Gli Ucraini di Vicenza. Un gruppo sempre più numeroso che comprende molti vicentini volontari. Tramite ViCult vi spieghiamo come poter contribuire alla causa.

Domenica primo maggio. In piazza dei signori a Vicenza, un gruppo molto numeroso di donne ucraine e di cittadini solidali, manifesta contro la guerra. Cantano, sfilano, sventolano bandiere europee ed ucraine. Alcune donne si truccano come fossero state ferite e poi si sdraiano per terra, rappresentando la morte. Una morte che vivono dentro e che ferisce la loro anima. Tutto è molto toccante e straziante. Si è creata una grande unità nella comunità ucraina vicentina. Imprenditori, liberi cittadini, ucraini e italiani, gente che ha studiato qui, persino un parroco. È nato un movimento spontaneo che sta raccogliendo adesioni sempre maggiori dalla città e dalla provincia. Non solo quindi ucraini qui residenti ma moltissimi vicentini che si sentono toccati da questa tragedia perché quando parli con chi vive sulla sua pelle quel che sta accadendo, tutto cambia.

Si dovrebbe parlare molto di più con gli ucraini, sentire da loro quello che sta davvero succedendo. Lasciar stare l’informazione dei talk show ed entrare nell’incubo di un popolo attraverso storie di primissima mano, esperienze di vita reale. Perché questa guerra è una tragedia ancora più grande di quanto possiamo immaginare. Dopo aver parlato con una donna ucraina vicentina (per motivi di privacy la chiameremo Yulia) e aver sentito da lei le testimonianze delle atrocità che il suo popolo e la sua famiglia stanno subendo, tutto è più chiaro e drammaticamente vicino. Siamo tutti ucraini. Siamo anche noi sotto attacco. Un attacco vile, feroce, barbaro. E non abbiamo intenzione di arrenderci perché vorrebbe dire cedere alla tirannide. I discorsi fatti di distinguo, di giustificazioni, di falsificazioni, diventano irritante rumore di fondo. La realtà è diversa ed è quella che si vive a Mariupol, a Bucha, a Kharkiv (la città di Yulia) e di fronte a quella realtà, non esiste nulla che possa legittimare dei dubbi. Questa guerra è di una efferatezza indicibile. Siamo tutti ucraini perché in gioco ci sono decenni di pace in Europa, il progetto di un mondo diverso, la convivenza tra le genti. Il modello occidentale non è il migliore dei mondi possibili ma è quello che ha garantito la libertà, i diritti, il benessere più di ogni altro modello al mondo. Impossibile non ammetterlo. E se questa crisi ha un senso, fosse anche uno solo, è quello di compattare ancora di più questo sgangherato occidente attorno agli ideali di libertà e sviluppo.

in piazza per il 25 aprile

“La mia vita è completamente cambiata dal 24 febbraio. Dormo, poco, e sempre con a fianco il telefono acceso. Alle 5 di mattina mando il buongiorno alla mia famiglia in Ucraina e ogni volta attendo con orrore la risposta, e quando arriva tiro un sospiro di sollievo. Ogni giorno mi chiedo “saranno ancora vivi?”. Yulia è sconvolta, ma affronta questa esperienza con forza e coraggio. Lo deve a sua mamma, che è a Kharkiv, lo deve ai suoi amici e parenti in Ucraina, a sua figlia che è riuscita a scappare il primo giorno di bombardamenti e che avrebbe dovuto sposarsi in marzo. Lo deve anche a noi, perché il suo coraggio è quello che dovremmo avere tutti di fronte ad una tragedia come questa. Il coraggio di resistere.

Kharkiv

Ma ogni tanto cede alla rabbia. Quando ha visto Lavrov alla nostra televisione, dire follie liberamente, i nervi quasi non le hanno retto. Come si può dar credito ad un pazzo? Come possiamo non riconoscere un nuovo Hitler dopo quello che ci è accaduto appena 70 anni fa? Eppure…

“Ho amici chiusi in casa da due mesi, stanno vicino alle mura portanti, escono solo per reperire lo stretto necessario e per il resto vivono nel terrore. Mia mamma è dentro ad un incubo fatto di carri armati, di occupanti che si comportano come fosse casa loro. Fermano chiunque e se li fai arrabbiare ti ammazzano. Gente uccisa per strada senza motivo. Passo ore al telefono con mia mamma e i miei amici in Ucraina e quel che ti racconto sono loro testimonianze dirette. Le violenze, i massacri, le morti, sono parte integrante del loro quotidiano. Inoltre i russi hanno tagliato tutto compreso internet per non dare accesso alle informazioni. Il governo ucraino paga ancora le pensioni ma non si possono prelevare perché è tutto chiuso. Anche i pochi negozi aperti ormai vendono solo quel che è rimasto. Ale 6 di mattina mia mamma si mette in fila per ore per prendere un unico litro di latte. I Russi stanno anche portando via tutto il grano. Lo rubano e lo portano in Crimea. Io vivo nel terrore che a Kharkiv si ripeta quel che è accaduto a Mariupol e Bucha. La gente deve sapere la verità. Le truppe russe sono peggio dei nazisti, per loro la vita umana non conta niente. Ti ammazzano per un nulla. Torturano per il piacere di farlo. Usano violenze inaudite. Tagliano gli arti alle persone e li lasciano morire dissanguati. Stuprano bambini piccoli. Entrano nelle case e sparano su gente inerme.”

negozio di scarpe a Kharkiv

Yulia viene da una famiglia di imprenditori. Prima della guerra stavano bene. Ora però il lavoro è impensabile. I russi stanno facendo racket: offrono 100 euro a chi vuole scendere nelle miniere, e a commercianti e imprenditori chiedono il 70% dei ricavi. La gente è senza cibo. Il famigerato gruppo Wagner crea distruzione ovunque. Persino i bellissimi boschi ed eco parchi stati distrutti e massacrate le specie protette che ci vivevano liberamente. Ogni giorni bombardano sulle case e sulle strutture civili. Kharkiv è la seconda città ucraina dopo Kiev. La casa di Yulia stamattina c’era ancora.

Kharkiv

“Noi parliamo russo, tutti noi. Viviamo in una zona russofona ma questo non significa nulla. Molti scrivono che i russofoni sarebbero filo russi ma non è affatto vero. Anche la faccenda delle “due Ucraine” è una menzogna colossale. Nessuno vuole tornare russo. Chi lo vuole è una piccolissima minoranza. Ti verrebbe da dire che esistono due Italie perché pochi altoatesini vorrebbero stare con l’Austria?”

Kharkiv

E qui si arriva al tasto dolentissimo dell’informazione e della propaganda russa che sta dilagando da noi. “Quando sento gente dire che non si devono mandare armi pesanti io mi chiedo: nel mio paese hanno attaccato con armi pesantissime di tutte le categorie e noi cosa dobbiamo fare? Usare la spada di Peter Pan? Eravamo un paese neutrale fino al 2014 con pochissime risorse militari. Eravamo pacifici. La reazione dell’Europa e di tutto il mondo è stata troppo indifferente e leggera dopo i fatti di Euromaidan. I paesi hanno continuato a vendere armi a Putin (Germania e Francia soprattutto). Tutti hanno sottovalutato Putin. E’ un criminale, va fermato”.

un locale a Kharkiv

Racconta Yulia che in tutte le città occupate le truppe russe commettono gli stessi crimini di Bucha. Solo nella provincia di Kiev, dopo la liberazione, i servizi segreti ucraini hanno rilevato più di 900 crimini di guerra ad opera dei militari russi. “Non si tratta di pochi pazzi, sono tutti così. Secondo me si preparavano da anni. L’idea di Putin è di lasciare un’impronta nella storia mondiale. Sta minacciando tutto il mondo”.

una delle piazze centrali a Kharkiv

A Vicenza Yulia conduceva una vita normalissima, tra i suoi impegni e le amiche sia vicentine che straniere. Una vita da cittadina europea. Quell’Europa che per gli ucraini è un sogno costante. Poi è arrivato il 24 febbraio e tutto è cambiato. “La guerra ha unito tutti e la comunità ucraina qui si è molto stretta. Abbiamo iniziato a fare delle riunioni e ogni volta veniva più gente. Quindi abbiamo  creato il nostro gruppo. Non ci siamo dati un nome ma di certo sentiamo di essere la voce del nostro paese. Abbiamo una chat su whatsapp con italiani ed ucraini in cui ci organizziamo per gli aiuti. Servono molti farmaci, soprattutto per curare le ferite da armi da fuoco. Attualmente siamo in 150 ma il gruppo sta crescendo. Siamo disperati perché sta morendo il nostro popolo. Ogni secondo, anche ora che sto parlando con te. Hanno distrutto il nostro futuro.”

Yulia saluta emozionata e dice “siete un grandissimo popolo, dopo 20 anni che son qui sono mezza italiana ormai, sento una solidarietà enorme e questo mi commuove. Aiutateci, vi prego. L’informazione è la forza maggiore. Ci sono filo Putin anche a Vicenza purtroppo ma la loro è solo ignoranza. La verità va detta e mostrata”.

Dopo esserci congedati da Yulia non ci resta che raccogliere il suo appello e cercare quindi di aiutare la sua gente. Chiunque volesse mettersi in contatto con il gruppo formato dalle donne e dagli uomini ucraini e dai volontari vicentini, non deve fare altro che scrivere a redazione@vicult.net oppure mandarci un messaggio sulla nostra pagina facebook. Noi faremo da tramite. Quel che serve è raccogliere denaro e farmaci soprattutto. Tutto quello che sarà inviato verrà rendicontato e documentato anche con video e foto una volta giunto a destinazione.

P.S.: Un grazie alla giovane reporter Yulia Kondratiuk per le foto.

Vivere a Villaga

Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna.

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