Claudia Pavone. Eroina di Verdi nel mondo.

Claudia è una di quelle eccellenze assolute vicentine che per diversi motivi la città conosce poco. Eppure Claudia Pavone è acclamata in Italia e all’estero come una delle migliori e più importanti soprano in circolazione. Nata a Stoccarda di origini siciliane, è vicentina di adozione e qui vive da sempre. Fu quella dei “Pueri Cantores” la sua prima scuola, dove la sua cristallina voce ancora bianca la fece imporre all’attenzione degli insegnanti. Un amore, quello di Claudia per la musica, nato quand’era giovanissima, nella sua casa in un palazzo di Corso San Felice in cui abitava anche una signora che aveva in salone qualcosa di magico: un pianoforte. Certi amori ti entrano sotto pelle e poi non ti lasciano mai. Il desiderio di possedere quel piano ha portato Claudia a studiare e poi studiare ancora ogni giorno. Dopo i “Pueri” arrivò il Conservatorio Pedrollo e quindi il diploma al Conservatorio Agostino Steffani di Castelfranco Veneto. Oggi è una donna che ancora vive il suo lavoro con la stessa identica passione di quella bambina e la sua carriera intanto cresce sempre di più.

Quando hai fatto il grande salto? Com’è partito il percorso che ti ha portato fino a qui?

Tutto è iniziato lentamente. Mi sono fatta conoscere partecipando a concorsi lirici internazionali che selezionavo in base alla giuria, e quindi cercavo giurie che potessero avere o degli agenti o dei direttori artisitici al proprio interno, insomma gente influente. Così mi capitò di fare un’audizione al Teatro Sociale di Rovigo. L’opera era “Il Campiello” di Wolf-Ferrari, prodotta dal Teatro Sociale e dalla Fenice. Io ero Gasparina e mi presero subito! Poco dopo ebbi l’immenso onore di partecipare a delle audizioni private col Maestro Muti e successivamente con Nicoletta Mantovani, moglie di Luciano Pavarotti. Tutto questo solo perché avevo seminato bene in tutti i concorsi a cui avevo partecipato: avevo sempre o vinto o salita sul podio.

Un percorso quindi che esula dall’essere vicentina. CI si chiede spesso come fare a raggiungere certi obiettivi partendo dalla provincia ma sembra che il tuo caso spieghi bene che con talento e dedizione non è un ostacolo vivere lontano dalle metropoli.

Vicenza è una città particolare. Nel mondo dell’opera è poco attiva e per lo più qui ci sono sbocchi se ti occupi di barocco, cosa che io non faccio. Mi sentivo come emarginata tecnicamente anche perché il teatro nuovo non ha un’acustica che consenta di ospitare grandi opere e quindi non ho mai avuto modo di affermarmi qui se non in un “Viva Verdi” col Maestro Giuliano Fracasso con cui ho fatto qualche concerto di musica sacra che poi è la musica con cui sono nata. Bach e Haendel  mi accompagnano da quando ero piccola e faccio sempre volentieri concerti di musica sacra. Alla fine perciò posso dire che a Vicenza ho tenuto qualche concerto all’Olimpico e poco altro. Il mio teatro principale è la Fenice e Venezia è la città che mi ha accolto.

Sei a Vicenza da quando avevi 4 anni ma ormai sei a tutti gli effetti un’artista del mondo.

Assolutamente si. Adoro il fatto di potermi muovere e viaggiare con la musica e con la mia voce. La musica mi rende una persona migliore, più forte e più sicura e non mi spaventa essere da sola a Shangai o Sydney e star lontana da casa anche parecchi mesi, perché finché c’è la musica io sto sempre bene e non mi manca nient’altro.

Com’è il tuo rapporto con le figure femminili dell’opera? Penso ad esempio a quanto accaduto un paio d’anni fa al Maggio Fiorentino, quando fu edulcorato il finale della “Carmen” per non far morire la protagonista nel nome di questa esagerazione del politicamente corretto.

Non penso mai al politicamente corretto. Non ho paura dell’uomo o della trama e credo stia solo all’intelligenza capire chi è la donna davvero. Noi dobbiamo essere forti e decise e far capire il nostro valore. Io faccio Violetta che è una prostituta di alto bordo ma non mi sento a disagio e non mi vergogno affatto. Io divento Violetta e non sono più Claudia. Mi piace molto giocare su questa cosa perché chi mi conosce sa che sono timida ed introversa (anche se ci sto lavorando) e sono una persona solitaria. Anche da piccola non giocavo con le altre bambine ma cantavo e avevo la musica come compagnia. Se non avessi fatto la cantante avrei fatto la pittrice. Non mi spaventa il palco. Sta in chi vede avere l’intelligenza di comprendere. Non bisogna mai fraintendere il personaggio con la persona.

Qual’è il tuo autore del cuore? Suppongo Verdi.

Sicuramente Verdi perché la “Traviata” è la MIA opera e Violetta è il MIO personaggio. Sogno un giorno di poter fare “La Forza del Destino” che ho visto alla Royal Opera House piangendo dall’inizio alla fine. Amo molto anche l’orchestrazione di Puccini e il modo in cui riesce ad entrare nell’animo di chi ascolta. Mi piacciono anche gli francesi e ho una grande passione per la musica da camera.

L’opera è ancora attuale? Parla ancora alle generazioni contemporanee?

L’opera è attuale perché parla di problemi attuali come l’amore, la sofferenza e la guerra. Parla di tradimenti, di passioni, di tematiche che non hanno tempo. Non è una cosa da vecchi. Molti giovani fanno questo lavoro e quando io invito i miei amici a seguirmi vedo che dopo aver visto l’opera si appassionano. Servirebbe però una guida all’ascolto perché, se guidate, ci sarebbero molte più persone all’opera. Il problema sta nella comunicazione.

Dove ti porta l’immediato futuro?

Intanto a Lucca con due recite di “Traviata”. Poi concerti a Dicembre e poi Las Palmas, Valladolid e Tolosa, sempre come Violetta. Poi al San Carlo questa volta con “Rigoletto”. Sono le mie due opere, ne conosco molte altre ma faccio soprattutto queste due. Il mio punto di forza è la conoscenza, sono molto curiosa, non mi limito alle note ma amo addentrarmi nel periodo storico, in quello che sarebbe dovuta essere la storia e magari la censura ha finito col cambiarla limato (vedi appunto la Traviata che è stata addolcita molto). Inoltre attingo molto al mio privato e a quello che mi circonda per rendere più attuale e vivo il personaggio. Quando Violetta consola Alfredo e gli dice di sposare una giovane vergine che lo amerà come lei ha amato lui, io torno sempre a quando è mancato il mio specialissimo zio perché lui consolava noi col sorriso e teneva tutti per mano e non faceva altro che tranquillizzarmi.

Aprile 2024

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