Lo si denigra, si nega di seguirlo, si organizzano serate di ascolto solo per commentare lo sdegno pubblicamente e per farne manifesto del paese allo sbando. Sanremo va bene per tutte le situazioni, per chi lo attende come il Natale pagano e per chi si vergogna di essere italiano, un italiano vero. Eppure da lì son passati tutti ed è passata la storia del paese, non solo quello canzonettaro. Modugno che allarga le braccia mentre urla la sua “Volare” è storicizzato ormai come momento di svolta dalla realtà post bellica a quella del boom. Celentano che gira le spalle al pubblico nell’attacco di “24 mila baci” è l’inizio della rivoluzione dei costumi. E Bobby Solo con l’eyeliner? Altro che Achille Lauro. E la Cinquetti che non aveva l’età e non ce l’aveva davvero? Fino al caso Tenco, drammatico esempio di come l’Italia insabbi i drammi per tenersi buono il clima democratico. Se non è lo specchio dello stivale poco ci manca. E non è nemmeno vero che la musica importante non ci sia mai passata. Certo, dei Jalisse potevamo fare senza e per decenni la passerella dell’Ariston ha visto improbabili interpreti come il Principe Emanuele Filiberto, Marisa Laurito, Gigi Sabani oppure scenette da dimenticare come il finto suicida salvato dal Pippo nazionale o il sipario tra l’imbarazzato e l’alterato tra Morgan e Bugo. Poco male, fa tutto parte dello stesso circo. Ed è comunque una kermesse che, ad essere obiettivi, negli ultimi anni è salita di qualità. Se è pur vero che i grandi cantautori non ci son mai andati, se non come ospiti, è altrettanto evidente come persino l’indie rock nostrano abbia cambiato radicalmente atteggiamento verso il festival. Afterhours, Subsonica, Marlene Kuntz, Marta Sui Tubi, Extraliscio, e molti altri sono andati a Sanremo. Perché portare l’underground dentro al calderone massimo dell’overground è farlo arrivare ad un pubblico nuovo e, in sostanza, provare davvero a cambiare le cose. Il festival come luogo di rivoluzione social/musicale. E una piccola rivoluzione è quella che sta muovendo da Vicenza. L’anno scorso ci furono ben due vicentine protagoniste assolute della manifestazione: Madame e Francesca Michielin. Quest’anno tocca a Sangiovanni. A cui facciamo i nostri complimenti e per cui ovviamente tiferemo. Questo ci consente di ricordare tutti gli artisti vicentini che son finiti su quel palco, per renderci conto alla fine che c’è stata molta Vicenza al festival dei fiori.
Tutto ebbe inizio con Flo Sandon’s. In origine Mammola Sandon, nata a Vicenza nel ‘24, divenne famosissima come doppiatrice della Mangano, perché, in quanto tale, prestava la sua voce anche alle canzoni “El Negro Zumbon” (oggi impensabile) e soprattutto “Non Dimenticar” che fu un trionfo tale da essere poi ripresa anche da Nat King Cole. La Sandon sposò l’allora divo del bel canto Natalino Otto e si presentò a Sanremo nel ‘53 in coppia con Carla Boni con “Viale D’Autunno”, vincendo davanti alla favoritissima Nilla Pizzi.
Di Nicoletta Bauce probabilmente si ricordano in pochi. Nata a Valdagno nel ‘54, arrivò, dopo diversi concorsi in Regione, a frequentare la crema del cantautorato anni ‘70 per poi approdare al festival nel ‘79 con un brano scritto anche da Roberto Colombo. Oggi insegna alle scuole medie.
Gianni Ferrio invece partecipò molte volte come Direttore d’orchestra, l’ultima nel 2007. Suoi gli arrangiamenti di alcuni classici della canzone come “Non Gioco Più” o “Piccolissima Serenata”.
Di Valdagno come la Bauce, è Umberto Marzotto, che fece molto parlare per la sua partecipazione nel 1987 con “Conta chi canta” che aveva un testo che neanche Claudio Cecchetto: “Conta chi canta e pure un conte vuol cantare, e se non conti, canta per contare”. Robe da matti.
Della maladense Delia Gualtiero qualcuno magari ha memoria ancora. Prese parte al festival nel ‘72 e per qualche anno rimase sulla breccia tra i vari dischi per l’estate e festivalbar. Poi sposò il Pooh veneto Red Canzian e si ritirò dalle scene. Da notare che la loro figlia, Chiara, è anch’essa cantante ed è finita sullo stesso palco dei genitori nel 2009.
Vicenza ha pure portato il rock a Sanremo. Fu il caso dei Sinergia, band di Alan Bedin e di Matteo Bussi (tra i molti) che addirittura vinsero Sanremo Rock nel 2000.
Negli ultimi anni la qualità delle proposte provenienti da qui si è spostata verso lidi più raffinati. Ha iniziato Patrizia Laquidara nel 2003, splendida interprete di “Lividi e Fiori” che vinse ben due premi della critica nella sezione giovani.
Nel 2007 c’erano Patrizio Baù e Stefano Centomo, entrambi tra le nuove proposte, con Centomo che arriverà secondo. E sempre alla piazza d’onore arrivò Irene Ghiotto (nessuna parentela) nel 2012. Quattro anni dopo fu la volta di Leiner, fresco reduce di X Factor.
E arriviamo ai giorni nostri e a Francesca Michielin e Madame. Due ragazze che sono diventate super star anche grazie all’Ariston. E ora Sangio che, da Grumolo delle Abadesse, finirà a cantare per 12 o 15 milioni di persone in diretta. Sono sempre e solo canzonette, ma anche no.