DALLE RETROVIE DEL FRONTE UCRAINO-RUSSO

“Non abbiamo paura. E nemmeno angoscia”.

Così si presenta Marina Sorina, cittadina italiana oriunda della Ucraina che vive e lavora nel Veronese come guida turistica. O meglio: lavorava, fino a venti giorni fa.

Marina Sorina

La guerra nel suo Paese le ha fatto cambiare vita. Ora anche lei è in guerra.

Non ascolta di buon grado i distinguo.

“Ci ha attaccato lo Stato russo, non solo Putin. Chi attacca è l’Esercito russo, non solo Putin. Putin non è un pazzo, è un dittatore”.

Sotto le bombe non c’è tempo per i distinguo. Parlatele di Pace: è quello che vuole. Ma non di Pacifismo, quello non vuole sentirlo. Ora il problema è come reggere l’attacco dell’aggressore.

Marina è molto decisa, grintosa e pratica. Si pone tante domande, ma non ha il tempo per darsi le risposte. I civili che vengono ammazzati, invece, non si pongono nemmeno troppe domande. Si riparano, resistono, cercano di mettersi in salvo. Si difendono. E non distinguono tra soldati russi di leva e mercenari ben addestrati.

“Sono entrati nella nostra terra per conquistarla. Uccidono le persone e bombardano le città. Non risparmiano donne, bambini o vecchi. Vogliono annullare i nostri diritti sanciti da norme internazionali e sostituire il Governo democraticamente eletto. Forse vogliono annullare la nostra Costituzione. Gli uomini ucraini si organizzano per la resistenza, certamente non passiva. Non c’è tempo per i sentimenti. Resistono e difendono con le armi la famiglia, la propria casa, la Patria, la Democrazia.”

Non c’è solo l’orgoglio, nelle parole di Marina. Vuole che le cose si conoscano per come sono: “Ucraìna si pronuncia con l’accento sulla i”.

C’è molta concretezza. Il tempo dei sentimenti è finito. Ci sono gli Ucraìni aggrediti, i Russi che hanno aggredito, il resto del mondo che sta a guardare.

“Sento parlare troppo di Putin. Cosa vuole Putin, perché Putin, malgrado Putin. Certo, in Russia la disinformazione regna sovrana, l’informazione ufficiale racconta poco, non parla di guerra e dice un sacco di fake. Ma io sono del parere che le responsabilità dell’aggressione sono condivise dai vertici del governo. E anche tra la popolazione russa c’è chi non vuol sapere, chi non vuol capire e anche chi vede di buon occhio le mire espansionistiche e colonialiste del Governo”.

La vita di Marina è appesa al cellulare. “Sento i miei ogni giorno. Quando loro possono, ovviamente. Vivono in Ucraina, e sono in pericolo. I Russi sparano i razzi sui quartieri residenziali. Pur vivendo al sicuro, qui, in Italia non ho un secondo per fermarmi. La mia Associazione, “Malve di Ucraina” è in contatto con molte associazioni di volontariato. Raccogliamo materiale da inviare nelle zone di accoglienza dei profughi. E magari, fintanto che ci si riesce, anche in Ucraina. Mi chiamano molte persone. La confusione è tanta, però. La burocrazia è esasperante.”

Un giorno la chiamano da un centro di accoglienza perché si è presentato un rifugiato dall’Ucraina che non sanno dove collocare. Lei lascia le cose – urgenti – che stava facendo, e scopre che si tratta di un ragazzo scappata dall’Ucraina, sì, ma che viene dall’Asia Centrale. Trattare con una persona così atipica era difficile. “Molti Veronesi hanno proposto ospitalità ad una mamma con bambino” – dice Marina, – “ma pochi avrebbero voluto ospitare un giovane ragazzo musulmano, che è vittima della guerra tanto quanto gli altri, anzi, forse di più: era in Ucraina per studiare la medicina, e ora è lontano mille chilometri dalla sua terra, e non sa come rientrare. “Ho perso tanto tempo prezioso, ma alla fine ho trovato dove sistemarlo per la notte. Però non dovrei essere io, bensì gli organismi preposti all’accoglienza, ad occuparsene”.

L’emoticon sarebbe una faccina rossa-rossa. Marina però non è arrabbiata. È sconsolata. Ha bisogno di tempo, di tanto tempo nella giornata. Per fare le tante cose che servono per dare una mano. Ma non è solo la burocrazia che crea problemi. C’è anche una sorta di superficialità negli atteggiamenti delle persone – apparentemente – di buona volontà. “L’altro ieri mi chiama uno studio medico perché vuole donare medicinali. Che bello. Servono tantissimo! Poi, ordinandoli per tipologia, scopro che hanno messo negli scatoloni decine di confezioni scadute. E fra quelle che rimanevano, metà contenevano una sola pillola per confezione. C’erano anche un bel po’ di integratori dietetici. Ma forse non hanno capito che in Ucraina in questo momento non c’è proprio il problema di dimagrire. Insomma, hanno approfittato per liberare gli armadietti. Che tristezza!”

Marina adesso va. Il tempo a disposizione per spiegare è finito. La geopolitica non le appartiene. La sua terra è sotto il fuoco nemico. I suoi cari sono rifugiati sotto le bombe. Sono in guerra. Anche lei e le sue amiche dell’Associazione, sono in guerra: le retrovie del fronte ucraino-russo sono qui, in Italia.

Aprile 2024

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