CITY LIGHTS FESTIVAL. 8 GIUGNO AL TCVI

Lawrence Ferlinghetti quando nel 1953 aprì la City Lights Book Store, non inaugurò semplicemente una casa editrice e una libreria ma idealmente diede inizio ad un’era culturale. La beat generation nacque anche tra quelle mura, dove molti dei protagonisti di quella incredibile stagione, passavano il tempo leggendo, scambiandosi poesie e opinioni e forgiando uno stile di vita che segnò più generazioni. Nel 1956 fu pubblicato “Howl” di Allen Ginsberg, quarto della serie di edizioni di poesie City Lights Pocket Poets Series. La pubblicazione portò all’arresto di Ferlinghetti per diffusione di oscenità. Quello spirito pervade tutto quello che è venuto dopo, da Jack Keroauc fino a Bob Dylan, l’America degli anni ‘60 era in nuce quella che si respirava nella City Lights di Ferlinghetti.

City Lights è un festival che parte dai temi e dalle estetiche portate in Basilica Palladiana dalla mostra “Pop/Beat Italia ‘69/’79” e li declina in poesia, musica, letteratura e storia sociale di quegli anni irripetibili. Seguendo un ordine cronologico, si partirà con “Howl” per poi proseguire con l’universo beatnik e quindi Kerouac per arrivare nel cuore degli anni sessanta in cui arte e musica erano un tutt’uno come nel folgorante esempio dei Velvet Underground e del padre della pop art Andy Warhol. Dal beat al pop al movimento hippy e freak con Frank Zappa, una delle figure più iconoclaste dell’intero novecento. E la poesia di Bob Dylan, in una jam session di free jazz, che chiuderà la prima parte. Nel secondo tempo il viaggio prosegue in Italia con gli anni ‘70 fatti di impegno politico, di scontri, di utopie sempre più scolorite nel grigio asfalto.

Questo il programma:

ORE 16

Prima parte: AMERICAN BEAT “C’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là… non finisce
mai” – J. Kerouac

In questa parte si affrontano gli anni 60 americani, la beat generation, la pop colture, l’underground e il
mondo freak e hippy.

1- HOWL (con Titino Carrara)
Si inizia con il poema che è, di fatto, il manifesto della beat generation. Composto da Allen Ginsberg, fu letto per la prima volta nel 1955 nella Six Gallery di San Francisco, dal poeta stesso. “Howl” è una ballata
psichedelica che sconvolge gli equilibri della tradizione poetica seppur risentendo influenze dell’opera di
Walt Whitman, ed è permeata da uno spirito ribelle che invade la nuova generazione di giovani americani
nel dopoguerra. Fu pubblicato dalla piccola e intraprendente casa editrice “City Lights Books” dell’amico
poeta e scrittore Lawrence Ferlinghetti e ottenne un successo clamoroso fin da subito. Iniziare il festival con questo poema significa entrare immediatamente nell’atmosfera emotiva dei beat, in un contesto storico in cui ogni conservatorismo era messo in discussione e in cui il dogma si chiamava libertà.

Titino Carrara

Subito a seguire: 2- KEROUAC BE BOP (live con il Danilo Memoli Boptet ; testi recitati da Titino Carrara e Giorgia Antonelli)
Se “Howl” è il poema per eccellenza della beat generation, Jack Kerouac è senza alcun dubbio lo scrittore di quella generazione e “On The Road” (Sulla Strada) è il suo romanzo definitivo. Il viaggio come metafora, come stile di vita, come ricerca dell’innocenza perduta. Una ribellione verso il conformismo puritano. Una vita avida di emozioni, con disprezzo di ogni sistema morale precostituito. I romanzi di Kerouac sono come un unico grande libro, come lui stesso amava ribadire, che forma un’unicum artistico e umano. La sua è l’America degli emarginati, dei vagabondi, dei sognatori, di quelli che sentono un
vuoto dentro incolmabile. L’influenza della sua prosa sarà immensa e delineerà le basi della cultura e
soprattutto della controcultura degli anni ‘60 negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Jack Kerouac diceva di se stesso di essere un “poeta jazz” per lo stile melodico bebop della sua prosodia. E il musicista per antonomasia a cui era legato e a cui tutti i primi beat erano intrinsecamente vicini era Charlie Parker. Insieme a Dizzy Gillespie, fu l’inventore del bebop. Caratterizzato da tempi molto veloci e da elaborazioni armoniche innovative, il bebop nacque in contrapposizione agli stili jazz utilizzati dalle formazioni coeve. Nei suoi primi anni di vita la parola “bebop” indicò, oltre allo stile musicale anche lo stile di vita e l’atteggiamento ribelle di coloro (che erano in maggioranza giovani) che si indicavano come “bopper”.
Charlie Parker sarebbe morto a soli 34 anni, consumato da una vita breve e piena di difficoltà, prima causa e poi conseguenza della sua grave dipendenza dalla droga e dall’alcol. Il bebop era un genere nuovo e dal quale il jazz non sarebbe mai più tornato indietro. Tutto quello che accadde dagli anni Cinquanta in poi, dall’hard bop al jazz modale, dal free jazz alla fusion, passò da quello che fecero in quei pochi anni quel manipolo di musicisti di New York ispirati e guidati da Parker, che per questo fu il più citato maestro di diverse generazioni di jazzisti, e la cui influenza e le cui invenzioni sconfinarono in tutta la musica della
seconda metà del Novecento, attraverso la forza distruttiva e innovativa del genere che aveva inventato.

3 – VELVET UNDERGROUND, ANY WARHOL E LA POP ART (Lezione spettacolo su Warhol e il primo album dei Velvet Underground di Marco Ghiotto) orario approssimativo 17.30

Dopo il beat, il pop. La pop art americana ha un nome e un cognome: Andy Warhol. “Pop” voleva dire parlare un linguaggio che tutti conoscono: quello dei mass media, della pubblicità, dei costumi, della televisione e del cinema. Attraverso le sue opere, Warhol mosse una critica corrosiva alla superficialità della società consumistica nordamericana, in cui secondo lui l’immediatezza era effimera come la fama. Warhol creava immagini astratte, ispirate all’ambiente circostante, in cui l’artista inseriva un forte senso sociale, e il suo obiettivo prioritario all’epoca fu quello di produrre arte nello stesso modo in cui una fabbrica produce oggetti in una catena di montaggio. Non sorprende quindi che Warhol abbia chiamato “The Factory” lo studio d’arte che aprì nel 1962 e che rimase in funzione fino al 1984. E alla “Factory” gravitava una varia umanità fatta di poeti, ballerini, prostitute, gay, spacciatori, artisti di ogni rango. In questo eccitante crogiuolo, Warhol venne a conoscenza di una band rock talmente inauDita che decise di sposarne la causa. I Velvet Underground sono probabilmente il complesso più influente di tutta la storia della musica rock. Uno degli aneddoti più diffusi è opera di Brian Eno e dice che soltanto cinquecento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cinquecento poi è diventato o  un critico musicale o un musicista. Sono stati il primo gruppo rock d’avanguardia e dei grandi poeti della metropoli. In carriera realizzarono solo 4 album ma furono 4 capolavori, soprattutto i primi due. Il primo disco, dal titolo “The Velvet Underground and Nico” fu prodotto da Andy Warhol che ideò anche la celeberrima copertina con la banana.

4 – LIVE: FRANZ ZAPPA E I FREAKS (live di Dan Martinazzi & The Torture Never Stops, intro di Marco Drago) orario approssimativo 18

Nel corso degli anni sessanta, a partire dalla west coast americana, si diffuse il movimento hippy. Gli hippy avevano ereditato i valori sottoculturali della Beat Generation, creando una controcultura con proprie comunità che ascoltavano rock psichedelico, abbracciavano la rivoluzione sessuale e l’uso di alcuni specifici stupefacenti, come LSD  e la cannabis, al fine di esplorare e allargare lo stato di coscienza. La scena freak statunitense emerse all’apice dell’epoca hippie dei primi anni sessanta nella città di Los Angeles per poi diffondersi nel resto degli USA. I “fricchettoni”, come sottolineava Frank Zappa, pur contestando diversi aspetti dell’establishment, si svincolarono da ogni tendenza politica dominante, preferendo seguire un’identità di pensiero che non fosse di destra o sinistra e non prendendo parte ai movimenti sociali dell’epoca. Agli albori del movimento, il punto di riferimento dei freaks era proprio Frank Zappa, uno dei più grandi compositori del novecento. Il suo primo album “Freak Out!” esce nel giugno del 1966 e fino alla sua morte nel 1993 pubblicherà più di 50 dischi spaziando tra il rock, il jazz, la musica contemporanea, la classica, l’elettronica, l’operistica, il doo-wop, il blues e l’avanguardia pura. Compositore totale, grandissimo dissacratore, iconoclasta assoluto e satiro, Zappa rimane un mondo a parte e uno dei più grandi veicoli per studiare la cultura americana e in generale le derive della società dei consumi.

Dan Martinazzi
Marco Drago

Subito a seguire: 5 – DYLAN (lettura di Piergiorgio Piccoli e jam session live)

Il premio Nobel per la letteratura Bob Dylan è uno degli artisti più importanti di tutti i tempi. Negli anni sessanta la sua figura diventa talmente presente nella cultura di massa da farlo diventare, suo discapito, il portavoce di quell’intera generazione. Impossibile non inserire Dylan nel contesto di questo festival. Verrà recitato il testo di “It’s Allright Ma’ I’m Only Bleeding”, brano tratto dal disco “Bringing’ It All Back Home” del 1965, in cui la poetica di Dylan splende di tutta la sua accecante luce.

Piergiorgio Piccoli

FINE PRIMA PARTE – ORE 19.30/20.30 INTERVALLO

ORE 20.30

SECONDA PARTE: UN TULIPANO ROSSO

In questa parte si affronta il pop italiano, in particolar modo la scena degli anni settanta, tra tensioni politiche, la musica prog/pop, i festival, le nuove mode e la scena artistica

6- CARLO MASSARINI IN “DEAR MR. FANTASY”

Dai Rolling Stones in the park, al prog rock e ai primi grandi concerti in Italia, dalle voci della West Coast ai cantautori, attraverso il punk e la scena newyorkese. Gli anni ‘70 nelle parole e nelle fotografie di un giornalista e vj che con Mister Fantasy ha fatto storia portando in Rai, per primo e prima di MTV, la “musica da vedere”. Carlo Massarini racconta il sogno di una generazione che, grazie al rock, si è aperta al resto del mondo.

Carlo Massarini

7- TALK “ITALIA POP: I CAPELLONI” orario approssimativo 21.30

Renato Marengo, Riccardo Bertoncelli, Carlo Massarini e James Senese ricordano quegli anni, dalla fine dei sessanta fino al periodo della contestazione, dei festival come Parco Lambro, del pop italiano e degli scontri di piazza. Tra mode che cambiano, il boom del prog e dei cantautori. Modera Marco Ghiotto

Riccardo Bertoncelli
Renato Marengo

8- LIVE: JAMES SENESE NAPOLI CENTRALE – JNC orario approssimativo 22.15

Il grande sassofonista napoletano è stato, insieme al suo gruppo i Napoli Centrale, uno dei principali protagonisti della stagione prog/jazz italiana degli anni settanta. Spaziando tra il Miles Davis elettrico, i Weather Report e la lezione del prog più raffinato, la band ha prodotto una miscela di jazz-rock e musica popolare napoletana. Presenti in quegli anni nei festival che hanno segnato una generazione, oggi portano sui palchi una rinnovata esperienza sempre in bilico tra jazz-funk, una spruzzata di latin music e tradizione partenopea.

James Senese

Biglietti:

Concerto di James Senese JNC
biglietto unico: 30,00 euro

Tutti gli altri appuntamenti sono a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite il form online https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSd_qtvVcXwmshUapVwLgXfZuPVwK2W5dgTtMhmmFysQrAgJZg/viewform

BIOGRAFIE:

TITINO CARRARA

Figlio di Tommaso Carrara ed Argia Laurini appartiene ad una famiglia di teatranti, secondo tradizione nomadi da dieci generazioni. Debutta in fasce nei drammoni popolari dove numerosi sono “i figli della colpa”: La voce del sangue, I due sergenti, La maestrina, Don Giuseppe cappellano alla bersagliera. A 10 anni la prima parte ‘importante’: Balilla ne “I figli di nessuno” di Salvoni e Rindi. Un debutto nella notte dei suoi dieci anni. Da allora prosegue la sua attività al seguito del Piccolo Carro di Tespi, della compagnia Italiana di Prosa Carrara-Laurini, il teatro viaggiante costruito tutto a mano dal padre Tommaso detto Masi, spostandosi in tutto il nord Italia per circa vent’anni, fino al 1965, quando i Carrara-Laurini si fermano a Valdagno (Vicenza). Nel 1978 la critica lo segnala per l’originalità della interpretazione di Arlecchino in “Antiche Farse” al Teatro Verdi di Milano. la sua particolarità risiede nell’utilizzo degli strumenti tecnici provenienti dalle farse del repertorio familiare, di origine ottocentesca, all’interno del contesto del teatro delle maschere. Nasce un successo internazionale che lo porta con la compagnia familiare e come solista ad esibirsi in tutto il mondo. Nello stesso tempo cura numerose regie per La Piccionaia, I Carrara, di cui è fondatore nel 1975 ed inizia a realizzare spettacoli da solista a cominciare da Bagno Finale di Roberto Lerici 1987, per la regia di Velia Mantegazza e lo stesso Roberto Lerici. Dalla metà degli anni Ottanta produce e dirige numerose opere teatrali per ragazzi. Nel 2007 inizia con Laura Curino un lavoro teatrale sulla sua biografia, che lo porterà allo spettacolo “Strada Carrara” prima, “Manuale d’attore” poi.

DANILO MEMOLI E QUARTETTO BOBTET

Il “Boptet” riunito per l’occasione vede il sassofonista contralto Alessandro Alba, pregiato musicista con il cuore nella musica di Parker, Gillespie, Powell e Monk affiancato dal trio del pianista Danilo Memoli con cui spesso collabora in concerto e in attività didattiche sulla storia della musica afro-americana.
Alba si è laureato in sassofono jazz al Conservatorio di Adria (RO) con una tesi sui contrafacts: temi scritti dai musicisti del periodo bebop utilizzando le armonie del Great American Songbook, che spesso venivano arricchite con accordi di passaggio e sostituzioni accordali che le rendessero più stimolanti per l’improvvisazione. Memoli ha all’attivo collaborazioni importanti con musicisti italiani ed americani (tra i quali ricorda sempre con grande passione Steve Grossman, il grande sassofonista scomparso nel 2020, nel cui quartetto ha lavorato per oltre un decennio suonando in Italia ed Europa).
Fondatore del gruppo internazionale Newropean Quartet, ha all’attivo dischi a proprio nome e come sideman.

MARCO DRAGO

Marco Drago (Canelli, 1967) è scrittore, traduttore e conduttore radiofonico. Ha fondato e diretto per quasi vent’anni la rivista letteraria «Maltese narrazioni». È autore della raccolta di racconti L’amico del pazzo (1998) e dei romanzi Cronache da chissà dove (2000), Domenica sera (2001), Zolle (2005) La prigione grande quanto un paese (2013) e Innamorato (2023). Da oltre vent’anni lavora per la radio (Rai, Radio24 e Radio della Svizzera Italiana) e fa parte della factory artistica Istituto Barlumen

DAN MARTINAZZI

Nato a Brescia, a 20 anni inizia la sua attività di musicista, come chitarrista e cantante. Incide e compone musica, pubblica con la sua band Il Registratore un paio di album e un ep tutti pubblicati da Videoradio. Pubblica e scrive con Charlie Cinelli “Nud e Crud” pubblicato da Appaloosa Records/Ird, continuando sempre la sua attività concertistica da solista e con il suo trio/quartetto che spazia dal blues, rock fino al prog. Da sempre studioso e amante della musica di Frank Zappa forma un quartetto e un quintetto con cui esegue solo il repertorio Zappa e inizia una collaborazione con la Big Band Ritmo Sinfonica di Verona diretta dal maestro Marco Pasetto con tema musica di Frank Zappa e incide “Freak Frank” pubblicato da Azzurra Music, album registrato live al Teatro Romano di Verona.

PIERGIORGIO PICCOLI

Attore, autore, formatore e regista, operatore nel campo teatrale dal 1980. Nel 2001 fonda “Theama Teatro” occupandosi di formazione, produzione ed organizzazione di eventi e rassegne, realizzando almeno una quarantina di spettacoli teatrali.

CARLO MASSARINI

Giornalista, conduttore televisivo e radiofonico tra i più seguiti e amati degli ultimi decenni. Da sempre esempio per competenza e spirito innovativo. Dal 1981 al 1984 è conduttore e autore della famosa trasmissione di Rai1 “Mister Fantasy” dedicata alla videoarte e al videoclip e dal 1995 al 2002 conduce MediaMente per Rai Educational. Dal 2014 conduce su Virgin Radio la seguitissima trasmissione “Absolute Beginners”. Tra le sue numerose pubblicazioni legate alla critica musicale, Dear Mister Fantasy (riedito nel 2020). Nel 2022 partecipa al tour teatrale Magical Mistery Story – The Beatles live again sulla storia dei Beatles con la band The Beatbox

RENATO MARENGO

Storico produttore discografico e scopritore di talenti, giornalista, scrittore, autore e conduttore Rai, direttore del mensile Cinecorriere e del Contest della Cinevox Record “L’Immagine del Suono”. Giornalista, direttore responsabile del mensile Cinecorriere, autore e conduttore RAI di numerosi programmi di successo in Radio e TV, è una delle voci più popolari di Radiorai. E’ stato l’ideatore del Napule’s Power, movimento musicale che ha aggregato artisti da lui prodotti per le maggiori major italiane, dagli anni ’70: Edoardo Bennato Nuova Compagnia di Canto Popolare, Tony Esposito, MusicaNova di Eugenio Bennato, Teresa De Sio, Antonio Infantino, Lina Sastri, Patrizia Lopez, Enzo Gragnaniello, Roberto De Simone, Concett Brra, Mario Schiano, Luciano Cilio. Renato Marengo per questo movimento musicale ha promosso e sostenuto anche artisti non prodotti da lui come Pino Daniele, Alan Sorrenti, Enzo Avitabile, Napoli Centrale, Jenny Sorrenti, Osanna. Ha prodotto inoltre le musiche de Il Masaniello, L’Opera d’e muorte ‘e famma”, Brigante Se More, Opus Avantra, Roberto Ciotti, Rock’in Italy e HM in Italy, Alberto Pizzo, DVD Briganti Emigranti (Rai3 /RaiTrade), Il Concerto per Demetrio Stratos (Cramps). Autore e conduttore di numerosi programmi per la Rai in radio e Tv, è stato tra l’altro ideatore autore e conduttore, dal 2002 al 2014, di DEMO, programma quotidiano di Rai Radiouno. Coordinatore Generale del settimanale Ciao 2001, e dei mensili Music, Blu, Bluejazz.

RICCARDO BERTONCELLI

Riccardo Bertoncelli è critico musicale e scrittore. Padre della critica musicale rock italiana. A 15 anni ha scoperto la propria incontenibile passione per il rock. A 17 anni ha fondato la sua prima fanzine e nel ’73 ha pubblicato il primo libro italiano sulla musica che stava contagiando le giovani generazioni (“Pop story”). Negli anni Settanta la sua attività di autore di volumi sul genere pop si è affiancata a quella di recensore e saggista per riviste specializzate come “Muzak” e “Gong”. Nel 1980 è stato direttore di “Musica 80″ e con Franco Bolelli ha curato l'”Almanacco Musica” per Il Formichiere. Nel ’91 ha debuttato come curatore di collana per Arcana e negli ultimi anni ha coordinato l’area musicale “Bizarre” all’interno del gruppo editoriale Giunti. Ha al suo attivo esperienze radiofoniche e collaborazioni con “Linus”, “la Repubblica”, “Max” e “Rockerilla”. È uscita anche una raccolta di suoi articoli intitolata Paesaggi Immaginari (Editrice Giunti 1998), che raccoglie articoli scritti qua e là a ruota libera. Tra gli ultimi libri: Storia leggendaria della musica rock (Giunti 2010), Se una notte d’inverno un musicista (Interlinea 2010).

JAMES SENESE

James Senese è uno dei sassofonisti italiani di notorietà mondiale, la cui musica spazia tra il jazz, rock, soul e funky. Negli anni sessanta e settanta è stato uno dei padri fondatori del movimento musicale Neapolitan power,periodo in cui fondò diversi gruppi musicali quali The Showmen, Showmen 2 e Napoli Centrale, di cui è ancora leader. Durante la sua lunga carriera ha collaborato con prestigiosi artisti tra i quali: Gil Evans, Art Ensemble Of Chicago, Steve Thorton, Lester Bowie, Don Moye, Roberto De Simone, Pino Daniele, Tullio De Piscopo ed Enzo Avitabile.

Maggio 2025

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