La Città Sociale di Valdagno rappresenta uno degli esperimenti urbanistici e sociali più significativi del XX secolo in Italia. Questa città nella città è il risultato della visione progressista di Gaetano Marzotto, vero imprenditore illuminato, che ha cercato di creare una comunità ideale per i lavoratori della sua azienda. La storia della Città Sociale di Valdagno inizia all’inizio del XX secolo, in un periodo caratterizzato da forti tensioni sociali e condizioni di lavoro spesso precarie nelle industrie. Gaetano Marzotto, erede di una dinastia di industriali tessili, decise di affrontare questi problemi creando un ambiente di lavoro e di vita migliore per i suoi dipendenti. Il progetto della Città Sociale fu avviato negli anni ’20 e continuò a svilupparsi nei decenni successivi. L’idea di Marzotto era semplice ma rivoluzionaria: offrire ai lavoratori non solo un salario, ma anche una qualità di vita dignitosa. Questo si tradusse nella costruzione di abitazioni moderne, servizi sanitari, scuole, strutture ricreative e culturali, tutti progettati per migliorare il benessere della comunità. Il risultato è un esempio notevole di urbanistica razionalista e modernista. I piani urbanistici furono influenzati dalle idee del Movimento Moderno e dall’architettura funzionalista. Gli edifici residenziali furono progettati per essere funzionali, igienici e confortevoli, con ampi spazi verdi e infrastrutture di supporto.

Tra gli edifici più significativi vi sono:
- Le Case dei Lavoratori: Abitazioni progettate per ospitare le famiglie dei lavoratori, dotate di tutti i comfort moderni dell’epoca.
- La Scuola Elementare: Un edificio all’avanguardia per l’educazione dei figli dei dipendenti, con ampie aule, palestre e spazi all’aperto.
- Il Teatro: Uno spazio culturale dove venivano organizzati spettacoli, concerti e altre attività ricreative.

L’urbanistica della Città Sociale era basata su principi di efficienza e vivibilità, con strade ampie, aree pedonali e spazi verdi che incoraggiavano l’interazione sociale e il benessere fisico. Il progetto di Marzotto non era solo architettonico, ma anche profondamente sociale. Egli credeva fermamente che migliorare le condizioni di vita dei lavoratori avrebbe portato a una maggiore produttività e lealtà verso l’azienda. Questo approccio paternalistico, seppur criticato da alcuni come una forma di controllo sociale, era rivoluzionario per l’epoca. La Città Sociale promuoveva valori di solidarietà, educazione e benessere collettivo. Le attività ricreative e culturali erano organizzate per favorire la coesione sociale, mentre i servizi educativi e sanitari erano accessibili a tutti. Questo modello di welfare aziendale rappresentava un’alternativa alle condizioni di vita spesso miserevoli dei lavoratori industriali di altre città.

La Città Sociale di Valdagno ha lasciato un’impronta duratura sia a livello locale che nazionale. Sebbene il modello paternalistico di Marzotto possa sembrare antiquato oggi, la sua visione di una città integrata e ben progettata ha influenzato molte altre iniziative di sviluppo urbano e welfare aziendale in Italia e all’estero. Oggi, la Città Sociale è riconosciuta come un patrimonio culturale e architettonico di grande valore. Molti degli edifici originali sono stati restaurati e continuano a essere utilizzati per scopi residenziali, educativi e culturali. La comunità di Valdagno è orgogliosa della sua storia e delle conquiste sociali ottenute grazie alla visione di Gaetano Marzotto. Visione che ha lasciato un’eredità duratura che continua a essere studiata e ammirata. In un’epoca in cui le città affrontano sfide crescenti legate alla sostenibilità e alla coesione sociale, l’esperienza di Valdagno offre lezioni preziose su come costruire comunità più giuste e vivibili.
