Il terreno è scivoloso, ed il rischio di cadere nei tranelli della retorica è piuttosto alto. E poi, qualcuno dirà, cosa c’entra la lap dance con un magazine culturale? Cerchiamo di andare con ordine e passo calmo. C’era una volta il night club, con i musicisti da piano bar, lo champagne nelle coppe, l’abito scuro obbligatorio, e un conto finale di tutto rispetto. Il night ha fatto la storia del costume e anche della musica italiana. Vi era, anche là, la presenza di “signorine” che ti accompagnavano per un drink, da non confondere con quelle che oggi sono chiamate escort, ed il tutto era vissuto con gran normalità. D’altronde erano gli anni del boom, le case chiuse un ricordo ancora freschissimo e la sensibilità popolare molto diversa dalla nostra. Erano tempi in cui anche andare a “professioniste”, per intere generazioni non rappresentava questione di onta e tantomeno di segretezza. Ma non confondiamo le carte: il night club non era e non è un bordello. Era, a suo modo, uno stile di vita, che vedeva protagonisti incalliti tiratardi, tombeur de femmes di provincia, musicisti spesso sublimi, molto cabaret, alcool a fiumi e abiti eleganti. Uno stile che negli anni è mutato; ora i night sono sempre meno, mentre sono saliti alla ribalta i loro parenti più prossimi, ovvero i locali detti da “lap dance”. E qui i discorsi cambiano un po’. Sono luoghi che hanno molto successo, frequentati dall’uomo comune, da chi ti vende il pane o ti serve ogni giorno il caffè e, è il caso di ribadirlo in maniera netta, non sono delle case del sesso. Per quelle basta andare oltre confine, non è un mistero che l’Austria sia meta di pellegrinaggi da diverso tempo. Torniamo a noi e cerchiamo di capire. Oltre agli uomini soli, a queste ragazze dell’est, a chi dilapida stipendio o pensione, alla malinconia che può venire se si pensa al ragazzo timido e bruttino che si innamora della ballerina, alle ore piccole, al concetto di “spettacolo” dei balletti sul palo, ai drink offerti alle ragazze, oltre a tutto questo, qualcosa ci sarà? O è tutto lì? Siamo lontanissimi da posizioni censorie di qualsiasi tipo e allo stesso tempo attenti a tutto ciò che è rispetto e diritto. Il corpo di una donna è sacro e inviolabile. Ma siamo qui per capire, non per giudicare. D’altronde la nostra è pur sempre la città del “Commissario Pepe”, quella Vicenza che Scola ha immortalato come viziosa e torbida, sotto al conformismo benpensante di facciata. Non ci rimane che sederci a fare due chiacchiere con i titolari dei due locali principi della vicenza lap: Il Kiss & Kiss e il Boys.
Walter Dalla Bona ha aperto il Kiss & Kiss nel 2002. La sua è una gestione famigliare, con la partecipazione attiva del figlio e della moglie. Persone di grande ospitalità, piene di inventiva e con un forte spirito imprenditoriale. Mi raccontano un po’ di cose. Non sono molti coloro i quali si avvicinano acriticamente e gli danno vetrina. Siamo contenti di essere tra quei pochi. Ci dicono innanzitutto di essere attentissimi alla qualità del servizio. Parliamo di un locale, il Kiss, che si dipana in 800 metri quadrati di spazio, dove tutto è curatissimo. Un impianto audio degno di una sala concerti, il meglio dei prodotti alcolici di alta gamma, tre sale per fumatori. Quel che preme davvero loro è il mantenere eleganza, leggerezza e un alto livello di accoglienza. In questi locali, ci dicono, puoi avere qualsiasi cocktail tu desideri, in un ambiente super controllato grazie alla presenza fissa della security, e da una selezione all’ingresso.
Esistono molte realtà nel mondo dei locali notturni e purtroppo alcuni di questi discreditano chi rispetta tutte le regole. Capita in ogni settore, figuriamoci in questo. Da Walter e da Gianni Quagliotto (titolare del Boys) il controllo di ogni piccolo aspetto è totale. Nei week end in particolare, la clientela aumenta: arrivano molte donne e coppie per bere semplicemente un drink o passarci l’intera serata, gestori di altri locali o baristi quando chiudono la loro attività e desiderano rilassarsi un po’ prima di andare a casa, e infine i clienti abituali, in un clima di completa distensione. I due locali, fin dalla loro apertura, sono sempre andati bene anche per questo: per la garanzia di qualità.
La pandemia ha ovviamente portato grandi difficoltà ma adesso si è tornati quasi a regime, con tutte le accortezze e le necessarie attenzioni dovute al virus, quindi green pass obbligatorio e igiene assoluta. Le ballerine, poi, sono le prime ad essere protette in tutto e per tutto. La security (le Pantere, nel caso del Kiss) è sempre pronta ad intervenire ma succede raramente perché parliamo di ragazze preparate e padrone della loro professionalità. Nel gergo, una ragazza che fa lap dance viene chiamata ‘lapperina’ il che fa sorridere. Non c’è spazio al Boys o al Kiss & Kiss per altro, tassativamente no. Anche per questo motivo la clientela femminile non si sente a disagio a passarci del tempo, e quella maschile non viene ‘assalita’ dalle ragazze. Clienti donne che non solo sono numerose ed in crescita ma che sempre più spesso capita chiedano di poter salire sul palco e offrire gratuiti ed inattesi spettacolini “fatti in casa”. Per il resto la clientela tipo varia da compagnie per addii al celibato, feste di compleanno (anche di donne), serate goliardiche o feste a tema, per esempio Halloween, Natale e Capodanno. Sono due locali molto, molto simili e tra loro giocoforza la concorrenza esiste, ma i due sono amici e ci tengono a difendersi l’un l’altro. In Italia, particolarmente nella provincia, bisogna combattere anche una questione culturale che ci pone in una posizione di arretratezza rispetto a paesi come gli Stati Uniti ad esempio, dove esiste una cultura della lap dance, in locali aperti anche di giorno, dove, se solo accenni a chiedere qualcosa che non sia il solo assistere ad un balletto, ti arrestano. Da noi vivono ancora pregiudizi, troppa confusione e molti locali che dietro a una facciata in regola, fanno un po’ quel che vogliono. La Lap Dance, come la Pole Dance, sono regolamentate a norma di legge, a tutela sia della ballerina che del cliente. Se un locale è serio, tutto resta nei limiti dello spettacolo. A voi il giudizio. Noi volevamo solo raccontare una realtà che da decenni è presente nel territorio, tanto che per un periodo (intorno ai primi anni del 2000) Vicenza e provincia erano in testa in Italia per numero di locali notturni. Inutile e sbagliato non approfondire o farsi idee preconcette. Le strade pullulano di degrado e prostituzione, in rete si trovano scorciatoie verso ogni desiderio, nella pagina degli annunci del giornale locale pure. Qualche distinguo nel mare magnum dell’intrattenimento notturno è quindi il caso di farlo. Gianni e Walter, comunque, aprono ogni sera i loro locali. Se volete andate a trovarli, poi ci saprete dire.
Tutte le foto per gentile concessione del Kiss & Kiss
P.S.
Ci si dovrebbe chiedere cosa significhi morale pubblica o scandalo. Questa è un’era in cui da una parte i confini sessuali sono sempre più labili e da un’altra c’è un moralismo crescente sottoforma di politicamente corretto. In materia di sesso è difficile se non impossibile vedere limiti che non siano quelli ovvi e sacrosanti della violenza e dell’abuso. In America la lap dance è una forma di spettacolo e la pole dance è di diritto nelle discipline ginniche. Il moralismo non ci si addice. Non che a Vicenza ce ne sia di più. Vicenza non è diversa da altre città in questo ma ha una storia di strisciante perbenismo. E i perbenisti non sono spesso persone per bene.