Martedì 26 novembre alle 21, al Teatro Comunale di Vicenza si svolgerà un concerto molto particolare. Il live di The Necks è un prologo, un antipasto, un amuse bouche per quella che sarà la nuova avventura dei concerti rock (e dintorni) presso il teatro cittadino che inizierà con l’attesissimo evento del 10 marzo 2025 con i Godspeed You! Black Emperor. Se è vero che pochi prenotano un tavolo al ristorante per gli antipasti, è altrettanto vero che un’idea dei piatti forti si crea sin da subito.

Formatisi nel 1987, The Necks sono oggi una delle band di culto mondiali. Trio composto da Chris Abrahams al piano, Tony Buck alle percussioni e Lloyd Swanton al basso, incarnano un senso musicale che ha pochissimi metri di paragone. Il trio ha trascorso oltre 30 anni a perfezionare uno strano senso di movimento. Attingendo alle tradizioni intersecanti del jazz, dell’improvvisazione e della musica ambient, ha creato una musica ultra-minimale così ossessionata dalla ripetizione che può sembrare di stare fermi. Il New York Times li ha definiti “il più importante trio al mondo”. La loro musica è talmente unica da non avere catalogazione. Sembra jazz ma non lo è, sembra minimalismo ma è decisamente più di questo, sembra ambient ma ne ricalca solo qualche suggestione. E’ musica contemporanea colta, ma che ha un’incredibile capacità di ammaliare e affascinare in modo diretto. The Necks sono la miglior band al mondo nel suonare questa musica, e questa musica la suonano solo loro. Sicuramente è dal vivo che danno il meglio, nonostante i molti album pubblicati siano tutti di livello eccelso.

Solitamente iniziano a suonare una figura melodica e ritmica di base, e poi continuano per un’ora, introducendo gradualmente microscopici cambiamenti e variazioni. Alcuni critici li hanno paragonati a gruppi Krautrock come Can e Faust. Altri trovano somiglianze nelle opere di compositori minimalisti come LaMonte Young, Tony Conrad e persino Philip Glass. La band è stata descritta come rivoluzionaria e contro la tradizione dell’ultimo quarto di secolo, soprattutto occupando gli spazi tra le posizioni accettate e rifiutando ostinatamente di obbedire alle regole del genere. Ogni performance dei Necks inizia con una pagina bianca che uno del trio inizierà a riempire per dare inizio al viaggio. Non ci sono regole, né accordi su chi prenderà il comando e su come si evolverà il discorso. Gli unici criteri che si applicano sono quelli dei loro standard impeccabilmente elevati. Uno alla volta, entrano nella composizione con i loro contributi: tutti e tre gli esecutori sono indipendenti ma intrecciati. Mentre il “pezzo” si costruisce attraverso sottili micro-cambiamenti, l’interazione dei loro strumenti crea strati di armoniche e lavaggi prismatici del suono che portano alcuni ad applicare l’etichetta di genere “trance jazz”. Ogni spettacolo dei Necks è un’esperienza fuori dall’ordinario. I Necks fanno sprofondare gli ascoltatori in un tipo di profondità psicologica violenta che pochi altri gruppi riescono a raggiungere.

L’esperienza di un live dei Necks è catartica e sconvolgente e non è mai uguale a se stessa. Assistere ad un concerto di questo incredibile trio significa abbandonare quel che si riteneva ovvio sull’ascolto e sul senso di concerto e immergersi corpo e membra in un’atmosfera talmente distante dall’abituale da risultare liberatoria e purificante. Nessun altro gruppo riesce a raggiungere un’area sonora lontanamente simile, quasi come se la loro musica fosse disincarnata dal tocco umano convenzionale, arrivando da una qualche fonte astratta sconosciuta. Ha scritto il Times di Londra: “È abbastanza sicuro dire che nessun altro gruppo al mondo suona come i Necks… straordinaria empatia e disciplina”. Per il Guardian: “Producono un’esperienza sonora post-jazz, post-rock, post-tutto che ha pochi paralleli o rivali. Possono insegnarci ad ascoltare in modo nuovo, ma comunicano allo stesso tempo un’energia e un calore feroci. La loro musica è un viaggio emozionante ed emotivo verso l’ignoto. Come vedere un mondo in un granello di sabbia, i Necks ci permettono di ascoltare un intero nuovo mondo musicale in una scheggia di suono”. Scrive il Financial Times: “Come tre musicisti possano suonare come diciotto è un mistero… dall’ensemble emergono suoni straordinariamente magici… il modo in cui i Necks fanno questo con gli strumenti acustici è a dir poco miracoloso”. Quel che fanno è inspiegabile, inclassificabile e irraggiungibile, a meno che non siate loro. Un concerto unico, immancabile, un’esperienza assoluta.
