Potremmo essere distrattamente tentati di pensare la cultura come un oggetto isolato dal quotidiano, verso cui di tanto in tanto volgere la nostra attenzione compiendo un gesto educato di pura e vuota formalità. Si va al museo, si assiste a uno spettacolo, si legge un libro. Tuttavia nessuna di queste azioni è pura passività. Nel momento in cui il soggetto, ovvero noi fruitori, stabilisce una connessione sincera con la manifestazione culturale, l’arte smette di vivere solo per sé stessa. L’arte per l’arte diventa l’arte per la vita. Su questa intuizione di fondo si basa l’idea che la cultura e, in particolare, i libri siano una risorsa per purificare e sanare le ferite dell’animo. L’ultima cosa che molti si aspetterebbero è vedere la propria vita cambiata da un libro. Infatti quando stiamo male o abbiamo un problema, la biblioteca non è certo il primo luogo in cui smaniamo di recarci. Eppure quasi un secolo fa, nel 1916, Samuel Crothers immagina un amico che cura malanni di vario tipo proprio attraverso i libri. Crothers era un pastore e forse dobbiamo proprio all’elemento religioso la sua lucida e tutt’altro che confessionale intuizione (diversamente dal mondo cattolico in cui l’ermeneutica del testo sacro non è propriamente affare dei fedeli, fin dalle tesi luterane la chiesa evangelica dà alto rilievo al legame tra il credente e la scrittura). Nel saggio A literary clinic introduce un concetto prima senza nome: la biblioterapia. È la prima traccia della terapia attraverso la lettura, un metodo e una filosofia che ha conosciuto un intenso sviluppo nel ‘900 ed è ad oggi una tecnica integrata all’interno dei processi psicoterapeutici, educativi e formativi. Entro all’ambito si distinguono due filoni: uno medico e uno prettamente umanistico. La biblioterapia clinica comporta una diagnosi e un piano finalizzato alla cura di un disagio specifico della persona malata. Da essa di si distingue la biblioterapia dello sviluppo, che si occupa della parte sana della persona. Il secondo caso consiste in un approccio non medicalizzato alle ansie e ai dilemmi che caratterizzano la vita moderna. Così il libro, scelto con un’attenzione decisiva per i personaggi e le dinamiche che li riguardano, diventa la lente attraverso cui leggere sé stessi. Può aiutare ad affrontare scelte difficili, a immaginare un modo alternativo di risolvere i conflitti, a sviluppare capacità di empatia e ad accettare il diverso-da-sé.
Attraverso un processo di identificazione, catarsi e introspezione conclusiva, il giusto libro letto al giusto momento, può farci giungere ad una più profonda comprensione della nostra interiorità e a rivalutare la percezione della realtà circostante. Tra le sue pagine accade di scoprire una parte della propria storia vissuta mediante le vicende di un personaggio letterario. Il sorgere di tale legame speculare permette una straordinaria astrazione razionalizzante: è come vedere sé stessi dall’esterno; una prospettiva che ci è negata nel quotidiano, che si realizza come dono nella lettura e appartiene spesso anche al teatro e al
cinema. Il ritrovarsi nel libro, oltre che utile per l’apertura di nuove prospettive, ha il confortante potere di farci comprendere che nei nostri dubbi, paure, dilemmi, non siamo soli. L’aspetto forse più complesso si incontra in principio, nell’abbinare il libro alla persona. Le prescrizioni di lettura sono tutt’altro che scontate e, poiché legate al particolare stato emotivo del soggetto, richiedono una certa conoscenza della situazione del lettore stesso oltre che del testo da proporre. Si tratta di imparare a scegliere i libri in modo inedito, a usarli a scopo rigenerante, come strumenti terapeutici e di vita. Basta solo osare credere che la cultura possa cambiare, addirittura salvare vite. Per approfondire il mondo della biblioterapia in Italia: biblioterapiaitaliana.com, biblioterapia.it, associazionebipo.it Sul sito booksastheraphy.com, ispirato al pensiero di Alain de Botton e alla sua School of Life, è possibile indicare il proprio problema e ricevere un consiglio letterario ad hoc.
MARINO BASSO. PRESENTATA LA BIOGRAFIA “NON AVEVO PAURA DI NESSUNO” DI GIANNI POGGI
È stato presentato ieri 3 ottobre nella Sala Dalla Pozza di Palazzo Cordellina, sede della Biblioteca Civica Bertoliana, il libro