Mi capita di rileggere una citazione di Adolf Loos che trovo straordinaria “Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura”, e mi vien voglia di vedere come abbia progettato l’architetto Loos la sua tomba. A Vienna si è disegnato un minimale monolite, senza troppe
parole, giusto il proprio nome, ma con la monumentalità delle cose semplici e incisive.
Quando sono andato a visitare la sepoltura di Carlo Scarpa, posta all’interno della Tomba Brion a San Vito di Altivole (TV) ricordo che pensai che poteva essere quella di Federico Faggin, inventore vicentino del microchip. Il professor Faggin certo non me ne vorrà perchè si dice che questi pensieri allunghino la vita. La lapide, posata a terra, sembra quasi un microchip con i circuiti che si propagano dal nodo centrale
scavato nel terreno: semplicità, raffinatezza e misterioso simbolismo riuniti in un metro quadro. E il nostro Palladio dove è sepolto ? Ne scrive su ViCult Marco Ghiotto, che si fa accompagnare all’interno del Cimitero Maggiore della nostra città dal Professor Luciano Parolin. Certo, il suo monumento tombale non se l’è progettato lui, visto che risale al 1844 mentre lui è morto nel 1580. Tale monumento risente della aulicità del periodo nel quale è stato realizzato, ma il raffronto con le tombe che cito più sopra mi serve per fare altre due brevi considerazioni. La prima è che l’insegnamento di un altro grande
architetto che ha operato nel ‘900 Ludwig Mies van der Rohe ha fatto scuola : “Less is more – Meno vale di più”. La seconda mi porta invece a pensare che quando è il Potere a voler ricordare un grande raramente lo fa in maniera sobria, perché il suo intento è più quello di esaltare sè invece che l’altro attraverso quella tomba.