LIVELON: LA SPIAGGIA DI VICENZA

Fa caldo e non è una notizia a meno che non fossimo su Studio Aperto. Per il gran caldo del 2022 ci sono consigli su rimedi e precauzioni ma alla fine siam sempre lì col bere molti liquidi e non uscire nelle ore peggiori. Esiste però un vecchissimo costume popolare che con la bella stagione torna puntualmente di moda ed è quello di andar per argini ed arenili. A Vicenza esiste un luogo che è meta storica dei bagnanti fai da te: stiamo parlando della località detta Livelon. Alcuni, dandosi tono à la page, la chiamano “Livelon beach” e così il contegno diventa da villeggianti rurali. Di fatto è una sorta di oasi naturale lungo gli argini nella zona di Polegge. Il Bacchiglione scorre con forza e il bagno lo fanno in molti, poco conta non sia prettamente sicuro e risulti non balneabile. In fondo è gratis, è comodo, ci va molta gente e poi è come fanno i milanesi all’idroscalo. C’è chi porta la tenda, chi imbastisce un barbecue, chi gioca, chi dorme. Tutto è esattamente come in una normale spiaggia. Anche i frequentatori. La novità recente è che ci sono tornati gli italiani. Già, perché in passato era nota come la spiaggia degli extracomunitari oppure come la “raka bacchiglione” riferendosi alla numerosa presenza di genti dell’est Europa. Ma oggi siamo di fronte ad un ritorno ai vecchi fasti di Geremia, il “Re del Livelon”. Il salumerie di Contrà Muscheria era a capo di una banda di goliardi che animava la spiaggia dei vicentini. Erano gli anni ‘60 e la vita era dolce. Oggi è decisamente più agra e forse anche questo ha contribuito a ripopolare il posto.

Geremia

Una villeggiatura trasversale, economica, interclassista, global. In prevalenza coppie o nuclei familiari. Ci sono italiani, africani, sudamericani, indiani e balcanici. Ognuno, manco a dirlo, sta per conto suo. Tutti, in ogni caso, sembrano a loro agio; sdraiati sui lettini o a gambe incrociate sui blocchi di cemento, sotto la frescura degli alberi o sotto gli ombrelloni, nessuno sembra badare alle occhiate dei pochi atleti che si dedicano al jogging lungo gli argini del Bacchiglione. Sole, acqua, erba alta, sassi e cemento. Se solo tutti davvero si impegnassero a non lasciare rifiuti sarebbe quasi un posto consigliato. Purtroppo spesso si trova sporcizia (e la colpa è di chi ci va) e molta, moltissima sterpaglia. Da una parte chi si lamenta perché non c’è lo sfalcio, dall’altra alcuni ambientalisti dicono che con questa siccità è pure un bene che ci sia alta vegetazione che porta ossigenazione e riparo dal sole.

Noi ci arriviamo il giorno dopo ferragosto. Il sole batte, ci sono 35 gradi, silenzio attorno. Parcheggiamo lungo la strada dove troviamo altre macchine, presumibilmente di altri bagnanti. L’accesso alla “spiaggia” è comodissimo ed ecco, ci appare la visione di un gruppetto eterogeneo sotto al solleone. Avviciniamo un signore che pare tenere banco nelle chiacchiere pomeridiane. Ha 73 anni, viene qui da ormai mezzo secolo. Fisico asciutto, abbronzatura perfetta, parlantina spigliata. “Qui si sta da Dio – dice – e siamo tranquilli come fosse casa nostra”. Vicino a lui un altro signore sulla settantina e una donna moldava che, saputo che siamo giornalisti, si trincera in un silenzio diplomatico e invita gli altri a fare altrettanto. “Ho parlato per due anni e poi ho passato 50 anni a pentirmi di averlo fatto” dice ridendo e malcelando la sua abitudine alla libertà di espressione sovietica. Il “paron del Livelon” però non si lascia intimorire e prosegue il racconto: “son venuti a sfalciare due settimane fa, ed era ora, visto che l’erba aveva raggiunto altezze mai viste prima. Hanno comunque lasciato tutta l’altra costa ancora intatta. Ma il problema vero qui sono i rifiuti. La raccolta viene fatta solo una volta a settimana, nei martedì, e per il resto dei giorni rimangono qui i sacchi della pattumiera che attirano topi ed altri animali”.

L’acqua è molto bassa, dicono sia calata almeno di mezzo metro rispetto agli altri anni. Vi è un punto in cui arriva a due metri di profondità ma per il resto serve appena a bagnarsi. Che non sia balneabile pare non importare davvero a nessuno. Dalla parte opposta, lungo la riva, sotto ad una pianta, trova ombra e riposo un uomo sulla quarantina. Verso l’argine che dà sulla strada invece, sostano due africani che ascoltano musica tranquillamente. Una signora, sempre africana, si bagna rinfrescandosi.

Proseguiamo lungo l’argine fino alla curva che porta il Bacchiglione verso la campagna. La giornata è limpidissima. Cantano le cicale. Immersi in quest’oasi pare di abitare altri tempi in cui i corsi d’acqua erano vissuti normalmente come luogo di bagni, di pesca e di lavaggio. Il pomeriggio è caldo e sonnolento. Livelon, dal di dentro, è luogo agrodolce, dove stingere uno strisciante disagio in una pozza di consolazione.

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