Greenwashing, l’arte del far chiasso fa disinformazione

Leggete i giornali, guardate la tv, sfrucugliate nella rete: ditemi se riuscite a trovare un prodotto che non sia sostenibile. Degradabile, riutilizzabile, sostenibile. Il mantra delle vendite oggi sta in queste parole. La realtà invece è molto diversa. Molti prodotti non possono essere completamente sostenibili se non vengono totalmente reinventati. Così vale per molte attività dell’uomo, per tanti servizi offerti.
Infatti, dove siamo lontani anni luce dalla sostenibilità, i fornitori si giocano la carta della scommessa: “C’è chi dice che il nostro servizio non potrà mai essere sostenibile, noi invece ci crediamo e ci stiamo lavorando….”!

Stiamo perdendo la giusta attenzione? Del resto anche la pressione dei ragazzi, i venerdì verdi di protesta, le assemblee in piazza contro i “blablabla”, stanno perdendo di intensità, di visibilità e di attenzione da parte dei media. La realtà delle cose è che la sostenibilità ambientale e sociale sono percorsi difficilmente agevoli. Sono molto seri, esigono una mentalità manageriale capace di capire come si può fare business attraverso il risparmio delle risorse e la circolarità. Recuperare per una seconda volta un materiale è un fatto indubbiamente positivo. Ma il concetto di sostenibilità è tutt’altra cosa.

In questo momento dipingere un prodotto di “verde” rimane troppo spesso solamente una campagna di marketing. Prendiamo il caso di alcune linee di abbigliamento che si definiscono sostenibili perché utilizzano materiale sintetico riciclato misto a materiale naturale. Purtroppo questi indumenti non potranno mai essere riciclabili in ragione del fatto che una fibra composta da due materiali differenti non lo è. Recuperano per una seconda vita del materiale, ma la loro circolarità si ferma lì. Poi andiamo a vedere come le bevande sono vendute in confezioni che aggirano il divieto di commercializzazione dietro la dicitura “riutilizzabili”. In realtà non sono biodegradabili e compostabili. Semplicemente si possono riutilizzare. Capirai! Non è una scoperta di oggi che una bottiglia di plastica lavata la puoi riutilizzare più e più volte. E questo è bene. Ma per una bottiglia che riutilizzi, migliaia sono e rimangono vuoti a perdere. Insomma del greenwashing avevamo già parlato. Il problema è che è sempre più diffuso. La vera ecosostenibilità invece lo è davvero molto meno. Anzi, sembra che più si fa chiasso, meno si diventi green. Se non arrivano linee guida e normative che definiscono in modo chiaro chi dice la verità e chi mente, il consumatore rimarrà stordito e male informato. Il consumatore ha diritto di conoscere la verità sui prodotti, senza dover diventare un chimico astuto. Come la composizione, l’origine, anche la possibile seconda – o terza – vita del prodotto deve essere dichiarata.

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