Venerdì 12 novembre l’Associazione Sintesi propone un convegno sulla scuola. Uno come tanti? Mi sembra proprio di no. Al contrario, questo incontro, quasi più un seminario che un convegno, intende aprire un confronto su nuove proposte formative che sappiano coinvolgere scuola e territorio, insegnanti e genitori, esperienza ed innovazione. C’è la voglia, ambiziosa e intrigante, quasi celata ma in realtà ben evidente, di rilanciare la scuola e spingerla verso avventure nuove e coinvolgenti di apprendimento e di educazione, di conoscenza e di crescita. La pandemia ha costretto la scuola a cercare forme e mezzi diversi per superare il momento lungo di difficoltà. Gli sforzi sono stati enormi, sia da parte delle famiglie che da parte del corpo docente. I risultati sono stati spesso non commisurati alle fatiche di tutti. Così, come dopo ogni crisi, è esplosa la voglia in alcuni di ripensare la scuola per ripartire con rinnovato entusiasmo. Non per tutti è così, lo sappiamo. Ma le iniziative come questo convegno sono sostenute dall’ottimismo e dalla voglia di cambiare per crescere e migliorarsi. Cerchiamo quindi di capire meglio il senso del convegno e se il rinascimento della scuola può partire anche da Vicenza. Con Francesca Carli, già docente con esperienze dirigenziali, adesso formatrice, ideatrice e animatrice con i suoi colleghi di Sintesi del convegno, scambiamo alcune riflessioni per comprendere meglio la portata delle loro proposte.
Un appuntamento importante, strutturato e denso. A chi si rivolge?
L’incontro si rivolge ad insegnanti, dirigenti scolastici, amministratori, esponenti del mondo dell’impresa e della cultura interessati ad approfondire la conoscenza dei Patti educativi di comunità: uno strumento utile alla costruzione di progetti virtuosi sul territorio di Vicenza. La prospettiva è quella di educazione diffusa e condivisa, in cui la scuola mantiene la sua centralità ma al contempo la città si fa scuola con un importante impegno di condivisione di nuovi spazi urbani e del suo patrimonio culturale, del terzo settore, del privato sociale e degli spazi di comunità.
La scuola oggi è motivata, coinvolgibile e sufficientemente aperta a novità?
La scuola oggi sta attraversando un momento molto complicato e faticoso: le regole organizzative dettate dalla prevenzione al Covid 19 impongono tuttora una modalità di fare scuola che non può essere ancora definita la normalità; dopo l’esperienza del lockdown e di conseguenza della pratica della DAD e DDI, il mondo scuola si è trovato innanzi il bisogno forte di una riflessione collettiva, una sorta di graduale riprogettazione. E dunque sì, credo che si senta forte il bisogno di lavorare sulle competenze disciplinari, relazionali, trasversali usando linguaggi anche diversi, come vedremo durante il Convegno. La pandemia ha insegnato a tutti noi anche un concetto rinnovato e più completo di salute, intesa come capacità di trovare un armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico. Di qui l’importanza di dare spazio alla musica, allo sport, all’arte, alla sperimentazione di esperienze in contesti partecipativi, perché l’educazione alla salute richiede attenzione al corpo, alla vita collettiva, ai rapporti di gruppo.
I Patti educativi: in tre parole di che progetto si tratta?
Direi che le tre parole chiave potrebbero essere: coinvolgimento, opportunità, moltiplicatore.
Coinvolgimento, perché il focus che emerge è quello di una scuola al centro della comunità, capace di dialogare con il territorio, capace di interpretarne le nuove esigenze e capace di rinnovarsi dal punto di vista pedagogico ed architettonico. Opportunità perché dalla collaborazione e dalla condivisione scaturisce l’attivazione di circuiti virtuosi di apprendimento e di esperienze innovative tra la scuola e il territorio, a supporto della motivazione dell’apprendimento, della valorizzazione degli interessi, delle passioni individuali e dei talenti personali, così come del potenziamento delle cosiddette non cognitive skills, come la stabilità emotiva, l’apertura mentale, la coscienziosità.
A scuola si entra bambini. Certo. Oggi si esce grandi o anche cittadini?
La scuola è una palestra di cittadinanza, per i contenuti che vengono trasmessi ma anche e soprattutto per le modalità partecipative che la scuola innesca: dal confronto con i pari e i docenti si alimenta l’apporto delle diverse idee e quella spinta vitale alla riflessione, alla conoscenza di sé e della complessità della realtà, alla scoperta degli ideali, quelli che i giovani cittadini ameranno tutta la vita.
Quale il ruolo dei genitori, sempre più preoccupati ma sempre meno coinvolti
So che in questa mia affermazione non tutti si riconosceranno, ma sono convinta che il ruolo dei genitori nella scuola sia molto importante ed anzi mi spiace leggere le affermazioni perentorie di chi vorrebbe i genitori fuori dalla scuola. Certo, la partecipazione e la collaborazione non possono che essere impostate sul reciproco rispetto dei ruoli, ma se la scuola deve crescere come learning community, per usare le parole del ministro Patrizio Bianchi, come può eludere il principio della corresponsabilità educativa? E’ vitale riattivare il dialogo con i genitori, credere nella co-costruzione del percorso di crescita dei nostri giovani: insomma, non chiamiamo i genitori solo per tinteggiare le aule!
INFORMAZIONI SUL CONVEGNO FORMATIVO
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