PensIiamo a quanto belle sarebbero le colonne con gli stemmi a colori, e magari con il leone dorato come era sino al 1797 quando i “galli” lo grattarono per asportare l’oro. La storia andò così. Da un documento inedito, dell’archivio comunale.

Il 4 ottobre 1831 Don Guzzani sacerdote della chiesa di San Giacomo in Riale, scriveva al Podestà Andrea Valmarana sullo stato della chiesa e dei quadri che subivano danni irreparabili per la presenza di ratti, pipistrelli e altro che “in più luoghi hanno lacerato i quadri a tela che compongono il soffitto” La spesa occorrente per riparare il tutto risulta di Lire 52,86. Il Podestà gira la supplica al delegato Governativo Pasqualigo. Pochi giorni dopo il Podestà scriveva ancora al delegato Imperiale Pasqualigo per riposizionare il leone di San Marco mancante da tempo dalla sua sede, la colonna di Piazza dei Signori. La colonna di San Marco fu eretta nel 1464, il Leone marciano fu installato nel 1473. Il Leone ha il libro aperto in segno di pace, era ricoperto da una patina d’oro. Il leone fu scolpito dal lapicida Antonio da Milano. I soldati di Massimiliano il 5 ottobre 1509 durante la guerra di Cambrai entrarono a Vicenza, facendone un caposaldo e distruggendo il Leone. Nel 1797, con l’avvento di Napoleone i giacobini Vicentini, rimossero dalla colonna il Leone.

Nel 1640 fu eretta la colonna del Redentore che regge in mano il mondo. Stemmi e fregi ornano la base esagonale delle colonne. Il 31 dicembre 1831- Il podestà Valmarana scrive al Delegato sullo stato del leone depositato ai magazzini comunali “essendo questa scultura di buon scalpello, merita di essere conservata, seguendo il desiderio di alcuni cittadini, s’invoca la concessione di restituirlo al suo posto, sopra la colonna, ad ornamento di questa piazza. Pensiamo che la domanda possa incontrare la compiacenza della Cesarea Regia Delegazione pertanto si attenderanno le analoghe autorizzazioni”.

Ottenuto il permesso di rimettere il leone al suo posto, le autorità ne rimandarono l’attuazione per molti anni, sino ai primi mesi del 1863 quando, fu chiesto ai padri di Monte Berico l’utilizzo di un carro speciale col quale si trasportavano da Chiampo i massi per la costruzione del campanile e con il quale si trasportarono i marmi per lo zoccolo a base esagonale della colonna, il tutto ad opera dello scultore Giuseppe Groggia. L’ing. Luigi Dalla Vecchia in una sua relazione sul “pieno restauro del Leone”ci informa dettagliatamente. Il 23 maggio 1863 lo scultore Groggia, presentava all’Amministrazione una “fattura” per alcune addizionali relative al ricollocamento del Leone sulla piazza Maggiore rilevando che in questo restauro erano state aggiunte delle parole non previste nel preesistente contratto come ad per alcune addizionali relative al ricollocamento del Leone sulla piazza Maggiore rilevando che in questo restauro erano state aggiunte delle parole non previste nel preesistente contratto come ad esempio le lettere incise sulla base del Leone, cioè Eretto MDXX (1520) – Demolito MDCCXCVII (1797)–Riposto MDCCCLXIII (1863). In totale 44 lettere, che, calcolate per 9 (nove) soldi ciascuna, importano la somma di 3,96 fiorini.

Con la modifica dell’art.3 del contratto lo scultore Groggia Giuseppe, si assumeva l’incarico per il restauro del Leone, del basamento, delle gambe e altra parte mancante. Le estremità della coda mancavano. Per le sicurezza e solidità alcuni lavori furono proposti in zinco, con artefice Valentino Porto. Al ricollocamento del Leone sulla piazza Maggiore rilevando che in questo restauro erano state aggiunte delle parole non previste nel preesistente contratto come ad esempio le lettere incise sulla base del Leone, cioè Eretto MDXX (1520) – Demolito MDCCXCVII (1797)– Riposto MDCCCLXIII (1863). In totale 44 lettere, che, calcolate per 9 (nove) soldi ciascuna, importano la somma di 3,96 fiorini. Con la modifica dell’art.3 del contratto lo scultore Groggia Giuseppe, si assumeva l’incarico per il restauro del Leone, del basamento, delle gambe e altra parte mancante. Le estremità della coda mancavano. Per le sicurezza e solidità alcuni lavori furono proposti in zinco, con artefice Valentino Porto.
