Le giostre di Campo Marzo sono uno degli appuntamenti tradizionali per i vicentini a Pasqua e nella Festa dei Oto, che ha il suo fulcro nell’8 settembre, festa patronale della città. L’origine del Luna Park all’interno del più grande parco pubblico di Vicenza è collegata proprio alla ricorrenza religiosa in cui si celebra la patrona, la Madonna di Monte Berico.
La tradizione delle giostre nel parco risale, però, a molti decenni prima del 1978, anno in cui la Madonna è ufficialmente proclamata patrona vicentina. La prima volta del Luna Park a Campo Marzo non ha una data precisa ed è probabile che l’iniziativa sia nata un po’ alla volta più o meno un secolo fa.
Preliminarmente è il caso di precisare alcuni aspetti logistici che sono stati determinanti. Perchè, intanto, proprio a Campo Marzo? La risposta è nella sua storia: fin dal Medioevo è sede di fiere e mercati e, dall’Ottocento, trasformato in parco pubblico, vi sono ambientate attività ludiche e sportive dei cittadini (cavallerizza, ippodromo, teatro, caffè Moresco). Campo Marzo è, quindi, il sito dedicato per antonomasia al tempo libero e alle scampagnate dei vicentini.
C’è, poi, da spiegare la saldatura viabilistica fra Monte Berico e il parco, fra la zona religiosa e quella del divertimento. La connessione avviene a cavallo fra il Settecento e l’Ottocento. Prodromica è la costruzione dei Portici di Monte Berico (opera conclusa nel 1780), che cambiano radicalmente la viabilità verso il colle, spostando il percorso di accesso più a nord, da Borgo Berga e dalle prospicienti scalette a Porta Lupia e a Santa Libera. Il collegamento con Campo Marzo è impedito, però, dal fiume Retrone e la cesura è superata nel 1828 con la costruzione di un ponte e con la creazione del viale dei Platani (poi Dalmazia) che, in asse e in prosecuzione del ponte, taglia tutta la parte sud del parco e si congiunge in perpendicolare con il viale che, dall’arco del Revese, arriva alla stazione della Ferrovia Ferdinandea. È ora diretto e agevole il percorso per i pellegrini che arrivano anche da tutta la provincia per le devozioni al Santuario.
Per spiegare la connessione fra la festa religiosa e quella laica serve un po’ di storia. L’appuntamento più importante della chiesa cittadina è sempre stato quello del Corpus Domini, con la processione nelle vie del Centro Storico e la sfilata della Rua. La Madonna di Monte Berico non è festeggiata l’8 settembre (data della Assunzione) ma il 25 agosto, in cui si svolge una delle due solenni processioni annuali al Santuario (l’altra è il 25 febbraio).
Durante la Grande Guerra c’è un episodio destinato a modificare la tradizione: Vicenza è nelle immediate retrovie del fronte e la Strafexpedition austriaca del 1916 fa temere l’invasione della città da parte delle truppe nemiche. Com’è nelle abitudini dei vicentini (lo stesso era stato fatto nel Quattrocento per la peste), per scampare il pericolo ci si rivolge alla Madonna. Nella processione del 25 febbraio 1917 si fa il voto solenne e perpetuo di osservare come festivo l’8 settembre se la città si salva.
La promessa è mantenuta nel dopoguerra e la festa della Madonna di Monte Berico si sposta stabilmente nella nuova data. Nasce la Festa dei Oto, che comincia all’alba con l’afflusso dei fedeli al Santuario e prosegue laicamente con il successivo picnic delle famiglie a Campo Marzo. La folla in gita sui prati attira gli ambulanti che vendono bibite, vino e angurie e i “madonnari” che non hanno trovato posto sotto i Portici per i loro banchetti.
A questo punto entrano in scena le giostre. I Luna Park esistono già dall’inizio del Novecento (ce n’è uno famoso in Prà della Valle a Padova) ma il limite delle giostre è la forza motrice perchè l’unica diffusa e a buon mercato è il vapore. Il salto di qualità si fa con l’avvento, sempre nel dopoguerra, dell’energia elettrica. Aumentano, grazie alla nuova trazione, il numero e la varietà delle attrazioni, la loro illuminazione e anche quella del parco e i prezzi diventano più popolari.
Le giostre fanno così la loro apparizione a Campo Marzo e diventano una componente fondamentale della Festa dei Oto, dapprima a ridosso dell’8 settembre e poi allungando la loro permanenza nel parco. Dopo un secolo sono ancora lì e, se anche prati e alberi ne patiscono il peso, la portata e l’invadenza, ai vicentini va bene così.
Nella foto il ponte di Santa Libera e il viale dei Platani a fine Ottocento (dall’archivio di Saluti da Vicenza)
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