“I am deeply sorry”: gli accordi di Glasgow sul clima e la situazione attuale. Le cose non vanno affatto bene.

“I am deeply sorry”.
A meno di 48 ore dalla chiusura della 26esima Conferenza delle parti sul cambiamento climatico dell’Onu, le parole di Alok Sharma che si confessa “profondamente dispiaciuto” sono divenute il simbolo degli accordi di Glasgow.
Greta Tumberg etichetta la Conferenza con il famoso Bla Bla Bla, da un lato afferma il fatto che le decisioni non portano a nulla, ma non rende ragione della complessità delle situazioni. I Paesi avanzati vorrebbero congelare lo sviluppo di tutte le economie, i Paesi in via di sviluppo vorrebbero essere liberi di crescere per ridurre il gap con i Paesi più ricchi. Le superpotenze (Usa, Cina, Russia, India) giocano di tattica per non lasciare margini agli avversari. I paesi minacciati già oggi dai cambiamenti climatici si contrappongono ai paesi che ne sono più direttamente responsabili.
Lo scenario dopo cinque mesi ha improvvisamente mutato tutti i parametri al contorno.
Poi sono intervenute le crisi locali, le speculazioni sulle materie prime, lo strozzinaggio sulle fonti energetiche e quindi si ricade nelle vecchie abitudini dell’uso di risorse energetiche che, almeno a parole, si dovrebbero lasciare da parte.
Oggi la guerra in Ucraina ha rispolverato l’uso tattico del carbone, ha ringalluzzito i fanatici del petrolio e sta mettendo a nudo la funzione strategica del metano. L’apoteosi delle fonti fossili!
Il decennio fino al 2030 sarà cruciale. C’è chi sosteneva che i risultati di Glasgow siano stati deludenti, insufficienti, addirittura evanescenti.
Attualmente la situazione geopolitica dell’est Europa purtroppo compromette gli equilibri già molto instabili. Gli esperti evidenziano quanto oggi la transizione energetica possa risentire del conflitto. Il passaggio a una mobilità completamente green infatti può essere ostacolato dal fatto che l’industria europea dipenda molto dalla Russia e dall’Ucraina: il neon, il palladio e l’alluminio provengono appunto proprio dai due Paesi in guerra.


Anche gli obiettivi dell’Unione Europea sulla mobilità green rischiano di saltare.
La Commissione Europea mira (mirava?) ad un ambizioso obiettivo, raggiungere la quota di 30 milioni di veicoli circolanti a zero emissioni entro il 2030. Oggi però il rischio di non raggiungerlo è alto. La strategia di lungo periodo è incentrata sull’auto elettrica come chiave di volta per centrare il target di 30 milioni di veicoli a zero emissioni in circolazione entro il 2030. Gli obiettivi però sono stati delineati prima dell’attuale guerra e di tutte le conseguenze che si sommano ai danni provocati dalla pandemia. Sarà importante quindi che le istituzioni mantengano un approccio volto a promuovere tutte le tecnologie green. Altrettanto importante sarà il supporto economico che l’Europa metterà in campo per le imprese.
Il presidente della Cop26 Alok Sharma che trattiene a stento le lacrime, dopo il dietrofront di India e Cina che all’ultimo minuto hanno annacquato l’accordo finale trasformando l’eliminazione del carbone in una semplice riduzione del suo utilizzo, fanno quasi tenerezza rispetto al triplo dramma che si consuma oggi.
Il primo dramma di due nazioni (una che aggredisce l’altra) che si ammazzano e si distruggono invece che discutere. Il secondo dramma è il rischio di contaminazioni radioattive da centrali nucleari coinvolte e da pazzie atomiche minacciate. Il terzo dramma riguarda la Terra il cui futuro è messo in secondo piano da contrapposizioni di poteri che si combattono per il dominio di un mondo che forse potrebbe non esistere più.
Vicult.net apre una finestra sulla tematica ambientale intesa come cultura della vita di comunità, come civismo dell’ambiente, ragionando su come possiamo reinterpretare la nostra vita quotidiana applicando principi di buone prassi di educazione civica.

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