Quella di sabato scorso è stata una manifestazione sacrosanta. In questo paese il problema sicurezza è reale e serio. E Vicenza è una città italiana, e vive questo tema come ogni altra città italiana. La mancanza di sicurezza, l’aumento degli episodi di criminalità, è un fatto nazionale, sbagliatissimo e fuorviante sarebbe limitarsi alle nostre mura. Anzi, ogni dato ci racconta come Vicenza rimanga più sicura di moltissime altre città. Però noi non eravamo abituati agli scippi, ai furti, alle spaccate. Ci eravamo dimenticati dei tossici, della presenza dell’eroina come cancro sociale. Eppure non erano molti anni fa, appena 40, quando eroinomani imperversavano nelle nostre vie, aprivano macchine e svuotavano appartamenti. La differenza è che oggi la droga, l’accattonaggio e i molti senza tetto, sono risultati evidenti di una povertà diffusa che ormai è impossibile non considerare come principale preoccupazione sociale. Viviamo in un paese che ha gli stipendi fermi a 30 anni fa, che vede le tasse aumentare insieme al costo della vita per molti insostenibile. Chiunque vada a fare la spesa se ne accorge. Eppure chi ci governa dice che va tutto bene. Il governo sovran/populista meloniano vive di propaganda e poco o nulla si occupa di realtà. L’immigrazione aumenta, ma si spende più di mezzo miliardo di euro per un centro insensato e inutile in Albania. Le accise sulla benzina, la flat tax, tutte promesse inattese. Nel frattempo Bankitalia taglia le stime di crescita del PIL italiano. Nei prossimi tre anni peraltro sarà tra i più bassi in Europa. Così come la produzione industriale che crolla e da 24 mesi consecutivi è in calo. Ed ora arriveranno i dazi. In tutto questo bailamme l’incertezza aumenta di conseguenza e i soldi in tasca sono sempre meno. Ovvia e logica conseguenza è la crescita della delinquenza. Le città sono sempre meno sicure. Si ha paura a girar di notte ma spesso anche in pieno giorno.

La manifestazione “Adesso basta!” aveva quindi tutti i motivi per essere organizzata. Il suo principale promotore, Bruno Celsan, aveva annunciato che sarebbe stata spontanea e assolutamente apolitica. Alla fine la politica, come sempre, è arrivata. E c’è poco di cui stupirsi, capita sempre, di qualsiasi colore si parli. Però stavolta ha fatto un po’ riflettere vedere leghisti e, soprattutto, meloniani, sfilare fieri e decisi, mostrando la mascella volitiva sprizzante ordine e disciplina. Il problema è che costoro, così come tutti i partecipanti, non si sono accorti che stavano sfilando e manifestando in realtà contro il governo e per altro giustamente. Non se ne sono accorti sebbene l’abbiano anche detto, forse a loro insaputa. L’ex assessore Maino ad esempio sulla sua pagina facebook ha scritto che manifestavano per chiedere: meno multe agli automobilisti, più controlli presso le residenze degli stranieri in città e più sostegno alle forze dell’ordine anche mediante l’uso del taser. Insomma, il messaggio era: Piantedosi ascoltaci (e Salvini, ma lì è un capitolo patologico a parte)! Un governo incapace di gestire immigrazione e sicurezza va correttamente criticato. Ottimo. Peccato che quei cinque cavalieri dell’apocalisse che si prendevano il corteo non ci siano arrivati e che per loro sia solo colpa del sindaco, che invece come tutti i sindaci, di destra, di sinistra, di centro, civici, ha un potere purtroppo limitato e chiede in ginocchio risorse economiche e umane ad uno stato che non può ahimè più garantire. Quei 300 manifestanti, numero decisamente considerevole ma non di certo rappresentativo della città, hanno assolutamente ragione. Chi li cavalca ha per l’ennesima volta mostrato come sia triste e vuota la propaganda ma come ti rimanga solo quella quando non hai altro di serio da proporre.










