Sono state 673 mila le firme complessive raccolte per il Referendum per la cittadinanza. Un risultato incredibile e inatteso anche dai più ottimisti. Una mobilitazione che ha mosso una vera “chiamata alla firma” soprattutto negli ultimi giorni. Per Riccardo Magi è la prova che “il Parlamento non vede la realtà e grazie alla mobilitazione vincono democrazia e partecipazione”. La storia dei radicali italiani è fatta di grandi successi pur avendo percentuali risibili in parlamento, la prova è che sui temi veri si possono trovare maggioranze ampie e trasversali, il punto sta metterci la faccia per primi. La battaglia è tutto fuorché vinta, occorre ricordarlo. Dopo l’approvazione della Cassazione inizia l’iter che ha il voto finale come obbiettivo e sappiamo bene come i referendum in questo paese non superino quasi mai il quorum. Il quesito mira a a modificare l’articolo 9 dell’attuale legge sulla cittadinanza 91/1992, proponendo la riduzione del periodo di residenza legale in Italia, necessario per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana, da 10 a 5 anni. Una volta ottenuta la cittadinanza, essa sarebbe poi trasmessa automaticamente ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Secondo le stime, la modifica dei termini per richiedere la cittadinanza italiana riguarderebbe 2,5 milioni di persone.
Noi abbiamo incontrato Corrado Cortese, portavoce regionale di Più Europa, che, ricordiamolo, ha promosso il referendum insieme a diversi politici dell’opposizione e molte organizzazioni no-profit.
Da dove nasce l’urgenza che ha portato a questa iniziativa?
Sono 30 anni che non si cambia la legge e 3 decadi significa che nel frattempo è cambiato il mondo. Non stiamo proponendo nessuna rivoluzione, spostiamo solamente da 10 a 5 anni il tempo per essere italiani. 30 anni fa in Italia c’erano 475mila stranieri adesso quasi 6 milioni, direi che non è difficile comprendere.
Una delle novità assolute è stata la piattaforma online e la firma tramite spid
Questa iniziativa nasce da Più Europa che però non ha voluto metterci il marchio, rimanendo focalizzati solo sui temi. Stesso discorso per la piattaforma, che è stata creata da Più Europa e messa a disposizione dei vari governi. Draghi ha nicchiato sul prenderla in gestione dal punto di vista governativo. Al governo Meloni invece è toccato per forza dare una risposta visto che era una scadenza e così l’ha fatta diventare governativa. I costi sono stati sostenuti da Più Europa e dall’Associazione Coscioni. È stato Riccardo Magi con un emendamento a fare si che si possano raccogliere le firme con lo spid. Ora non c’è più il problema di verificare se Tizio ha votato o meno. Questa forse si che si può chiamare piccola rivoluzione.
Il successo dimostra che può esistere una partecipazione trasversale su temi così importanti, al di là di posizioni partitiche magari distanti.
Certo, perché il tema è di tutti. Parlo ad esempio della Comunità Sant’Egidio o di Luigi Manconi. Ma sono d’accordo con noi tutte le piccole medie imprese. Ricordiamoci che il 10% del pil veneto è fatto dagli immigrati. Con la legge attuale i presunti 10 anni spesso slittano fino a diventare 15 o addirittura 18. Non è un tema di sinistra, è un tema del nord. Qui abbiamo preso 55 mila voti nell’ultima settimana e vuol dire che anche chi vota Lega o FDI ha sottoscritto questa cosa. Non è lo ius soli, è una riduzione nei tempi della cittadinanza. Tutti in Confindustria lo vogliono e pure le partite iva. Ci tengo a ringraziare il sostegno convinto dei sindaci Possamai e Tomasi, prova che chi è davvero sul territorio queste cose le conosce bene.