Gianni Grazioli e l’Associazione Italiana Calciatori. Una storia vicentina.

Vent’anni in AIC sono tanti. Durante questo periodo ha visto cambiare il calcio e il paese ma ha anche vinto un mondiale e un europeo. Ha viaggiato per il mondo, conosciuto tutti i più grandi di ieri e di oggi. Fa un lavoro che chiunque appassionato di pallone vorrebbe fare. E la strada è ancora lunga. Gianni Grazioli è sorridente nel suo ufficio in Contrà delle Grazie. Il 2021 è stato un anno splendido. Alle pareti ci sono le foto della serata di Londra, memorie di un trionfo tanto goduto quanto inatteso. Suona il telefono in continuazione. Il mondo del calcio passa giocoforza qui dentro. La stampa, le tv, tutti gli organi federali, il palazzo della politica calcistica e ovviamente le società. In poco più di 50 anni, l’Associazione Italiana Calciatori è diventata un perno insostituibile per le relazioni, i diritti, i contratti e anche l’immagine di quello che è, e rimane, lo sport più bello del mondo.

L’AIC fu  fondata nel 1968 da un’idea di Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Giacomo Bulgarelli, insieme ad altri giocatori della nazionale che volevano porre fine al vincolo che li legava a vita alle società. L’obiettivo era quello di cercare di dare più dignità ai calciatori, non tanto per loro tre che erano assoluti big ma soprattutto per i minori di serie A, B e C, che si trovavano a tutti gli effetti alla mercé delle società.

Decisero di creare un’associazione ma arrivò subito il primo nodo da sciogliere, ovvero chi l’avrebbe guidata. Di certo non potevano i tre campioni, perché nel pieno della loro attività agonistica, si impose quindi la ricerca di una figura terza. Bulgarelli aveva giocato con Sergio Campana per due anni in Serie A ad inizio dei ‘60 e pensò che quel ragazzo che nel frattempo aveva smesso ed era diventato avvocato, poteva essere perfetto per il progetto. Campana fu avvicinato e disse: “Certo, però io vivo a Bassano e al massimo arrivo a Vicenza, di sicuro non mi trasferisco a Milano e tanto meno a Roma”. La precisazione non risultò un problema. Nacque l’AIC con sede a Vicenza. Si partì da una stanza in un ufficio in centro e in pochi anni Campana fu talmente capace che, da una piccola struttura, creò le condizioni affinché AIC ottenesse una serie di conquiste sindacali sul piano del lavoro, paritarie agli altri lavori.

Breve lista: nel 1973 arriva la pensione, poi lo status di sportivi professionisti, l’abolizione del vincolo nei pro e successivamente nei dilettanti, fino all’ingresso dei calciatori e degli allenatori nel consiglio federale. Quest’ultima conquista ha aperto la strada alle altre federazioni perché venga riconosciuta pari dignità a calciatori ed allenatori. Nel 2011 Sergio Campana dopo 43 anni alla guida dell’associazione, se ne va meritatamente in pensione. Al suo posto arriva Damiano Tommasi, dal grande vecchio al giovane che sempre era stato attivo in AIC come consigliere e per natura molto vicino al mondo sindacale.

Tommasi rimane in carica fino a fine 2020, per tre mandati, dopo di che dal 30 novembre dello scorso anno, nuovo presidente è Umberto Calcagno, già vice presidente con Tommasi, avvocato anche lui, con una carriera calcistica che l’ha visto a fianco di Vialli e Mancini nello storico scudetto della Sampdoria per poi proseguire nelle serie minori. Calcagno oggi è una delle persone più preparate a livello giuridico e sportivo che ci sia in Italia. A Vicenza, AIC occupa adesso una sede in centro storico da ormai 20 anni. Un palazzo di tre piani interamente occupato dagli uffici. Vi è anche una sede a Roma, più piccola, vicino alla federcalcio. Calcagno ha voluto vicino a se tre vice presidenti: Sara Gama, Davide Biondini e Giorgio Gaggioli. Del vecchio corso rimane solo Grazioli, da vent’anni direttore e sempre più insostituibile.

Gianni ha avuto due vite, forse tre. A 18 anni è a Radio Delta a Montecchio Maggiore. “Ricordo -racconta – il terremoto del Friuli 1976. Trasmettevamo da una casa di Montecchio e forse il nostro segnale riusciva ad arrivare a malapena fino a Creazzo. Stavo mandando un pezzo dei Genesis e a un certo punto salta tutto. Eravamo in 4 o 5 e siamo scappati tutti fuori. Dopo un quarto d’ora mi misi ad urlare “terremoto o non terremoto Radio Delta funziona sempre!”. Erano gli anni delle prime radio libere anche nel vicentino e Grazioli ne diventa subito uno dei protagonisti. “Mandai una cassetta a Radio Star che all’epoca era una delle prime nel veneto. Maurizio Cavalieri mi prese come dj e dopo pochi mesi conducevo la hit parade (caccia alla stelle) che era il programma di punta. Paolo Rossi veniva a fare una trasmissione in cui lui intervistava i calciatori come Bettega, Boninsegna eccetera… Da lì nacque la grande amicizia con Paolo, durata poi fino alla fine. Fatta l’esperienza in radio, nel 1982 mi arriva la chiamata da Luca Ancetti che mi chiede di andare a collaborare con TVA. Inizio quindi coi telegiornali e con i servizi giornalistici e per un po’ mi divido tra radio, tv e  un lavoro al Gazzettino dove sono cronista sportivo. Inizio anche a fare le radiocronache delle partite del Vicenza. Tante trasferte e tantissime interviste. Nel 1989 vengo assunto dal Gazzettino, mollo la radio e tengo la tv. Faccio gli esami e divento giornalista professionista. Sono gli anni del basket femminile in giro per l’Europa (ex primigi ex zolu)”.

Nel 2001 estate arriva la chiamata di Campana. Gianni è indicato dal boss come l’uomo giusto per curare le relazioni con giocatori e stampa. A Sergio non si può dire di no e Grazioli si butta e saluta la carriera di giornalista sportivo dopo essersi tolto, comunque, bellissime soddisfazioni. “Ero un neofita di diritto sportivo – continua Gianni – ma in qualità di segretario generale dovevo per forza imparare. Il mio ruolo era gestire i rapporti con squadre, istituzioni e media”.

Oggi Grazioli è Direttore Generale di AIC e Presidente di AIC SERVICE, società che gestisce la parte commerciale dell’associazione. Da qualche anno è entrato nello staff della nazionale, un premio al suo lavoro. “Mi reputo un uomo davvero fortunato perché amo il calcio fin da bambino e arrivare a vivere a fianco dei protagonisti del Mondiale 2006 e dell’Europeo di quest’anno è stato una sorta di sogno. Vivo dentro ad un mondo che pur con tutti i suoi difetti e limiti, chiunque ama il calcio vorrebbe vivere. Ringrazierò per sempre Sergio Campana”.

AIC continua la sua quotidiana sfida per un calcio migliore. Il tema oggi è conservare i diritti acquisiti e gli accordi collettivi con le leghe (A, B e C). I calciatori italiani insieme agli inglesi sono i più tutelati al mondo ed è una posizione che va difesa. “Siamo molto orgogliosi del lavoro fatto insieme a tutti i calciatori durante la pandemia perché se il calcio è ripartito è stato anche per merito nostro. La stragrande maggioranza dei giocatori voleva ripartite e AIC ha fatto fronte comune perché solo ripartendo potevi limitare i danni e davi un messaggio di ottimismo al paese”. In Italia il 98% dei calciatori professionisti è vaccinato, e fa del nostro il paese con maggior numero di giocatori vaccinati. Merito della federazione medico sportiva, dei giocatori e del lavoro di AIC nei ritiri a parlare ed educare con una campagna di informazione e di supporto. “Realtà come AIC esistono in Europa praticamente ovunque.  Ma anche in Sudamerica e  in Africa. L’Italia è uno dei 5 paesi fondatori della FIFPRO  (federazione internazionale dei calciatori professionisti) che conta attualmente 65 paesi affiliati. Fino a pochi anni fa solo FIFA e UEFA avevano l’ultima parola sulle grandi decisioni, ma ora grazie a FIFPRO ci chiamano al tavolo a discutere”.

Grazioli comunica passione in ogni sua parola. Ama il suo lavoro e pare che il tempo non faccia che aumentare il suo attaccamento al mondo del calcio e a tutto ciò che ne consegue. Dal suo ufficio son passati tutti i più grandi. Allenatori, calciatori, presidenti, giornalisti. E ognuno finisce col vivere un po’ di Vicenza, a tavola con Gianni di fronte ad un baccalà fumante o in giro per la città del Palladio che di certo, fosse ancora qui, chissà che stadi avrebbe architettato.

Novembre 2024

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