Quanti turisti ci sono a Vicenza? Da dove vengono? Che impatto sta avendo e ha avuto sul turismo il Covid-19? Come aumentare il flusso di persone che visitano la nostra città? Queste, ed altre domande, coinvolgono il dibattito pubblico cittadino, spesso arricchite da frasi di circostanza come: “ad ottobre e novembre la città si svuota”, oppure “quando c’erano le mostre era pieno di turisti” e ancora “a Vicenza c’è un turismo mordi e fuggi.” Spinto dunque dalla voglia di sfatare alcuni miti ho deciso di prendere in mano i preziosi dati turistici redatti e catalogati in maniera certosina dalla Regione Veneto, per capirne un po’ di più. Si voglia per altro tenere presente che in questi giorni, per la città, un degno approfondimento su questi temi rappresenta un’attività fondamentale, dal momento che il dossier per la presentazione di Vicenza come capitale italiana della cultura è stato ufficialmente inviato. Ciò che emerge dallo studio dei dati è certo un panorama impossibile da descrivere in modo completo in un articolo, ma sono convinto che anche una leggera infarinatura sul tema rappresenti comunque un’attività essenziale e un utile servizio alla comunità. Se è vero, infatti, che cultura e turismo devono essere trattati come due insiemi distinti, è altrettanto vero che i turisti rappresentano la “benzina” della cultura. I turisti visitano i musei sostenendoli economicamente, consentendo così alle istituzioni culturali cittadine, in un’epoca di grandi tagli, di sopravvivere. Non solo: i turisti mangiano, dormono e acquistano in centro storico contribuendo alla vitalità dello stesso. Dati chiari sui flussi turistici ci aiutano quindi ad orientare l’iniziativa culturale. Se infatti la benzina della nostra cultura è il turismo, i suoi piloti sono le associazioni e la politica che certo hanno bisogno di una guida per non perdersi. In questo senso, dunque, i dati turistici sono come una bussola che ci consente di tenere ben fissa la strada senza perdersi in attività minoritarie, privilegiando quelle più sostenibili e realmente di successo per tutta la comunità. Partiamo dunque, prima però una sorta di nota metodologica. Con presenze turistiche intendiamo il numero di notti che un turista alloggia in città. Mentre per arrivi s’intendono il numero complessivo di turisti che si fermano per almeno una notte.
1) quanti turisti ci sono a Vicenza?
Nel 2019 Vicenza ha avuto 642.700 presenze, con un picco massimo di 68.716 presenze in luglio e un minimo di 38.427 in febbraio. Si consideri che in Veneto il capoluogo con più presenze è Venezia, 12.948.519, mentre quello meno visitato, Rovigo, 101.664. Sempre nel 2019, Vicenza ha contato 279.871 arrivi, con un picco massimo di 28.494 in luglio e un minimo di 15.145 in gennaio. Anche con riguardo alle presenze si consideri che in Vento il comune capoluogo con più arrivi è Venezia con 5.523.283 mentre quello meno visitato, Rovigo, 52.163. Vicenza risulta essere la quarta città capoluogo del Veneto, con un terzo delle presenze di Padova medaglia di bronzo nella classifica veneta e molto al di sotto della cinquantesima posizione in Italia. I flussi turistici sono relativamente costanti, con massimi estivi e minimi inverali. Se compariamo Vicenza a città d’arte, di altre regioni, di simili dimensioni e a vocazione non certo turistica, come Bergamo e Parma, circa 800.000 presenze ciascuna, ci rendiamo conto che i numeri in città sono ancora ben lungi da essere considerati anche solo buoni.
2) Da dove vengono i turisti che arrivano a Vicenza?
Nel 2019 a Vicenza le presente turistiche straniere sono state 315.806, ovvero il 49% del totale. In città con una maggiore vocazione turistica come Venezia e Verona, le presenze straniere sono rispettivamente 11.029.885 ovvero l’85% e 1.670.617 ovvero il 60%. Le relativamente limitate percentuali di stranieri sul totale delle presenze, riflette un turismo ancora molto legato alla dimensione locale a testimonianza del grande margine ancora sfruttabile in tema di ricettività di stranieri. In questo senso un grande lavoro dev’essere fatto per uscire da una dimensione di promozione turistica regionale, a stento nazionale, privilegiando invece delle dinamiche turistiche internazionali.
“Where are you from?”
“Vicenza”
“Vicenza. Never heard about …”
“Vicenza is near Venice”
“Ohhh Venice, wonderfull!!!”
Ecco, direi che per la città del Palladio questa storia nel 2021 può certamente giungere al capolinea. Le soluzioni in questo senso sono molte. La cinematografia, ad esempio, rappresenta un viatico turistico formidabile. Altri canali importanti sono i social network e i siti dedicati al turismo dei quali Vicenza è piena zeppa, anche se come sempre, nessuno lo sa.
3) Che impatto sta avendo e ha avuto sul turismo il Covid-19?
Confrontare il 2020 e la prima parte del 2021 con il 2019, non ha senso perché lo scorso anno e l’inizio di questo sono stati segnati da limitazioni nazionali e internazionali che hanno pesantemente ridotto il numero di turisti. Per analizzare il grado di ripresa è più utile prendere come esempio il mese di agosto 2019 e quello di agosto 2021. Ad agosto 2019 ci sono state 57.754 presenze di cui 35.371 straniere. Ad agosto 2021, invece, ci sono state 51.731 presenze delle quali 26.194 straniere. Da ciò si desume che nel 2019 le presenze italiane sono state 22.383, mentre nel 2021, si sono attestate a 25.537. Ecco un primo dato, totalmente contrario a quello che si può pensare: Vicenza sta uscendo dal COVID19 in maniera rapida e il turismo nazionale, oltre ad essere ripartito, ha addirittura battuto i livelli pre-pandemia. Questo elemento è certo il segnale di una forte spinta turistica entro i nostri confini, ma anche la caduta di alcune ricette magiche che in molti hanno ancora la pretesa di elevare a verità incontrastate. Pur in assenza di grandi eventi o mostre, infatti, il volume turistico locale è in aumento a dimostrazione che ciò che conta maggiormente in ambito turistico sono le congetture economiche e l’immagine della città proiettata al difuori dei suoi confini.
Arriviamo dunque alla domanda con la “D”: come aumentare il flusso turistico in città? Le grandi mostre? La fiera? Gli eventi? Cerchiamo di sfatare alcuni miti. Partiamo dalle tre grandi mostre in Basilica. Dallo studio dei dati emerge che in corrispondenza delle mostre non si è assistito ad alcun picco di presenze. Le presenze a Vicenza sono infatti in lento ma continuo aumento, anno su anno, con una costanza davvero invidiabile, almeno dal 1995 ad oggi. Per portarvi un esempio, le presenze nei mesi di ottobre 2012 – gennaio 2013, durante la prima grande mostra in Basilica “Raffaello verso Picasso”, la prima firmata Goldin, sono state circa 123.000, contro le circa 175.000 nel medesimo periodo del 2018/2019. Risulta quindi evidente che la narrazione per la quale in città ci fossero molti più turisti è una semplice impressione. Non bisogna infatti confondere lo studio turistico di presenze e arrivi, da chi si reca in città a visitare una mostra, per poi tornare a casa in giornata. Nessuno infatti prende, come si soul dire, “baracca e burattini” e va a farsi due o tre giorni in albergo per vedere una mostra e i dati non fanno altro che confermare questa percezione.
Passiamo dunque a sfatare un altro mito: le Fiere. È convinzione comune dei Vicentini che le fiere portino turismo, ma anche questo è solo in minima parte vero. Se infatti osserviamo i dati di gennaio, mese della Fiera dell’Oro, è il secondo mese con meno presenze durante tutto l’anno. Settembre poi, altro mese di fiere, è un mese con molte presenze ma senza particolari picchi. Le fiere a Vicenza non rappresentano dunque una variabile rilevante nel flusso turistico generale e continuare a creare politiche che spingono invece in questo senso certo non rappresenta una buona idea. Allora verrebbe da chiedersi cosa veramente serve a Vicenza a livello turistico. Se le grandi mostre, le fiere e gli eventi non incidono: quali alternative o soluzioni possiamo/dobbiamo sposare? I dati ci dicono che la miglior soluzione a livello turistico è la creazione di interventi strutturali sul lungo periodo. La città deve diventare attrattiva per tutto l’anno, puntando su un’immagine chiara, basata su un’identità forte. Ciò che è necessario fare è dunque qualcosa di strutturale ma con forti radici identitarie. A cosa serve parlare di “brand identity” se ancora non abbiamo deciso quale fosse la casa del Palladio. Se nemmeno i Vicentini sanno che “Romeo e Giulietta” è stato scritto da un vicentino, tale Da Porto (si quello della Contrà). Nel turismo bisogna infatti anche saper inventare, o quasi. Pensate alla c.d. Casa di Giuletta a Verona. Ci sono prove che si trattasse proprio della casa dell’amata di Romeo? Assolutamente no. Ogni anno però, centinaia di migliaia di turisti vanno a Verona anche per quello e allora, a quel punto, poco importa di chi fosse stata la casa. Misure strutturali, dunque, che partono da un recupero delle tradizioni, perché solo attraverso quelle possiamo vendere qualcosa a qualcuno. Pensate a Pisa, “vituperio delle genti” come ebbe a dire il sommo poeta. È risaputo, non me né vogliano i pisani, che aldilà di Piazza del Campo, con torre-battistero e cattedrale, non è che ci sia poi tutto questo splendore da vedere in città. Eppure, ogni anno Pisa ha quasi 2.000.000 di presenze e 800.000 arrivi: più del triplo di Vicenza! Potremmo stare qui a fare grandi discussioni di marketing e tanto altro, ma la risposta alla domanda “perché Pisa sì e Vicenza no?” sarebbe sempre la stessa: perché a Pisa c’è la Torre. E a quel punto a poco valgono questioni anglofone come brand identity o green living. Quello che conta è aver scelto un monumento, un personaggio e un piatto e averlo eletto simbolo di una città. Se vogliamo che Palladio sia il simbolo di Vicenza: dov’è il suo festival? La sua università intitolata? Se vogliamo che la Basilica sia il simbolo di Vicenza nel mondo: dove sono le attività che la valorizzano? Se infine desideriamo che il baccalà sia il nostro cibo della tradizione: dove sono i ristoranti del Centro che lottano per inserirlo nei loro menù?
Vicenza 2024 è l’occasione utile per capire chi siamo eleggendo un luogo, un personaggio e un cibo e io ci provo lanciando la mia personale proposta: Pigafetta – Villa “La Rotonda” – Sopressa e pan biscotto.
Ora tocca a voi!