Vicenza Capitale della Cultura?

Dopo le vacanze torna prepotentemente d’attualità il tema “Vicenza capitale della cultura 2024” e
l’accettazione della candidatura ha ormai tempi stretti, parliamo di fine Ottobre.
Non vogliamo qui minimamente entrare in dinamiche politiche, ma senz’altro per un giornale
come il nostro, l’argomento è troppo importante per non sentirsi in dovere di affrontarlo.
Pensiamo che Vicenza sia non solo all’altezza dell’arduo compito ma che storicamente e
artisticamente lo meriti senza dubbio alcuno.
Allo stesso tempo riteniamo che adagiarsi sulle fortune vecchie di secoli in quanto “città del
Palladio” sia un limite ormai da superare per rendere la città moderna anche e soprattutto dal
punto di vista delle proposte culturali.
Ma andiamo per ordine.
Di cosa parliamo quando parliamo di cultura?
Cultura innanzitutto non significa interventi spot o mostre “evento”, cultura significa benessere
diffuso, crescita ed educazione, vero indotto e partecipazione.
Non può esserci progettazione culturale senza una forte idea di rete. Per questo motivo crediamo
che per lavorare ad una candidatura di tale importanza sia necessaria la presenza di tutti gli
operatori di settore, che devono essere informati e messi nella condizione di promuovere e
proporre contenuti e azioni concrete.
Inoltre la città va pensata sempre nel suo totale, evitando l’errore di concentrare le proposte al
solo centro storico.
Recenti esempi virtuosi che hanno portato all’assegnazione di capitale della cultura, mostrano
come soltanto una visione fortemente sinergica sia vincente. La cultura deve intersecarsi con
l’ambiente, con il sociale, con le scuole, entrare di fatto in ogni aspetto del quotidiano col fine di
formare un pensiero consapevole, un pubblico critico e soprattutto una mentalità sviluppata e
pro-attiva.
La cultura, intesa come identità ed espressione delle creatività insite in una comunità (in questo
caso la comunità della nostra città) è la base assoluta attraverso la quale mettere in moto le
risorse generali del territorio e ambire ad una vera innovazione.
Recenti sondaggi, che lasceranno pur sempre il tempo che trovano ma si basano anche su dati
fattuali, dicono che l’Italia sta scendendo ogni anno nella classifica dei paesi più “colti” del mondo.
In sostanza siamo sempre più ignoranti.
Lascio a voi il giudizio, il nostro è piuttosto chiaro.
Ebbene, senza un alto grado di partecipazione culturale, è pressoché impossibile
attendersi forti capacità di spinta e di innovazione, e quindi anche prosperità economiche
derivanti da investimenti che difficilmente raggiungono terreni non fertili.
Bisogna quindi tenere sempre a mente che il rapporto tra cultura e sviluppo è inscindibile e
decisivo.
E parliamo di sviluppo economico ma anche di qualità della vita e di condivisione.
In questo Vicenza è sempre stata arrancante, e la parola condivisione è stata detta e ridetta in
tavoli e dibattiti rimanendo poi mera propaganda.
Se non si fa rete non si fa cultura in città, questo va scolpito sulla pietra, come comandamento.
E se questa esperienza, chiamiamolo pure tentativo, non ne prende atto, non vedo possibilità
alcuna di riuscita.

Ma proviamo a rimanere ottimisti, perché, ripeto, Vicenza ha tutte, ma davvero tutte, le carte in
regola per sperare.
Servirebbe però un progetto che si cali realmente sulle risorse del territorio e rigeneri la città.
Un progetto che per una volta sia lontano dall’idea di cultura che si misura solo nella fruizione di
un patrimonio ereditato dalla storia e che premia un ristretto gruppo di attività economiche,
secondo un vecchio modello di turismo delle città d’arte.
Nel nostro piccolissimo siamo pronti a dare il nostro contributo e una cosa è certa: facciamo il tifo
per Vicenza e speriamo con tutto il cuore che l’amministrazione trovi il modo di far valere le
proposte che siamo certi siano già sul tavolo.
ViCult è pronto a stappare bottiglie nel caso arrivassero buone notizie e pronto ad essere partner
di un’avventura che ha il senso dell’impresa.

La Biennale e Israele

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