Alla redazione
La mia arte credo possa essere compresa da sé, semplicemente osservandola. Ogni opera è uno specchio davanti al quale riflettere, un veicolo attraverso il quale il fruitore può riconoscersi e indagare se stesso. Il processo creativo del mio lavoro parte dalla stesura del colore e, una volta realizzato lo sfondo, i disegni emergono spontanei nella mia mente. Una determinata macchia mi richiama un certo elemento e così via. La tecnica è quella della pareidolia, ovvero l’azione di intravvedere e riconoscere forme familiari nelle nuvole.

È quindi una sorta di lenta nascita; piano piano, con il pennino intinto nella china, la trama prende forma e lascia emergere i soggetti. Gli intrecci e le storie che alla fine si possono leggere si creano in itinere, nel corso della creazione. È come un atto di fede, un dialogo spirituale, mi fido di ciò che sarà. Una volta ultimata, l’opera vive di vita propria, diventa, io amo dire, “pura”, ovvero ogni volta che la si indaga suscita immagini e riflessioni diverse rispetto a quelle precedenti e a quelle per cui è stata creata. Dal punto di vista concettuale, il mio lavoro si basa su una serie di studi di sintesi linguistica che chiamo “equazioni filosofiche”:
God Iam0
+X-=:
= = =
Ogni opera le contiene letteralmente e ne è lo sviluppo illustrativo, che si concretizza nella continua trasformazione di fronte all’anima artistica di chi la scruta. Il titolo della mostra “TЯAMAI” ne riassume la pluralità del significato. TЯAMAI o trama prima sottintende la possibilità che ve ne sia una seconda, una terza, la mia, la tua, la sua e così via, in base a chi la indaga. TЯAMAI invece, come parola inventata, mi ricorda il termine telai, che però, composto dalla preposizione “tra” e l’ avverbio “mai” sposta l’ intreccio del tessuto del mio pensiero, dallo spazio al tempo. Invece la “Я” storta invita a leggere la parola al contrario, che diventa, in inglese, “I am art”, io sono arte, tu sei arte, noi siamo arte!

Il veicolo di un messaggio, la pratica di un passaggio, una forma concettuale… Il passato remoto del verbo tramare.
Michele Calearo
Dal 15 marzo al 5 aprile
Vernissage sabato 15 dalle 18
And Art Gallery
Contra frasche del Gambero 17
Vicenza
