Angelo Vecchia, figlio di Antonio e Isabetta, magistrato, era nato a Vicenza, 20 ottobre 1689 morì a Venezia, 21 ottobre 1762. Esercitò la professione a Venezia con grande abilità e con ottime entrate. il 4 febbraio 1775 Angelo, fece domanda con versamento di £ire 25.600 al Monte di Pietà per ottenere la Cittadinanza Nobile cioè il titolo di conte. La supplica fu discussa il 19 febbraio, messa ai voti ed approvata con punti 108 a favore 11 contrari. Sul deposito in £ire ci sono cifre contrastanti, secondo le quali i fratelli Angelo, Marcantonio, Gioacchino avrebbero versato 8258 ducati a testa. In data 15 maggio 1750 un fratello di Angelo, aveva presentato domanda per “ottenere otto piedi di terreno della pubblica strada (Contrada Motton San Lorenzo) per costruire una scalinata del palazzo” La scalinata è di otto gradini, balaustra e parapetto ancora visibili. L’avvocato Angelo probabilmente a Venezia avrebbe conosciuto il famoso architetto Giorgio Massari cui si rivolse grazie anche ai consigli di Carlo Cordellina per il palazzo di città alle Cantarane per uso Villa o Palazzo di famiglia. La costruzione della residenza famigliare è datata 1748.
Secondo gli storici palazzo Vecchia era “forse il più raffinato del secolo”. La facciata principale, era di gran pregio con una scalinata, splendido giardino con numerose sculture, in più lambito dalle acque della Roggia Seriola che creavano una suggestione ricca di fascino antico. All’interno esistevano affreschi del Tiepolo, varie stanze con stucchi, caminetti, splendido pavimento. Il tutto fu alterato dal nuovo proprietario il conte Ercole Thiene che lo acquistò nel 1840. Lunedì 28 maggio 1838, morì Francesco Vecchia di anni 66 che abitava nel Palazzo di famiglia alle Cantarane, Francesco morì senza testamento causando la fine del casato e la dispersione del patrimonio: quadreria, opere d’arte, mobili. Alcuni mesi dopo il 1° e 13 novembre 1838, il patrimonio della famiglia Vecchia andò all’asta, alienando quindi tutti i beni. Due anni dopo, il bellissimo palazzo di Contrà Cantarane, fu acquisito da Ercole Thiene, che aveva sposato Teresa Vecchia di Pietro, nipote di Francesco, cambiando proprietà il Palazzo cambiò nome diventando Palazzo Thiene.
Ercole Thiene. Era nato a Vicenza, il 20 marzo 1803 da Giangiacomo e Lucia Porto. Il 13 febbraio 1825, sposò a Bergamo, la contessa Elena Vailetti da cui, il 4 luglio 1826, ebbe un figlio Giangiacomo morto il 26 luglio 1851. Il 26 agosto del 1830 la moglie Elena a soli 23 anni, morì. Il conte Thiene passò a seconde nozze con Teresa Vecchia, donna virtuosa e caritatevole, nata il 14 gennaio 1811 morta il 17 maggio 1889. Teresa, aveva una sorella Claudia sposata al nobile Luigi Porto eroe del 10 giugno 1848, morta il 15 dicembre 1895 e con Lei si esaurì la famiglia Vecchia. Le cronache di Giovanni Da Schio e altri raccontano degli amori del nobile, innamorato della sorella della prima moglie maritata a Bergamo, suscitando scene di gelosia e dolori nella moglie Elena che fu persino picchiata, “tanto da far venire la febbre”.
Con la morte dei parenti di Elena Vailetti, il Thiene entrò in possesso di un cospicuo patrimonio. Gonzati racconta che Ercole Thiene fu arrestato ad Orgiano e tradotto sotto scorta a Vicenzain Contrà Santi Apostoli e sorvegliato a vista dalle Guardie. Il Da Schio riferisce che Ercole ha ingegno, La sua delizia è la chimica, come le belle arti, creò una sua galleria di quadri tra i quali scoprì un Raffaello del quale fece una cattiva litografia. Il patrimonio artistico dei Vecchia era considerevole, prima dell’alienazione dei beni. Nel salone quattro tele di Giordano: La Strage degli Innocenti; La sentenza di Salomone; i Mercanti cacciati dal tempio; Il Ratto delle Sabine; sul soffitto Il Trionfo della Virtù del Tiepolo. Poi diversi Baccanali del Carpioni; San Girolamo del Langetti; una schiava nuda, il ratto di Europa. Altri maestri come Pittoni, Lazzarini, Nogari, Piazzetta. Viaggiatori illustri del ‘700 scrissero che le opere a giudizio de’ più intendenti, potrebbero ornare una delle più scielte Galerie del Mondo. La gran parte delle opere, andò dispersa. Il Gonzati nel giugno del 1839 scrive: molti lavori furono venduti per poco denaro, riconosciuti dopo per oggetti di sommo valore. Mi fu regalata una litografia con disegni di un mortaio da bomba e un cannone di squisito lavoro.