Viviamo un’epoca in cui il pessimismo è l’atteggiamento dei realisti. Forse è il primo momento storico in cui difficilmente ci sono speranze di vedere, nel corso della propria esistenza, il mondo migliorare. Si dovrebbe riporre la fiducia residua nelle nuove generazioni ma anche qui l’ottimismo vacilla. Nuove dinamiche sociali, la social dipendenza, i balletti su tik tok e la selfie generation non sono propriamente modelli che rincuorano in vista del domani. C’è un’apatia dilagante, un rifiuto della complessità, mancanza di curiosità intellettuale e una palese lontananza dalle forme di conoscenza anche più elementari.
Capite che, negativi come siamo (al covid incluso, deo gratias), incontrare un 19enne che smentisce tutto questo è stato una sorta di incontro epifanico.
Se ci aggiungete che lo conosciamo il giorno stesso in cui ha dato l’esame di maturità, comprendete bene che il valore anche simbolico di questo ragazzo, diventa piuttosto singolare.
Si chiama Riccardo Camarda e fino a pochi giorni fa studiava al Liceo Quadri a Vicenza. Da poco ha dato alle stampe il suo primo libro che si intitola “Passioni appese” e si prefigge di essere niente altro che un vademecum ad uso soprattutto giovanile, per arrivare a capire quali siano le proprie passioni. Un presuntuoso primo della classe o un’eccezione splendente nel mondo under 20? La seconda.
Allora, Riccardo, da dove partiamo?
Tutto inizia quando avevo 16/17 anni. Un amico mi fece conoscere il TED riservato ai giovani, indetto dal Miur, in cui ci si poteva proporre con un’idea personale. Il mio era: “L’adolescenza non esiste ma è stata inventata”. Volevo spiegare come, secondo me, tutte le crisi adolescenziali sono indotte dalla nostra cultura. Mi sono iscritto e mi hanno preso. La cosa è andata piuttosto bene visto che, dopo l’esperienza, hanno iniziato a chiamarmi per permettermi di portare in giro le tematiche delle giovani generazioni. In quel modo ho conosciuto ragazzi under 30 di incredibile talento, che avevano avviato aziende premiate nel mondo in tutti i settori lavorativi. Mi trovavo così di fronte a due fazioni opposte: da una parte chi non dormiva di notte per fare quello che faceva e da un’altra io e molti altri miei amici persi e vuoti e senza idee sul cosa fare nella vita”.
E tu hai scelto di non dormire la notte suppongo.
“Mi sono reso conto che in Italia questi ragazzi si incontravano senza poi creare rete tra loro, col rischio di perdersi, e così ho creato la community “capitale umano italiano” per fare in modo che questi giovani talenti assoluti si conoscessero e rimanessero poi collegati”.
Cosa ti aveva smosso dentro così tanto?
“Vedevo gente che scriveva libri ad 11 anni e al contempo, guardandomi attorno, notavo solo gente spenta. Io stesso ero vuoto a 16 anni e durante il TED a Roma ho come d’incanto sentito che avevo trovato il mio posto nel mondo: ho realizzato che probabilmente il senso della vita è proprio quello di trovare la propria passione. Il tema della passione mi ha conquistato e ho studiato tutto lo studiabile a riguardo. È un tema su cui, eccetto dai filosofi, è stato scritto pochissimo, perché si discute del talento e non della passione. Io mi chiedevo “cosa posso fare per potermi conoscere meglio?”. A quel punto ho iniziato ad intervistare giovani talenti. Ne ho sentiti a centinaia chiedendogli “come hai trovato la tua passione?”. Tantissimi hanno risposto che c’è stato un preciso istante in cui hanno capito quello che sarebbe stato il loro lavoro e la loro vita. Un momento rivelatore, un episodio. Un’esperienza. Ho cercato di analizzare anche scientificamente le storie di questi ragazzi incrociandole tra loro per arrivare ad un metodo”.
Ed eccoci al tuo libro. Cosa contiene? Perché uno dovrebbe leggerlo?
In sostanza sono esercizi pratici da far fare ad un ragazzo. Un metodo semplice (perché è nella semplicità che sempre sta la chiave). Esercizi che scavano dentro la personalità per capire chi sei e ciò che ami. Capire dove vuoi orientare le tue azioni e che mondo vuoi. Nel libro alterno esercizi e storie tratte delle interviste. È un libro interattivo. Diagrammi, schemi, con un metodo introspettivo. Non è una teoria, i lettori devono unire i punti del metodo e ottenere un risultato, ovvero la propria passione”.
Riccardo è sincero, la sua passione è non solo reale ma saldamente basata su dedizione e studio. Probabilmente ha tutte le caratteristiche di qualsiasi 19enne di qualsiasi epoca ma di certo in lui qualcosa di diverso c’è. Non è solo precoce maturità, è proprio un senso di appetito per la vita. Una ricerca di significati in un mondo che ne sta perdendo sempre più.
Non hai paura ti chiedano chi diavolo ti credi di essere per spiegare tu, a nemmeno 20 anni, come si trova la proprio passione?
“Ho presentato due TED con cui introduco questo concetto e ammetto che ho ricevuto qualche critica ma poi quando ho riportato le storie vere nel libro ho visto l’atteggiamento cambiare, forse perché delle storie ci fidiamo. Nei metodi moderni mancano spesso gli esempi concreti”.
E adesso? Dopo il libro e dopo la maturità che si fa?
“L’anno prossimo economia e management a Bolzano. Oggi collaboro con diversi media brand e faccio alcune consulenze per aziende. Nel mio futuro ci sarà sicuramente la comunicazione sulle neuroscienze e poi il lato della formazione in generale. Fare il massimo per aiutare quanti più giovani possibili a trovare la propria passione”.
Nel frattempo i tuoi amici?
“ I 19enni di Vicenza sono una disperazione totale, l’ottanta per cento non ha scelto ancora l’università o non sa cosa fare o pensa ad un anno sabbatico. Spesso le famiglie sono assenti e anche la scuola ha gravi pecche riguardo all’orientamento. E così intanto fanno feste e rimandano il problema”.
Non sarà un Riccardo Camarda a farci diventare improvvisamente ottimisti, purtroppo non basta. Ma se il suo esempio, e il suo metodo, funzionassero per cambiare l’atteggiamento di qualcuno, allora uno spiraglio di luce di sicuro si vedrebbe già. Ed è qualcosa.
“PASSIONI APPESE” ED. DEL FARO. ACQUISTABILE SU OGNI PIATTAFORMA ONLINE.