello spazio di meno di una lattina di coca. E poi, altro fatto incontestabile: non esistono dispersioni di radioattività da scorie nella storia del nucleare. Per venire comunque alla tua questione, nucleare ed alternative sono due energie che si completano, non si escludono. Nella maniera più assoluta.
Quale è la situazione nel nostro paese?
Abbiamo tempi di costruzione medi di 7 anni che si stanno anche migliorando. L’obbiettivo italiano è mirato al 2050. L’importate è iniziare prima possibile però. Creare ora deposito nazionale e lavorare su un quadro normativo che permetta di riprendere il programma che avevamo. Ci sono già le procedure quindi non avremmo problemi. I costi sono di 60 € al MWh e si possono utilizzare i siti delle precedenti centrali per costruire una ventina di reattori di terza generazione avanzata.
Al recente festival del cinema di Venezia, un regista notoriamente anti sistema e vicino a teorie del complotto come Oliver Stone ha presentato un film documentario che pare faccia crollare anche gli antinucleari storici.
Ero a Venezia proprio per la proiezione dell’opera di Oliver Stone ed è stato molto interessante perché ha fatto un ottimo lavoro e ha trattato l’argomento in maniera dettagliatissima e molto corretta. E’ un film per il grande pubblico quindi non entra in tecnicismi ma dice le cose giuste come devono essere dette per farle capire alla gente.
Dove sarete questo weekend e quando vi si può trovare?
Sabato iniziamo alle 9 fino alle 13 e poi dalle 15.30 fino alle 19. E domenica lo stesso. Domenica mattina poi avremo il piacere di avere la presenza del fisico Luca Romano, autore de “L’avvocato dell’atomo”. Saremo davanti al Teatro Olimpico. L’importante è venire senza pregiudizi, in fin dei conti facciamo questo solo per il bene comune, nessuno ci paga e anzi ci mettiamo del nostro. Il pianeta è di tutti, serve unirsi e difenderlo.