Il lato oscuro delle rivalutazioni psichiatriche: malati psicotici gravi trasferiti ingiustamente in case di riposo

In un sistema sanitario che proclama la propria dedizione alla tutela dei più fragili, emerge una pratica inquietante e sommersa che meriterebbe un’attenzione ben maggiore: la rivalutazione indebita dei malati psichici gravi. Questo fenomeno, spesso nascosto dietro decisioni amministrative e logiche di contenimento della spesa pubblica, rappresenta una grave lesione ai diritti fondamentali di una delle categorie più vulnerabili della società. Ad essere colpiti sono in particolare i pazienti psicotici con decenni di storia clinica alle spalle, trattati per anni con terapie psichiatriche intensive. Questi persone vengono inaspettatamente “riclassificate” non più come malati psichiatrici bisognosi di cure specialistiche, ma come semplici anziani, con conseguenze devastanti per il loro benessere fisico e mentale. “Questi pazienti, molti dei quali hanno vissuto gran parte della loro vita con diagnosi di gravi disturbi mentali, si trovano improvvisamente sottoposti a nuove valutazioni da parte di commissioni psichiatriche” – dichiara Lo Presti Cosimo, presidente FISAM. La rivalutazione spesso si traduce in una drammatica ridefinizione della loro condizione clinica, con una conseguenza inevitabile: il trasferimento forzato in strutture per anziani, come case di riposo o residenze socio-sanitarie (RSA).”

Il passaggio a queste strutture avviene senza che vengano adeguatamente considerate né la volontà del paziente né quella delle famiglie. Spesso, si tratta di decisioni amministrative che escludono del tutto il coinvolgimento diretto dei soggetti interessati, violando così il diritto all’autodeterminazione sancito da normative nazionali e internazionali –  (riferimenti legislativi). Il trasferimento comporta una duplice penalizzazione. Da un lato, i pazienti perdono l’accesso a cure psichiatriche specialistiche, con un drastico peggioramento delle loro condizioni cliniche; dall’altro, il costo del soggiorno nella nuova struttura ricade spesso sulle famiglie o sui comuni di residenza. Questo trasferimento non solo rappresenta un onere economico per i più fragili, ma aggrava ulteriormente la discriminazione sociale ed economica già subita da questi pazienti. “Le conseguenze di tali trasferimenti sono devastanti e spesso fatali.” continua Lo Presti Cosimo  “Le statistiche mostrano come i pazienti psichiatrici trasferiti in RSA o case di riposo abbiano un’aspettativa di vita significativamente ridotta, con molti che muoiono entro due anni.” Tra le cause principali di questo drammatico epilogo:

* Mancanza di cure specialistiche: Le RSA non dispongono di personale adeguatamente formato per trattare patologie psichiatriche gravi, con conseguente peggioramento delle condizioni dei pazienti.

* Interruzione della continuità terapeutica: I pazienti subiscono interruzioni brusche nei trattamenti farmacologici e psicologici, con effetti potenzialmente letali.

* Isolamento sociale: L’allontanamento dall’ambiente familiare e dai terapeuti di riferimento amplifica sintomi come ansia, depressione e psicosi.

* Deterioramento fisico: L’attenzione nelle RSA si concentra sui bisogni fisici di base, trascurando gli aspetti psichici e mentali, con ripercussioni negative sul benessere generale del paziente.

* Declino della qualità della vita: L’ambiente non adeguato alle loro esigenze specifiche accelera il deterioramento cognitivo e fisico, aumentando il rischio di complicazioni mediche.

La società, che dovrebbe fungere da baluardo di protezione per i più deboli, si dimostra inerte di fronte a questa ingiustizia, contribuendo a perpetuare l’emarginazione e l’invisibilità di queste persone. È urgente un ripensamento radicale di queste pratiche. “Le associazioni di familiari e i comitati per i diritti dei pazienti devono intensificare la loro azione per garantire che i malati psichiatrici cronici gravi ricevano cure adeguate fino alla fine della loro vita.” – conclude Lo Presti Cosimo e prosegue: “Allo stesso tempo, le istituzioni devono promuovere una maggiore trasparenza nei processi di rivalutazione clinica e assicurare che i trasferimenti avvengano solo con il consenso informato dei pazienti e delle famiglie.” L’anzianità non può e non deve cancellare una storia di malattia psichiatrica. Il diritto alla salute è universale e inalienabile, e deve essere rispettato a prescindere dall’età o dalle condizioni economiche. Solo attraverso un impegno collettivo e una ferma opposizione a queste pratiche sarà possibile restituire dignità e diritti a chi è già stato dimenticato troppe volte.

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