Da questo mese inizia a collaborare con ViCult, la storica dell’arte Agata Keran. Per noi un onore.
È cosa senz’altro ovvia dire che il Santuario di Monte Berico non stanca mai lo sguardo, perché custodisce tesori, documenti e ricordi che continuano a destare curiosità e meraviglia. Luogo in cui è facile, addirittura spontaneo commuoversi davanti a un fiume in piena di narrazioni scaturite dal basso e dall’alto, legate a una pietà popolare che perdura da quasi sei secoli e porta al colle mariano persone di ogni ceto e provenienza. Lacrime, gioia, peripezie, travagli vissuti con spirito pronto ad accogliere il mistero e affidarsi a segni di un progetto che travalica la ragione umana.
Ogni opera custodita nel Santuario, piccola o grande, più o meno pregiata, trasuda in modo peculiare, davvero unico, quel sentimento nobile che si chiama gratitudine ed è capace di elevare l’anima umana dalla polvere terrena. Un grazie commosso per una guarigione ormai insperata, per un sogno realizzato, per una disgrazia allontanata. Un grazie gioioso per il dono della vita o per sentirsi a casa in questo luogo ameno custodito dalla comunità dei frati Servi di Maria dal 1435 e, ancor prima, per una manciata di anni, dall’ordine di Santa Brigida di Svezia.
Questa volta il nostro sguardo si sofferma in un ambiente novecentesco del complesso architettonico sviluppatosi gradualmente nel corso dei secoli. Il tesoro la cui storia andiamo a rispolverare è collocato, infatti, nella cappella della Riconciliazione (nota meglio come “Penitenzieria”), adiacente alla Basilica di Monte Berico, con le vetrate che si affacciano scenograficamente verso la Valletta del Silenzio. Si tratta del magnifico crocifisso ligneo appartenente al nucleo più antico di opere conservate nel santuario mariano, la cui prima pietra fu posta il 25 agosto 1428. Non si conosce con certezza la destinazione originaria del crocifisso. La lettura di alcune fonti d’archivio ha sollecitato due grandi studiosi della storia del Santuario, Davide M. Montagna e Aristide Dani, a considerare il legame con una cappella della chiesetta primitiva, realizzata tra il 1458 e il 1459, grazie alla donazione di Gaspare detto Testa del fu Girardo, carbonaio “de Alemania”. Spinto dal nobile proposito di impreziosire il santuario, nel 1452, quest’umile devoto offre a fra Antonio da Bitetto, allora priore del convento, “una pezza di terra, otto campi circa, in Pojana di Granfion”, a patto che il ricavo di vendita del terreno venga impiegato per erigere la cappella dedicata “ad reverentiam Crucifixi”. Probabilmente la cappella non era ancora ultimata nel 1459, se nel suo testamento Gaspare obbliga “Lazaro e Vivaro fratelli Pezzaroli”, in quanto beneficiati con il lascito di un terreno, a offrire un contributo alla realizzazione della cappella, iniziata probabilmente un anno prima e posta all’interno della chiesetta gotica (Montagna 1963). A differenza di quanto ipotizzato da Montagna, Dani propone l’ubicazione della cappella all’esterno, lungo la parete a sud-ovest verso Arcugnano, funzionale secondo quest’ipotesi alle celebrazioni all’aperto (Dani 1984).
I documenti d’archivio non menzionano in alcun modo la presenza del crocifisso ligneo all’interno della cappella, rimossa definitivamente nel 1733 (Rumor 1911). Rimane del tutto irrisolta la domanda sul presunto trasferimento del prezioso cimelio dalla chiesa ai Portici, il cui cantiere inizia nel 1746. La prima notizia certa legata al crocifisso come manufatto risale al 1747, quando durante la costruzione dei Portici, i “presidenti della fabbrica” chiedono al marchese Luigi Sale di donare “l’antico Capitello detto del Crocifisso”, ottenendo il suo placet con la condizione “di colocare, cioè, in conveniente sito l’imagine venerata del Crocefìsso, ora esistente nel Capitello” (Rumor 1911).
Ma si tratta proprio della stessa opera? A partire da questa data, le notizie si fanno sempre più dettagliate e ci conducono a scoprire la traslazione della cappella del Crocifisso al 28° portico (Disconzi 1800), per poi giungere in corrispondenza del raccordo tra i due bracci del porticato, dove si trova tuttora. Nel 1972, il venerato crocifisso verrà spostato, invece, all’interno del nuovo ambiente della Penitenzieria, inaugurata il 16 dicembre 1972.
Si ringraziano per la collaborazione p. Attilio M. Carrella, direttore della Biblioteca Berica, e Federico Bauce, archivista del convento di Monte Berico
Foto di Michele Rutigliano