“Nella vita, amore, esistono le categorie” sembra abbia detto Kant, ma nulla è più labile dei confini che si vogliono definire quando si cerca di incasellare qualcosa che ci ispira, che ci scuote dentro e che ci emoziona, nella categoria “arte”.
E allora rientra tutto nell’arte? La Lucy dei Peanuts spesso apostrofava il fratello Linus con la domanda “ma è arte?” e questa domanda ultimamente si pone in modo sempre più pressante, almeno a chi ha bisogno di fare ordine nei suoi pensieri. Nella cosiddetta “società liquida” tutti esprimono la propria opinione su tutto, argomenti scientifici in primis, figuriamoci su temi che riguardano emozioni e sentimenti, figuriamoci quando si cerca di definire o di spiegare perché qualcosa appartiene alla categoria delle cose belle o delle cose brutte.
L’arte di certo non è intrattenimento, o forse sarebbe più prudente dire che non è solo intrattenimento. Qualcuno potrebbe dire che basterebbe la performance del 1974 di Marina Abramović a Napoli sulla predisposizione dell’essere umano alla violenza per definire l’arte, ma non è così. Non è così perché quando ascoltiamo “Albachiara” di Vasco Rossi qualcuno parla di musica “leggera”, non è così perché fra chi commenta la serie netflix di Zerocalcare “Strappare lungo i bordi” sentiamo parlare di introspezione psicologica.
Quando qualcosa è arte e quando invece è semplice intrattenimento? I più infimi conduttori televisivi si definiscono artisti, mentre l’anno scorso appartenevano a una sottocategoria del giornalismo trash. Alcuni dei più raffinati creatori di bellezza si definiscono artigiani e non artisti. È la modestia che definisce l’artista? O la mancanza di modestia??Conosciamo per confronto, diceva Bateson, ma quando è arte? La sinfonia n.9 di Beethoven appartiene alla stessa categoria di “The Wall” dei Pink Floyd? Arte si definisce ciò che “tocca” molte persone o ciò che tocca gli spiriti più elevati?
Chiunque discute da mesi su temi scientifici che trovano conferma solo in definizioni empiriche: si sa solo dopo mesi se quel virologo diceva cose sensate o se aveva ragione il fruttivendolo dietro l’angolo.
Forse dipende dal fatto che , anche giustamente, siamo molto più concentrati sul fatto che la vita ci sia, molto meno sul fatto che la vita sia bella. Certo si dovrebbe definire cosa si intende con vita bella, che è molto diverso da bella vita. La performance della Abramović non era bella: è qualcosa che rende le persone che ancora ne parlano capaci di apprezzare una vita bella con maggiore profondità. Quindi vita bella non è un concetto estetico.
Un indicatore di quanto sia bella una vita in una determinata società viene definita anche da ciò che quella società definisce arte. E non possiamo lasciare questa definizione al consenso dei dati auditel, dobbiamo preoccuparci che la bellezza sia vera bellezza, in tutte le sue sfaccettature.
Dobbiamo preoccuparci di definire l’arte perché nell’arte si ritrovano le cose belle e “la bellezza” come diceva il principe Miškin, nell’Idiota di Dostoevskij, “salverà il mondo”.
