Un vicentino sulla luna. L’arte di Michele Bajona sarà lanciata nello spazio per il progetto “Lunar Codex”.

Non solo la terra non è piatta, ma siamo anche stati sulla luna e ci stiamo pure tornando. La luna, da secoli, ha un forte ruolo simbolico per l’uomo. Orlando ci perse il senno e Astolfo andò a recuperarlo. George Meliès l’immortalò in pellicola nel 1902 nel suo celeberrimo film in cui una navicella si schianta sull’occhio di una umanissima luna. Ci rivolgiamo a lei per imbottigliare il vino, per tagliare i capelli, per i nostri umori. Regola le maree e scandisce il calendario. Come il pastore errante leopardiano la fissiamo e chiediamo “che fai in ciel? Dimmi che fai silenziosa luna?”. Quando ci mise piede Neil Armstrong fu un momento epocale soprattutto per la valenza simbolica rappresentata. “Chiedere la luna” significa ostinarsi nel fare una cosa improduttiva, perdendo tempo e fatica. Ma se sulla luna ci cammini, come Sting e i Police, allora tutto diventa possibile. Hai ritrovato il senno, hai dominato gli elementi, hai ottenuto l’impossibile.

Da questi e altri presupposti prende corpo il progetto “The Lunar Codex” di Samuel Peralta. Fisico, imprenditore ma soprattutto scrittore visionario. Scrive per USA Today e il Wall Street Journal ed ha conquistato le classifiche con i suoi bestsellers della serie “The Future Chronicles”. Nella sua mente in perenne movimento, ha iniziato a farsi strada un po’ di anni fa, un’idea bizzarra: radunare opere di quanti più artisti possibili in giro per il mondo e poi metterle in una capsula e spedirle sulla luna. Tutto inizia quando la NASA comunica che l’uomo tornerà sul nostro satellite nel 2025. In preparazione, saranno prima inviati degli strumenti scientifici, dal 2022 al 2024, tramite i partner del Commercial Lunar Payload Service (CLPS), come Astrobotic Technologies e Intuitive Machines. Ed è in questi lanci che trova posto (letteralmente) il progetto di Peralta. Il “codex” (codice) sarà una capsula del tempo che contiene arte contemporanea e diventerà quindi la prima “installazione” d’arte nella storia dello spazio conosciuto. In tre diversi lanci, andrà a posizionarsi in tre diversi luoghi: il lago della morte, l’oceano delle tempeste e il polo sud lunare. Ventimila artisti da novantasei paesi. E qui arriviamo noi. Non sappiamo al momento se ci siano altri italiani e quanti possano essere ma quel che sappiamo è che ci sarà un vicentino. Si chiama Michele Bajona ed è un cervello in fuga da Vicenza ormai da anni ma che non avrebbe mai pensato di fuggire (anche se solo metaforicamente) così lontano. Architetto (prima di darsi solamente all’arte), ha vissuto a Barcellona e a New York ed ora, da sette anni ha casa e lavoro a Città del Messico. Lo raggiungiamo quando da lui è mattina presto (ci sono 7 ore di differenza) e si trova in piena estate.

Buongiorno Michele! Pronto per il decollo?

Guarda, ormai me ne son fatto una ragione. Una vocina dentro di me per un po’ mi diceva “ma che senso ha ‘sto spreco per mandare 4 cose sulla luna che tanto nessuno mai vedrà?” Però poi ho iniziato a rifletterci meglio. Da un punto di vista emotivo, questo viaggio ha un fascino enorme ed è ovviamente solo un simbolo. Se riusciamo a creare un po’ di poesia con una spedizione d’arte e cultura, ben venga. Sono collezioni curate da Samuel che hanno a che vedere con qualcosa di più grande di quella che è la realtà quotidiana. Io sono a conoscenza del tutto da più di un anno ma non ho mai detto nulla a nessuno: ora però penso che con questo presente atroce che stiamo vivendo tutti, è bello ci sia un progetto così idealista e sognatore.

“Narcissus”

Saranno tre le spedizioni artistiche. La “nova” collection, la “peregrine” collection e la “polaris” collection. Il primo lancio sarà effettuato a giugno e la capsula compirà solamente il giro dell’orbita come prova. In estate poi partirà la “nova collection” che conterrà i lavori di Bajona.

Come hai conosciuto Samuel Peralta

Samuel fa parte di un circolo di artisti e poeti di cui faccio parte anch’io, aperto su molti fronti. Ha curato una mostra in cui anch’io ero selezionato. Si chiamava “Shelter”, svoltasi durante il primo periodo covid, ed esponeva un mio quadro con Thelma (la moglie, anch’essa artista) che si specchia in uno stagno. Abbiamo così iniziato un rapporto che alla fine mi ha portato ad essere tra i protagonisti di questa folle avventura. Ad oggi si contano 1.800 artisti dentro al progetto, ma saranno sempre di più, fino al lancio della capsula. Samuel cura tutte le collezioni personalmente. Le opere saranno in formato sia analogico che digitale. Tutto è molto simbolico e poetico.

“Aphrodite”

Lasciamo stare la luna adesso, e veniamo al tuo lavoro di artista. Sei noto soprattutto per gli acquerelli, che sono la tua forma espressiva preferita, cos’altro puoi dirci?

L’unica cosa che mi motiva ad andare avanti è la novità. Provare, conoscere, imparare. E una volta fatto questo, insegnare. Amo molto tenere corsi e avere a che fare con studenti stimolanti da cui a mia volta apprendo moltissimo. La tecnica dell’acquerello fa molto bene alle persone, ne cambia lo schema mentale: ricevo molte testimonianze in tal senso. Ho un sacco di studenti ormai ed è bello fare cose per gli altri. Tengo due corsi sul ritratto, uno di acquerello e un altro chiamato “Disegnare con Leonardo Da Vinci”. Rendere accessibili i grandi del Rinascimento in una forma un po’ teorica e un po’ pratica è fondamentale, secondo me. Si tratta di maestri ancora oggi insuperati.

“Cynthia distesa”

Michele si divide tra i corsi (sulla piattaforma mondiale Domestika) con ben 7.000 studenti, e il suo lavoro da artista, che ha notevole successo. Vende bene soprattutto negli Stati Uniti dove è seguito e promosso da diverse gallerie. Ultimamente ha ricevuto il premio “Blue Review Art Prize” dalla galleria “sugar leaf” di New York, per l’opera “Young Caravaggio”, che è stata poi regalata ad Isaac Hernandez, primo ballerino del San Francisco Ballet.

“Young Caravaggio”

Thelma intanto ha appena terminato una mostra collettiva nello spazio culturale curato dalla coppia: “el_galpon”. Anche lei architetto, si dedica molto all’urbanistica. A Parigi ha realizzato un’installazione con Mauricio Rocha.

“PARAÍSO”, di Thelma Seguí.

Da Vicenza alla luna quindi. E visto che, come dice giustamente Michele, viviamo un presente atroce, ci pare giusto finirla con una poesia che pare fatta apposta.

Chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma, chissà se è la stessa o soltanto sua sorella… Ma son sempre quella! – la luna protesta – non sono mica un berretto da notte sulla tua testa! Viaggiando quassù faccio lume a tutti quanti, dall’India al Perù, dal Tevere al Mar Morto, e i miei raggi viaggiano senza passaporto. Gianni Rodari.

Aprile 2024

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