Arriva a Vicenza la Grande Mostra sull’Antico Egitto “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani ed operai al servizio del faraone” dal 22 dicembre 2022 al 7 maggio 2023 in Basilica Palladiana. L’Antico Egitto rappresenta, fin dagli albori della storiografia, l’archetipo del mistero. Dalle piramidi della piana di Giza, alla Sfinge, passando per le possenti statue di Abu Simbel fino ai grandiosi colonnati di Tebe, tutto è ammantato da un alone di mito e leggenda. Non c’è pietra in Egitto che non celi un segreto, costruzione che non nasconda un enigma o mito, e leggenda che non testimoni l’originalità dell’antica civiltà dei Faraoni. Allora viene da domandarci se questa aurea non sia dovuta ad un approccio che per troppo tempo ha privilegiato, per ovvi motivi, le grandiose architetture egizie. Con questa mostra, invece, andando a parlare dei “creatori” dell’Egitto eterno, Christian Greco (direttore del Museo Egizio di Torino) e i curatori Corinna Rossi, Cèdric Gobeil e Paolo Marini, tentano un cambio di paradigma; non solo dei materiali espositivi – raramente così vari in una mostra – quanto piuttosto della metodologia storica.

L’esposizione risulta suddivisa in 4 aree tematiche: Deir el-Medina e l’occidente di Tebe, la creazione del microcosmo, lo splendore della vita, la via dopo la morte. Se la seconda area e l’ultima mostrano le classiche imponenti statue del Nuovo Regno accompagnate da celebri corredi di tombe e sarcofagi, la parte più “innovativa” è quella centrale, dove la celeberrima grandiosità dell’Egitto antico lascia spazio ad amuleti, gioielli, cose del vivere quotidiano – Greco parla spesso di “arte materiale” – e svariati “Ostraka”, frammenti di vasi o schegge di pietra utilizzati dagli egizi per esercitarsi nella scrittura o nel disegno. Alla fine, si esce dall’esposizione con una consapevolezza: l’Egitto antico è stato creato da uomini e donne in carne ed ossa, forse il mistero non è così fitto e siamo noi moderni, forse, che abbiamo sbagliato approccio. Proprio per i motivi detti sopra, l’aver sempre alimentato la sineddoche “Piramide per Antico Egitto” ha ovviamente comportato delle carenze con riguardo alle conoscenze della società di quei tempi remoti. Questa mostra riesce, allora, fornendo uno spaccato inedito della vita in un villaggio proto-industriale, Deir el-Medina, non dissimile dalla Vicenza del ‘500 e da quella attuale, a mostrarci un Egitto diverso e al contempo bellissimo.

Finalmente una mostra di carattere scientifico che porta al grande pubblico un’idea nuova, che avvicina il comune fruitore culturale alle ultime frontiere della ricerca storica ed archeologica. Finalmente una mostra che non ha la pretesa di essere solo l’ennesima “Grande Mostra”, ma che coltiva l’ambizione di proiettare Vicenza ad un altro livello. Ed infine, il percorso delle grandi mostre in Basilica promosso dalla giunta Rucco, giunge al termine del suo primo ciclo con questa esposizione che è la firma d’autore, ma al contempo il requiem delle mostre blockbuster, verso un modo diverso d’intendere la cultura: finalmente!