“POP /BEAT, Italia 1960-1979. Liberi di Sognare”, da marzo in Basilica palladiana

“Una mostra viva, comprensibile, popolare, che riporti nella collettività la leggerezza e la propositività sociale di quegli anni, attualizzando quella ‘Libertà di sognare’ che oggi può rivelarsi salvifica
dopo le costrizioni del lockdown. Un progetto sul ‘sentire comune’ di artisti, letterati, musicisti di un ventennio cruciale del nostro Paese, superando le barriere strettamente storiografiche, le rispettive rivendicazioni tematiche individuali, le stesse classificazioni Pop e Beat in gran parte nemmeno condivise
dagli stessi artisti che han finito col farne parte.”

E’ questo – nelle parole del curatore – il progetto di pittura, scultura, video e letteratura, inedito per l’Italia, che l’artista Roberto Floreani ha ideato e curato per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale, che ne hanno assunto la coproduzione, per i prestigiosi spazi della Basilica Palladiana dal 2 marzo al 30 giugno, con opere provenienti dai principali musei, gallerie e collezioni private d’Italia.

Questa mattina la mostra, un’assoluta novità per Vicenza, è stata annunciata dal sindaco Giacomo Possamai e dall’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin insieme al curatore Roberto Floreani e a Michele Pizzi, direttore generale di Silvana Editoriale.

«La prima grande mostra della nostra amministrazione – ha detto il sindaco Giacomo Possamai – è un progetto davvero inedito in Italia perché presenta gli Anni ’60 e ’70, raramente raccontanti all’interno di eventi espositivi. Con l’intento di rendere la Basilica palladiana un’agorà costantemente aperta ai vicentini e ai visitatori, abbiamo scelto questa innovativa tematica in collaborazione conun partner di spessore nazionale come Silvana Editoriale, che investe sulla nostra città riconoscendone il fermento e la capacità attrattiva». «Questa sarà una mostra di grande valenza scientifica e di ricerca – ha aggiunto l’assessore Ilaria Fantin – ma con il suo bellissimo sottotitolo “Liberi di sognare” sarà anche una mostra Pop, cioè capace di arrivare a tutti. La declineremo attraverso le sue numerose opere e con una serie di attività performative realizzate insieme alle realtà culturali della città per permettere ai visitatori, in particolare ai più giovani, di scoprire questo particolare periodo della storia artistica e sociale del nostro Paese pieno di colore e di energia».

Enrico Baj, Coppia, 1963, collezione privata, Courtesy Giò Marconi, Milano

Per la prima volta vengono raccontate ed esposte insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti. Sarà messa in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università: istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti quindi da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all’evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.

La sezione Pop, con quasi un centinaio di opere selezionate di 35 artisti, privilegerà i grandi formati che verranno spettacolarizzati da un’ampia sezione di sculture.

Saranno presenti opere di Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Paolo Baratella, Roberto Barni, Gianni Bertini, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Lucio Del Pezzo, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Pietro Gallina, Piero Gilardi, Sergio Lombardo, Roberto Malquori, Renato Mambor, Elio Marchegiani, Umberto Mariani, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Concetto Pozzati, Sergio Sarri, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Cesare Tacchi, Emilio Tadini.

La temperatura Beat in mostra sarà garantita dalla musica di quegli anni, diffusa in loop e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, Aldo Piromalli, Andrea d’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri, nonché della vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano. Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino, verrà finalmente riconosciuta un’identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica Populista. Antigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari. Antigruppo che merita quindi un’attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile.

Bruno Di Bello, Ritratto di Paul Klee, 1968 collezione privata, Courtesy Giò Marconi, Milano

Il progetto di Floreani ricontestualizzerà la stessa natura della Pop e della Beat italiane, dando priorità a ciò che gli artisti stessi dichiaravano circa la loro ricerca, spesso non sentendosi affatto etichettabili come Pop, proprio per l’originalità del loro punto di vista rispetto agli americani, nonché percorrendo un tragitto che dalla Libertà di sognare, approderà fatalmente alla Fine del sogno degli anni di piombo, della disillusione e della diffusione delle droghe pesanti, messe in scena in tutta la loro crudezza al Festival di Castelporziano, nel 1979.

Vicenza, grazie anche all’impegno dell’assessorato alla cultura al turismo e all’attrattività della città e dell’assessoratro all’istruzione, diventerà dal 2 marzo al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio. Eventi collaterali ad hoc saranno proposti in alcuni dei principali luoghi monumentali della città, in collaborazione con la Biblioteca civica Bertoliana, il festival New Conversations – Vicenza Jazz, il Cinema Odeon, il Festival di poesia contemporanea e musica Poetry Vicenza, il Centro di produzione teatrale La Piccionaia, l’Associazione culturale Theama Teatro e il Conservatorio di musica di Vicenza Arrigo Pedrollo. Anche le scuole saranno coinvolte, a partire da una specifica sezione didattica allestita al piano terra della Basilica Palladiana, nel Salone degli Zavatteri. Sarà, quindi, una grande festa collettiva, dove tutti saranno Liberi di sognare.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, a cura di Roberto Floreani, con testi di Roberto Floreani, Gaspare Luigi Marcone, Alessandro Manca.

Aprile 2024

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