La storia ci insegna o è destinata a ripetersi?

Due giorni fa è uscito un sondaggio dell’Istituto Piepoli per Rai News sulle presidenziali americane. Il quesito era: “Se fossi americano, chi voteresti?”. Gli elettori del centrodestra hanno risposto Harris al 41%, Trump al 38% e non so al 21%; gli elettori di centrosinistra voterebbero Harris al 71%, Trump al 13% e non sanno al 10%; infine gli elettori del M5S che stanno con Trump al 54%, con Harris al 24% e non si schierano al 21%. Alla luce di quanto sta capitando recentemente non c’è nulla di cui sorprendersi. Come avevamo scritto la settimana scorsa, il fronte trumpiano dalle nostre parti ha basi solide in casa Cinquestelle e Lega ma pure negli altri partiti, che in maniera compatta, da destra a sinistra, hanno votato perché gli ucraini si difendano con le mani legate, assecondando il volere di The Donald e ovviamente di Vladimir Putin. Tra i pochi contrari a questa linea, Pina Picierno del Partito Democratico, che ieri sui social ha postato una netta e chiara accusa all’ex primo ministro in pochette: “Giuseppe Conte in queste ore sta facendo un regalo enorme alla destra e ai sovranisti. Con la politica dei veti, della spartizione delle poltrone in Rai, con la mancata firma alla proposta di referendum sulla cittadinanza, con il posizionamento equivoco sull’aggressione russa dell’Ucraina, cerca di recuperare una dimensione di centralità nell’elettorato, dimostrando ancora una volta che il suo unico interesse è elettorale. Viene il sospetto che attenda, come Giorgia Meloni, i risultati delle presidenziali americane e come lei auspichi la vittoria di Trump per spostare ancora una volta l’asse delle sue alleanze. Credo che gli elettori e i militanti del centrosinistra meritino chiarezza e lealtà, perché nessuna alleanza può basarsi sulla volubilità e sui sondaggi: il futuro dell’Europa e del Paese si gioca sul campo dei valori e della visione politica”.

Pina Picierno

Nelle stesse ore, il leghista veneto Valdegamberi, ammette con orgoglio di esserci lui dietro alla campagna pro-russia nella nostra regione. Parliamo di quei manifesti che recitano “La Russia non è il mio nemico” che si trovano in buona parte della penisola. Se quindi Valdegamberi, veronese del Cremlino, ha messo a disposizione qualche centinaia di euro (così dice lui sul corriere di ieri) per appoggiare la Madre Russia, a Roma lo stesso ruolo lo ha svolto un dirigente del partito di Conte, Domenico Aglioti, tra i fondatori del M5S, pure lui reo confesso con fierezza. Non è ovviamente un caso che i due partiti putiniani siano anche schierati con Trump, quel che riesce incomprensibile è come la sinistra ci vada a braccetto. Eppure la storia dovrebbe essere maestra. Storia, anzi, attualità, che vede Putin scommettere sulla dissoluzione delle democrazie. Ieri ha vinto in Austria, dopo la Brexit, Orban, l’Ungheria e l’Italia. Quando vedremo tutto questo con gli occhiali della Storia, sarà tutto evidentissimo. Rileggendo la storia di un secolo fa, intanto, è facile individuare tra le cause dell’ascesa del fascismo la pavidità e le divisioni del “campo largo” di allora. Forse non siamo all’alba di un nuovo ventennio, ma la pochezza dell’opposizione alla destra (interna e mondiale) è più o meno la stessa. Con la differenza che nel “campo largo” d’epoca avevi gente come Amendola, Modigliani, Matteotti, Gramsci e De Gasperi. Ora hai Elly Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni. Va bene che la politica non è personalizzazione, però anche i giocatori fanno la differenza.

Alcide De Gasperi

Un altro tema fondamentale è la leadership. Per rilevare la fragilità del centro sinistra basta guardare alle battaglie che cavalca, ai “leaders” che propone e le priorità che ha. Non serve andare a riguardarsi il fascismo. La “colpa” allora fu da dividere in parti uguali tra sinistra e centro liberale. Oggi la situazione non è diversa. La storia non si ripete mai allo stesso modo. Ma capirne i ricorsi aiuterebbe a evitare almeno i guai più grossi. Logica imporrebbe di togliere il M5S dal campo dell’opposizione e considerarlo per quello che è: destra. Esattamente come il suo giornale, Il Fatto Quotidiano, che pochi giorni fa ha pubblicato una indecente e schifosa vignetta antisemita tipica del più becero fascismo. Ma Bettini e soci hanno deciso altrimenti e si vedono i risultati.

il dito accusatore

Il problema (uno dei) è che il campo largo attuale è culturalmente, intellettualmente, politicamente anni luce distante da quello di allora, ma la domanda é: l’eventuale prossimo ventennio sarà legato alle elezioni Usa? Questa sembra essere la chiave. Il fronte trumpiano è forte e vede Meloni, Salvini e Conte dalla stessa parte. Di certo, rimanendo in casa nostra, la più grossa fortuna di Meloni sono i suoi avversari, insieme al populismo, all’assenteismo e alla decadenza culturale generale. Il fascismo giocò su questo facendo leva sulla democrazia ed il suo permissivismo. Ecco, magari l’errore del permissivismo sarebbe da non ripetere.

Qui Italia, avamposto russo

In parlamento europeo siedono di per certo quattro antifascisti contemporanei: Pina Picierno, Elisabetta Gualmini (del PD) e Massimiliano Salini e

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