Questa settimana Lonigo inaugura simbolicamente l’“anno del trentennale” della riapertura del Teatro Comunale dedicato a Giuseppe Verdi. Lo fa con un’esposizione dal titolo “Trent’anni fa”, voluta dal Comune di Lonigo, con il CDA della Fondazione del Teatro e dal direttore artistico Alessandro Anderloni. La mostra, visitabile nelle sere degli spettacoli in cartellone, a partire dalle ore 20, avrà il merito di rivivere le atmosfere del vecchio edificio fatiscente, quando nel dopoguerra funzionò essenzialmente come cinematografo. L’operazione, che Manuela Bedeschi, presidente della Fondazione Teatro Comunale di Lonigo, ricorda come “iniziativa nata da una conversazione quasi casuale con Carlo Vajenti, il cui archivio fotografico rappresenta la memoria visiva più consistente della nostra provincia”, offrirà ad ogni generazione di leoniceni, un invito alla cura di questi luoghi dove il contatto umano è la condizione essenziale perché ne sia garantita la sopravvivenza stessa.
Potremmo definire Lonigo “il piccolo comune con un grande teatro”, vocazione espressa anche dall’introduzione di una selezione di manifesti storici raccolti e conservati da Emilio Garon, che come lo Studio Vajenti e la Fondazione omonima, diventano documento di quanto accaduto. Il 1993 è quindi l’anno della rinascita, un po’ come questo 2022 è la stagione della “ripartenza”, attenuatosi lo spauracchio pandemico. Il tema della memoria e del passaggio di testimone accadrà alle ore 21 della stessa serata, quando Elio, amatissimo filosofo assurdista delle Storie Tese, condurrà al tutto esaurito il primo spettacolo in abbonamento: “Ci vuole orecchio. Elio canta e recita Enzo Jannacci”. Spettacolo che tenderà la mano al cabaret milanese degli anni ’60 e ’70, ideato con la consapevolezza di quanto due artisti di generazioni diverse possano intrecciare i loro destini canori, istrioni uniti nel risultato bizzarro, con la capacità di stupire, risultando altresì poetici. Jannacci ha condotto la luce ai reietti e agli irregolari della metropoli moderna in espansione, ritrovando in Elio e una band di cinque elementi, quella stagione felice dove le tante personalità di Milano si vedevano raccontate ed elevate a dignità d’arte. Il regista Giorgio Gallione che con Elio ha già messo in scena “Il Grigio” di Giorgio Gaber riparte dai barboni, dai tossici, dalle prostitute coi calzett de seda, e dai cani coi capelli o dai telegrafisti dal cuore urgente, tutti sul carrozzone umano che incontra altri compagni di viaggio reali o ideali, da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra. Questo spettacolo “un po’ circo un po’teatro”, lascerà ad Elio l’esprimere l’ammirazione per il “dottor” Jannacci e le epoche della sua vita artistica, ricordando che l’origine di tutto era il grande desiderio di poterci collaborare insieme.