Vicenza, sacrestia d’Italia per antonomasia, feudo della Democrazia Cristiana nella seconda metà del Novecento, in altalena fra Centrodestra e Centrosinistra nel nuovo secolo, ha avuto anche un sindaco di sinistra. E ce l’ha avuto addirittura due volte e, per di più, nella stessa persona: Luigi Faccio, socialista, che è stato sindaco la prima volta dal 1920 al 1922 e, la seconda, ben ventitre anni dopo, dal 1946 al 1948.
La eccezionalità di un primo cittadino “compagno” in una Vicenza etnologicamente moderata, conservatrice e, al massimo, più cattolicamente che laicamente progressista, si collega in tutta evidenza, come rivelano le date, a situazioni storiche, sociali e politiche tutt’altro che ordinarie: le due guerre mondiali. Faccio, infatti, fu sindaco tutte e due le volte subito dopo la fine dei conflitti e, quindi, in contesti politici estranei e anomali rispetto al tradizionale quadro locale.
Le due sindacature di Faccio sono, però, conseguenza di situazioni diverse: quella del 1920 è il risultato del forte successo elettorale, non solo nel capoluogo ma in tutta la provincia vicentina (e in tutto il paese), del Partito Socialista Italiano, che – è il caso di sottolinearlo – all’epoca comprendeva sia la corrente riformista (a cui apparteneva Faccio) che quella sindacale comunista, che uscì dal partito il 21 gennaio 1921 fondando il Partito Comunista Italiano. La seconda nomina di Faccio prosegue, invece, la sua investitura dal parte del CLN come primo sindaco del dopoguerra ed è il risultato di un accordo politico fra i socialisti, comunisti e cattolici. Faccio fu sindaco di sinistra, in realtà, solo la prima volta, quando fu a capo di una giunta monocolore: i socialisti stravinsero le elezioni amministrative del 24 ottobre 1920 e portarono in Sala Bernarda ben 32 consiglieri, lasciando in netta minoranza i cattolici.
Nato a Vicenza nel 1877, di umili origini, iniziò giovanissimo a lavorare, prima come falegname e poi come tipografo. A fine Ottocento aderì al Partito Socialista Italiano svolgendo un intenso lavoro di proselitismo dei lavoratori della città e della provincia e fu uno dei fondatori del socialismo vicentino. Antimilitarista e pacifista, Faccio fu nominato sindaco dall’ala riformista del partito. Rimase in carica, però, poco meno di due anni: nella notte del 14 ottobre 1922 un manipolo di fascisti sequestrò lui e gli altri assessori obbligandoli con la forza a firmare le dimissioni. Il Comune fu commissariato dal Prefetto.
Altrettanto breve (1946-1948) fu la seconda sindacatura di Faccio, nominato da una maggioranza consiliare assolutamente anomala, che comprendeva la Democrazia Cristiana (42%), il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, sorto nell’agosto 1943 dalla fusione del PSI con il Movimento di unità proletaria e che, nel 1947, riprese la vecchia denominazione di PSI (secondo partito in città con il 32%) e il Partito Comunista Italiano (14,4%). Faccio, ed è difficile oggi capire come, riuscì a battere per un solo voto il candidato sindaco della DC Guglielmo Cappelletti, anche con l’appoggio del Partito d’Azione, fermo al 2,5%.
Nelle elezioni del giugno 1946, Faccio fu eletto all’Assemblea Costituente nella Circoscrizione Verona-Padova-Vicenza-Rovigo (13.166 voti). Uscì dal Partito Socialista Italiano nel 1949 ed entrò nell’area di Giuseppe Romita, che aderì al Partito Socialista Unitario. Fu eletto, poi, consigliere provinciale nelle prime elezioni provinciali del 1951 con la lista unitaria Psli-Psu, che darà vita al Psdi l’anno seguente.
Morì in modo improvviso il 21 dicembre 1951. A lui è intitolata la sala della Giunta a Palazzo Trissino Baston.
“Dentro alla gavetta”, la nutrizione durante la Grande Guerra
Nel salone d’ingresso del Museo del Risorgimento e della Resistenza due grandi teche sono dedicate alla nutrizione durante la Guerra