Gabriele Scotolati è uno dei simboli di Vicenza, o almeno di una certa Vicenza. Quella un po’ goliardica, libera, creativa e dissacrante eppure impegnata, profonda e soprattutto amante della sua storia passata, presente e (chissà) forse anche futura. Già, perché Scotolati (di cui abbiamo parlato a fondo qui) richiama un tempo ormai quasi lontano della città, un tempo forse più leggero e gioioso (e giocoso). La Vicenza anni ’80 e ’90 che era diversa dall’attuale ma che in lui rivive e si rimodella. Come ogni anno, dal 1985, è uscito in questi giorni (poco meno di un mese fa) il calendario che porta la sua firma. Un appuntamento per moltissimi immancabile e così noi siamo andati a parlarne con l’autore.
L’orario è quello di mezza mattina. Siamo nella zona in cui non ordini un altro caffè ma hai ancora dubbi se passare già allo spritz. Gabriele ci offre del pandoro e della fresca e sana acqua. Mangiamo e parliamo.
Sei ormai a tutti gli effetti memoria storica vicentina. Com’è cambiata la città negli ultimi 40 anni secondo te?
“Io dico che non dobbiamo mai rassegnarci e quindi preferisco dire che la città è cambiata in meglio, perché, a parte i lamentosi, che forse sono la maggioranza, io credo che invece confidando nelle volontà singole tutto possa andare per il meglio. Questa città è una città in cui si può pensare ad un progresso positivo. Io non amo lamentarmi pubblicamente, proprio non ci riesco”.
Quali sono per te le caratteristiche del vicentino e cos’è la vicentinità?
“Non ho mai voluto concepire la vicentinità perché non amo l’accomodamento e ragiono sui singoli e non sulla comunità. Anzi, io sono convinto che dovremmo mantenere le distanze. Non voglio il generico, privilegio le doti individuali e ritengo che solo così avremo una società di differenti. Non so se esista davvero la categoria del vicentino, so solo che io non riesco a pensarla così”.
Parliamo del calendario, che produci ormai da 37 anni. Come ti venne in mente all’inizio?
“Avevo visto un calendario della coca-cola in formato poster e mi ero detto “potrei farne uno anch’io fatto così”. Fu il formato che mi attrasse. Il mio primo vendette 15 mila copie (e ancora non ci credo) e poi nel ’87 ne feci due tra cui l’agendario. Dopo divenne un appuntamento stabile”.
Quali sono stati i temi più originali e come li scegli?
“Nel ’90 feci il calendario elettorale e fu una scusa per introdurre nomi di viventi al posto dei santi. Tirare in ballo non più la città ma i cittadini è un modus a cui sono rimasto legato. Nessuno si è mai minimamente lamentato. Mi ha sorpreso sempre trovare a Vicenza tanta tolleranza alla faccia di chi la definisce ombrosa e muta. Se penso ad un’annata particolare mi viene in mente però il ’94 in cui uscì il “carlendario” che aveva 365 declinazioni del nome Carlo”.
Veniamo al 2023, in cui ci sono gli anagrammi di 365 vicentini. Perché e come hai scelto le persone?
“La cosa bizzarra è che ancora non so perché ci sono arrivato solo adesso all’idea dell’anagramma. Credo si debbano ascoltare le idee quando vengono. Le persone le ho scelte in base a come mi venivano in mente. C’è un ordine e un disordine. Un defunto del ‘500 e un vivente attuale, così, come mi arrivavano. Può anche essere che se non fosse riuscito il primo nome mi sarei fermato. L’anagramma è combinazione di parola, ed essendo io amante della lingua italiana, l’idea mi nasce da quello. Un amore che va perfezionato anche anagrammando, smembrando , giocando con l’italiano. Così cerco di esercitare quello che mi piace”.
Il calendario di Scotolati 2023 lo si trova in almeno 30 luoghi in città, tra librerie ed edicole, e lui stesso lo incontrate in corso Palladio accanto a palazzo Trissino per un altro po’ di giorni. Vestito da vigile è anche a disposizione per dare indicazioni ai turisti. Se poi volete fare un giro più largo, all’Hotel Cristina è presente una sua mostra permanente di murales che racchiude, in 7 opere, 50 pezzi di città. Noi, nel frattempo siamo orgogliosi del fatto che chi vi scrive compaia nel mese di luglio. Quest’anno si festeggerà una sorta di secondo compleanno, solo grazie a Scotolati.