“La stagione dell’amore viene e va
I desideri non invecchiano quasi mai con l’età
Se penso a come ho speso male il mio tempo
Che non tornerà, non ritornerà più“
Amare e voler essere amati, dopo lutti, dopo sofferenze, dopo tribolazioni che chiamiamo “esperienza” solo per sentirne meno il peso sulle spalle. Amare e voler essere amati perché, ad una certa età, non ha più importanza temere di essere egoisti, perché non c’è più il tempo per prenderla alla larga e conoscersi con cento appuntamenti, passeggiate, cene. Amare e voler essere amati da vecchi, si, vecchi, con le rughe, i dolori, con il corpo che non è quello di prima e con una specie di ruolo sociale da dover mantenere. Eh già perché sei sei vecchio, vedovo, e solo, devi portare avanti con fierezza questa condizione e non azzardarti a ridere, gioire, amare di nuovo. Cosa diranno i vicini?

“La stagione dell’amore viene e va
All’improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà
Ne abbiamo avute di occasioni
Perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai“
Addie e Louis parlano a noi, mentre parlano a loro stessi, in un brontolio accennato appena. Lei gli telefona, si conoscono da tanto ma sono due persone così per bene che si sono avvicinati (sempre formalissimamente) giusto peri rispettivi lutti famigliari. Però ora è diverso, ora sono vecchi e soli, e sfacciati. “Mi sento sola, pensavo che potresti venire a dormire da me, con me”. Ecco, basta poco a volte. Oggi, nell’era delle app di incontri, la proposta per una notte di sesso non è tanto diversa, ma Addie e Louis mantengono un contegno di estrema educazione e candida goffaggine. Non c’è mai sensualità, c’è solo una sconfinata dolcezza, la sincera ammissione che invecchiare vuol dire sentire la mancanza di una persona con la quale parlare, confrontarsi, condividere giorni (o meglio notti) e ricordi.

“Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore
Nuove possibilità per conoscersi
E gli orizzonti perduti non si scordano mai“
Lella Costa ed Elia Schilton sono fantastici e meritano tutta l’ovazione ricevuta a fine spettacolo. Talmente credibili da diventare davvero Addie e Louis, a cui vuoi bene perché la loro solitudine non è solo quella imposta dall’età, ma soprattutto quella violenta della società benpensante, delle rispettive famiglie borghesi, del comune sentire. Ma loro, chi li sente? Erano quasi sconosciuti ma il bisogno, la necessità, la realtà intima li ha uniti in un baleno. Giusto un paio di notti di ricordi, di confessioni a voce bassa, dimenticandosi pure di prendere sonno. Si ameranno, saranno divisi, si cercheranno ancora. Attorno a loro la casa (anzi, la stanza da letto, microcosmo del loro mondo) pian piano si smonterà, così come si smontano i desideri, così come il tempo cambia le case. Altre dimore saranno il loro riparo, altri letti il loro giaciglio. In tutto lo spettacolo, la percezione della fine dell’ esistenza è magistralmente rappresentata da atmosfere notturne, attese, silenzi, gesti rallentati, da una narrazione scarna, dialoghi semplici ed espliciti, dal sottolineare ogni singolo gesto e parola. A noi rimane un piccolo nodo in gola di fronte a questa magistrale messa in scena del viale del tramonto, in cui si allontanano rimpianti, attese, egoismo, perché ormai è passato troppo tempo e questa è…” stata semplicemente la nostra vita…”
“La stagione dell’amore tornerà
Con le paure e le scommesse
Questa volta quanto durerà
Se penso a come ho speso male il mio tempo
Che non tornerà, non ritornerà più“