Ogni strada ha i suoi primi passi. Magari difficili, arrancanti, instabili, ma sono i primi e li si fanno sempre con un’attenzione particolare. ViCult è nata come esperienza di lunga durata, una lunghissima strada da percorrere e mai in solitaria. L’intento di questo magazine donchisciottesco è quello di avere compagni di viaggio sempre più numerosi e che dialoghino tra loro, che facciano la famosa “rete”, collaborino, crescano come comunità. La provincia di Vicenza è vastissima e diversa al suo interno, lo sappiamo bene. Ma da qualche parte si deve pur partire. Avendo baricentro in città abbiamo scelto il centro storico come fulcro, un centro sempre meno abitato e sempre più in crisi d’identità tra luogo esteso di bevute e vasche in corso tra botteghe in crisi. La galleria d’arte “& Art Gallery” di Nicola Bertoldo è stata la nostra casa provvisoria e a Nicola va un ringraziamento enorme per lo spirito, la dedizione e la passione. Le “serate Orwell” sono nate per iniziare questo tragitto fattuale dentro al corpo di una città che si interroga su se stessa. Orwell come simbolo di libertà di pensiero, di intransigenza verso i dogmatismi e gli steccati ideologici. Orwell che fu travisato, etichettato, usato alla bisogna. Così come ora, in quest’era di mediocrità culturale, tutto viene segnato e bollato e si vive quasi solo di posizioni e non di opinioni. La domanda era (e rimane): “esistono spiriti liberi non omologati a Vicenza?”.
Le cinque serate hanno così tessuto un filo rosso che, spontaneamente, le ha tenute assieme coerentemente attraverso una narrazione alternativa della nostra condizione. Alessio Mannino ha aperto le danze col suo libro “Disciplina del caos” che si interroga su altre possibili forme di contratto sociale. Partendo dal fatto che questo non è più (se mai lo sia stato) il migliore dei mondi possibili, Mannino scava nella filosofia, nella politica e nell’economia per cercare un uomo nuovo, non schiavo del denaro e del successo e caduto nella solitudine. Anche Eleonora Chiara Giusti e le sue poesie , raccolte nel volume “Endòtatos”, è una ricercatrice. Attraverso la parola che si posa sui fatti dando sensi nuovi ed elaborando uno spettro di significati viscerali, anche carnali. Così come i racconti di Michele Santuliana (“I monti celesti”) che malcelano nostalgia per un tempo in cui il paesaggio era integro, il mondo rurale si spiegava con muta saggezza e la vita scorreva più lenta. Nel quarto appuntamento ci si è invece chiesti: “è davvero il lavoro l’unica via per avere un reddito che ci sostenga?”. Antonio Baldo con la sua opera sul reddito minimo garantito, propone una visione di società che offre due possibilità: 1- il mercato, in cui mi inserisco e cerco chi poi può pagarmi e 2- il reddito minimo garantito. L’idea è che uno possa passare da un sistema all’altro, scegliendo a che categoria appartenere. Abbiamo chiuso con Massimo Fagarazzi, scrittore quasi per bisogno interiore, che nei suoi libri racconta se stesso e anche la Vicenza di un tempo. Quando l’underground c’era anche da noi e una massa indistinta si ritrovava in maniera indipendente e collaborativa.
Strada da fare ce ne sarà moltissima e siamo appena ai primissimi, stentati, passi. Lo si è già detto ma val la pena ripeterlo. Non per modestia, sia mai, ma per umiltà. Vicenza è una fucina incredibile di creatività e di menti aperte. Tutto potrebbe essere meglio di com’è e non ci arrenderemo mai al “così va” ma cercheremo sempre un “così noi andiamo” e in quel NOI vorremo sempre metterci l’entusiasmo e la speranza che ci ha portato a nascere.
