Tutti i prodotti, ma proprio tutti, sono diventati sostenibili. Ditemi se, a guardare la tv, a leggere i giornali, a girare per la rete, trovate un prodotto che non sia sostenibile. Purtroppo nessuno può diventare un prodotto sostenibile se non vengono modificati i processi produttivi. Anzi spesso, per non dire quasi sempre, non lo sono se non vengono modificati completamente i prodotti stessi.

La sostenibilità ambientale e sociale è un percorso difficilmente agevole. Esige serietà, mentalità manageriale capace di capire come si può fare business attraverso il risparmio delle risorse e la circolarità. Oggi, dipingere un prodotto di “verde” rimane troppo spesso solamente una campagna di marketing. Ci sono linee di abbigliamento che si definiscono sostenibili perché utilizzano materiale sintetico riciclato misto a materiale naturale. Purtroppo questi indumenti non potranno mai essere riciclabili in ragione del fatto che una fibra composta da due materiali differenti non lo è. Recuperano per una seconda vita del materiale, ma la loro circolarità si ferma lì.

Ma ci sono anche bibite e bevande che sono vendute in confezioni che aggirano il divieto di commercializzazione dietro la dicitura “riutilizzabili”. In realtà non sono biodegradabili né compostabili. Semplicemente si possono riutilizzare. Ci sono esempi poi di carburanti fossili propagandati come ecosostenibili, mentre in realtà non lo sono. Insomma il greenwashing è sempre più diffuso. La vera ecosostenibilità davvero molto meno. Anzi, sembra che chi più fa chiasso, meno sia davvero green. Servono linee guida e normative che definiscano in modo chiaro chi dice la verità e chi mente. Il consumatore ha diritto di conoscere la verità sui prodotti. Come la composizione, l’origine, anche la possibile seconda vita del prodotto deve essere dichiarata.