Oggi era uno dei giorni chiave. L’attesa montava da tempo. Tra il 3 ed il 4 marzo si sarebbero tenute le audizioni per capitale della cultura 2024. Un’ora di tempo. Mezz’ora per esporre, l’altra metà per rispondere alle domande della commissione. E così, alle 12:45, eravamo emozionati davanti al video, collegati con il Ministero della Cultura. Davvero superfluo dire che si è fatto il tifo. Qualsiasi vicentino assennato si augura che questa avventura vada a buon fine. Ma da addetti ai lavori, abbiamo anche provato a mantenere una sorta di obiettività mentre le immagini scorrevano. Ecco quindi iniziare l’esposizione con il video ufficiale. Una Vicenza bellissima ma deserta, che si presenta come città di invenzioni e creatività ma non mostra gli inventori e l’aspetto umano. Inoltre si era parlato di candidatura forte perché di territorio e non solo del capoluogo, ma dei comuni della provincia non compare nemmeno una breve immagine.
Poi arriva la squadra. Sindaco Rucco in testa. Si percepisce la sua emozione e non è da biasimare. Essere in ogni caso arrivati a questo punto è motivo d’orgoglio. Vicenza si è interrogata sul suo ruolo dentro alla cultura nazionale e soprattutto sulle dinamiche interne alla cultura cittadina e provinciale e questo è già molto, viste le tradizionali ritrosie a far rete presenti sul territorio. A Francesco Rucco si deve riconoscere la volontà ed il coraggio di aver messo in moto una macchina così complessa ed eterogenea. Ma torniamo alla presentazione. Marco Mercatili ha illustrato i punti chiave del dossier: impresa, welfare culturale, partecipazione pubblico/privato, invenzioni. Ne abbiamo già parlato in sede di primo incontro pubblico.
In quest’ottica ha avuto una grande coerenza l’intervento di Elena Zambon prima e di Lino Dainese poi. Due importantissimi imprenditori berici che sono soggetti culturali e promotori dell’iniziativa in prima persona. Così come è stato bello vedere Beatrice Venezi, già ammirata all’Olimpico durante la stagione dei classici, essere deliziosa testimonial. Giancarlo Marinelli ha poi messo il suo carico pesante e pensante di tessuto intellettuale per chiudere il tutto. Poi è stato il turno delle domande. Conti, previsioni, governance, nulla di clamoroso e poco di imprevisto. Fino alla professoressa Catoni, che ha espresso quello che pure noi umilmente avevamo già accennato, ovvero il dubbio sulla concretezza pratica del progetto. Cosa cambierà in città? Cosa ci sarà di nuovo che ora non c’è o che non sarebbe lo stesso previsto da una normale progettazione culturale? Le risposte sono state quelle solite. La città crescerà in partecipazione, i visitatori potranno entrare nelle aziende come fossero musei, ci sarà una rete vera e nuova tra imprese e soggetti culturali, eccetera…
Noi speriamo sia tutto vero. E lo diciamo senza, credeteci, un solo briciolo di critica. Speriamo sia vero e che questo progetto possa dare una scossa a tutto l’ambiente e un giro di vite che è oltremodo necessario. Vicenza è una città che non ha mai fatto abbastanza rete. Vicenza è una città in cui il rapporto tra imprese ed operatori culturali non è mai stato sufficientemente gestito e diretto. Vicenza è una città in cui spesso non c’è stato un pubblico consapevole e numericamente partecipe. Vicenza è una città che non ha davvero sfruttato il potenziale turistico a sufficienza. Speriamo che la candidatura, e questo lavoro immane, possa vincere le lacune del passato. Quindi forza Vicenza! Perché se questo progetto dovesse davvero portare quanto oggi è stato illustrato, staremmo parlando di un’altra città.