LA GIORNATA
Ad aprire la giornata il film di Peter Marcias su Nilde Iotti. Immagini di repertorio e commenti di molti compagni di viaggio e la parola compagni per una volta ha senso. La voce della Iotti è di Paola Cortellesi.
“Gli Anni Amari” di Andrea Adriatico, racconta la vicenda di Mario Mieli, attivista omossessuale morto suicida nel 1983.
Alessia Bottone è la regista di “La Napoli di mio padre”, docufilm che fa rivivere una Napoli passata attraverso gli occhi del padre Giuseppe, con un parallelo alle vicende dei migranti che soffrono le stesse sofferenze dei napoletani emigranti di un tempo.
IL FILM DELLA SERA
Elisabetta Sgarbi è un vulcano. A colpire di lei non è solo l’intelligenza, che non è mai poi chiaro sia un valore o meno, ma la capacità di azione e di incisività. Riesce con un’abilità estrema a capire cosa fare e come farlo. Individua il soggetto, lo capisce nel profondo, ne sfrutta fino in fondo le possibilità, e rimane integra artisticamente. Datele un incarico politico e farà faville. Da sola, confuta Barbero, che rimane Santo subito comunque e la chiudiamo qui.
La faccenda è che la Sgarbi due anni fa si innamora degli Extraliscio. Un colpo di fulmine dovuto a diversi fattori. Innanzitutto gli vengono consigliati caldamente da un amico di cui si fida in toto: Ermanno Cavazzoni. L’autore del “Poema dei Lunatici” si era infatuato perdutamente della folle banda, tanto da imporla alla Sgarbi per una sua partecipazione alla “milanesiana”. E Cavazzoni è il Virgilio che ci accompagna dentro alla storia semi surreale di questi avanzi di balera. Il tocco felliniano è evidente ma l’amarcord per gli anni d’oro del liscio non trova quasi mai spazio. La tesi è quella di mostrare l’essenza dell’identità Extraliscio. Mirco e Moreno sembrano due marziani in salsa squacquerona che agiscono in modo situazionista deflagrando ogni preconcetto di genere sul folk romagnolo. Lo stesso paesaggio è trasfigurato e mostrato solo avvolto da una onnipresente nebbia (altro rimando chiaro a Fellini). Così, lo stesso, tutto trasuda cultura regionale, ma miracolosamente senza nessunissima posa da cartolina. La retorica d’altronde non appartiene ad Elisabetta, che alla fine fa un film modernissimo, divertente e incredibilmente esportabile. Una via futuristica al liscio.
LA MUSICA
Per chi li ha visti dal vivo non c’è gran mistero svelato, ma inserirsi dentro alle trame più intime del loro modo di suonare e stare assieme è comunque avvincente e sorprendente. Mirco Mariani ne esce come trionfatore. Lui è una delle figure più gioiose e belle della musica italiana. Ricercatore, collezionista di strumenti atipici, collaboratore di alcune tra le figure più importanti della musica colta mondiale, vedi anche solo Marc Ribot, Mitchell Froom e Stefano Bollani, con anni di esperienza nel free jazz e nell’improvvisata. Lui è il disturbatore, l’anima, la fisicità, il post-moderno e lo spirito folle proto dadaista. Ascoltate il suo album solista a nome Fwora Jorgensen: una collezione splendida di brani con una forma canzone senza tempo. Ti vien voglia di farci una serata assieme, dopo aver visto il film. E in ogni caso gli Extraliscio suonano MOLTO meglio live che non in studio e in questo film si sentono davvero sporchi e punk come non si può minimamente capire ascoltando i dischi ufficiali. Si sente in maniera potente come siano un improbabile incrocio tra i CCCP, Bregovich e il Tom Waits di “Swordfishtrombones”. Motivo in più per guardare questo gioiello di iconoclastia dalla riviera.
